È troppo enorme ciò che sta accadendo a Gaza. Il genocidio dei palestinesi procede, il mondo guarda, Israele va avanti. Quelle notizie e quelle immagini, ormai, hanno colpito praticamente chiunque. Gli artisti si muoveranno e hanno già mandato delle lettere alla Mostra del cinema di Venezia chiedendo il ritiro dell’invito a Gal Gadot e Gerald Butler. Anche la televisione e suoi personaggi, però, non sono più indifferenti. Marco Santin della Gialappa’s Band (i Best of sono in onda su Tv8 ogni lunedì alle 21:30) durante il suo intervento del primo agosto al festival Cabaret Amore Mio! di Grottammare si è espresso sulla questione: “Questo non può essere un argomento divisivo, perché di fronte a una roba di questo tipo, non ci possono essere fazioni, non sono squadre di calcio. È il massacro di un popolo e il massacro di bambini. Non ci può essere divisione, bisogna dire basta”, ha detto Santini, che poi ha proseguito: “Non è vero che non si può fare niente. Possiamo donare alle associazioni che ci sono sul territorio, molte sono vere e cercano di fare delle cose”.
“Possiamo ogni giorno protestare sui social. Solo così, qualche governo potrà vedere malcontento popolare e prendere qualche decisione diversa. Non è il caso dell’Italia perché quella (la presidente Giorgia Meloni, ndr) ha il paraocchi e non succederebbe niente. Facciamo sentire la nostra voce, se non altro per non essere ricordati nei libri di storia, fra 40 anni, come gli imbecilli che non hanno fatto niente mentre c’era il massacro di un popolo. Io da quattro mesi e mezzo, sui miei social pubblico solo robe su Gaza. Almeno non potrò sentire gente che dice di non aver saputo”, ha concluso il comico. Infine, ha definito “caz*ate Hamas e il 7 ottobre”. In quel momento qualcuno dal pubblico si è fatto sentire: “Ma che ca*zo dici? Oh scemo, cosa dici che il 7 ottobre e Hamas sono caz*ate”. A sua volta Santini ha replicato: “Pensi che sia partito tutto dal 7 ottobre? È dal 1946 che il popolo palestinese viene massacrato, vai a studiare invece di insultare la gente”. La strage in Palestina non lascia più indifferente nessuno, né gli artisti né gli spettatori in platea. E la distanza tra il palco e il pubblico, quando si tratta di Gaza, si riduce.

