Un premio Nobel scende in campo per la pasta cotta col gas spento, Giorgio Parisi. Bene, penso, uno spreco in meno. Poi penso che io la pasta la mangio, se è tanto, una volta alla settimana, e concludo che il gas risparmiato per quei dieci minuti scarsi alla settimana, a me la pasta piace particolarmente al dente, non credo mi salverà da una imminente catastrofe economica, né salverà il pianeta dal surriscaldamento. Però mi dico anche che se tutti facessero distinguo poi le cose andrebbero davvero a carte quarantotto, e come il tipo della famosa gag di Checco Zalone, spengo il gas quando la pasta bolle, mettendo la pasta a cuocere.
Il fatto è che ci siamo abituati a non ragionare più in termini di società, concentrando la nostra attenzione solo su noi stessi. E ci siamo abituati così anche con una certa rabbia, perché ci sentiamo traditi da una società, in questo caso chi la società la guida, al punto dal voler in qualche modo rifarci sugli altri, o quantomeno di non sentirci in dover di rispettare regole che riteniamo ingiuste, che per altro neanche gli stessi legislatori rispettano. Un atteggiamento atavico, credo, che pratichiamo nella nostra quotidianità anche senza rendercene conto, quando lasciamo giusto per un minuto la macchina in doppia fila, quando non facciamo la fila, quando ricorriamo a una certa conoscenza per risolvere un problema che richiederebbe quella che per noi è una inutile perdita di tempo.
Lo scrivo, ipocritamente, ben sapendo di essere esattamente nella scia di chi pratica questo modo di fare, spesso lamentandosi quando poi il praticare la medesima modalità intralcia il mio cammino, dovreste vedere come protesto quando qualcuno mi impedisce di uscire da un parcheggio perché mi ha bloccato la macchina parcheggiando la sua in doppia fila, mentre nella mente mi balena l’ovvio pensiero che la prossima volta farò così anche io, onde evitare poi incresciose attese.
Quindi ok, so che per almeno un mesetto spegnerò il gas al momento di calare la pasta in pentola. E so che non andrò oltre perché so bene che tra un mesetto ci saranno altre priorità, sapessi dire ora quale sarei uno che gioca in borsa, e non sia mai che io lasci diventare routinario un atteggiamento così poco consono all’essere uno che si mangia sì la pasta una sola volta la settimana, per tristi questioni di dieta, ma quando se la mangia se la mangia fatta come si deve.
Resta la domanda, non fondamentale ma lecita, sul perché Parisi, appunto un premio Nobel, abbia sentito la necessità di dire la sua sulla pasta e l’acqua che bolle. Certo, la pasta è il piatto forte della nostra cucina, non tutti sono a stecchetto come me e la somma dei minuti di gas moltiplicati per i fornelli di tutta Italia può forse fare qualcosa per i nostri problemi, ma ho paura che non sia certo la parola di un Nobel a convincere Tizio o Caio a spegnere quel gas, quanto piuttosto il contrario. No, intendiamoci, non penso che Tizio o Caio, leggendo dell’invito di Parisi a chiudere del gas intendano accenderne altri, inutilizzati, esattamente per quell’avversione diventata ormai endemica verso le istituzioni, ma credo che il fatto che un premio Nobel disserti di paste e di fornelli non faccia che contribuire all’ulteriore abbassamento della considerazione che l’uomo comune ha di chi ha dedicato la propria vita allo studio, salvo poi finire a parlare di pasta al dente sui social.
Ci hanno già pensato i virologi in questi due ultimi anni e mezzo, prima a parlare di scienza coi modi poco scientifici della televisione, infine a parlare di qualsiasi argomento, con la medesima cura, dimostrando che in fondo se la destra vincerà le elezioni non è solo perché la sinistra, sempre che esista, si è mossa male, ma perché il qualunquismo è la nostra cifra più evidente. Per non dire degli Zichici e affini che si sono lasciati da tempo andare a loro visioni un filo fuori registro dello stato dell’arte, in qualche modo invitando Fragolina08 a ergersi a esperto di qualsiasi argomento, l’uno vale uno passato dall’essere uno slogan azzeccato all’essere una condanna a sprofondare nell’abisso.
So bene che messa giù così sembrerebbe quasi che io ambisca a vivere in un mondo diviso e divisivo, nel quale uno scienziato si occupa solo di scienza rivolgendosi a chi si occupa di scienza, e dove, per conseguenza, chi si occupa, che so?, di far bollire la pasta, parla di tempi di cottura senza includere nel discorso anche scienziati e premi Nobel; sembrerebbe così perché, in effetti, le cose non stanno poi così lontane da quei lidi, ma credo davvero che in un periodo di antilluminsmo come questo una certa cautela nella divulgazione a uso degli analfabeti funzionali del sapere scientifico sarebbe utile, se non necessario, tanto per non illudere gli analfabeti funzionali di cui sopra che un tutorial su come accendere il fuoco sotto la pentola del gas visto di sfuggita su YouTube li autorizzi poi a parlare con cognizione di causa di centrali nucleari e rigassificatori.
So che scrivere tutto questo con i resti mortali di colui che più di ogni altro, e anche per primo, ha portato il sapere scientifico dentro tutte le nostre case potrebbe sembrare un voler indicare al feretro di Piero Angela come al contenitore di chi a suo tempo accese questa macchina infernale, non è così e non è mia natura polemizzare con chi non potrebbe anche volendo scatenarmi contro il proprio fanclub, ma a meno che non siate quanti, viste le cinque stagioni de La casa di carta, al momento stanno rintanato dentro la Zecca di stato con il volto coperto da una maschera di Mario Schifano, direi che ipotizzare che guardare qualcosa dentro la televisione o in rete e pensarsi automaticamente esperti della qualunque non è atteggiamento di cui andare poi troppo fieri. Piero, non era forse il caso di occuparti più di jazz e meno di particelle subatomiche, mi chiedo?
Tutto questo per dire che no, mi spiace, oggi manderò a cagare la dieta e mi sparerò un piatto di pasta fuori dal mio programma alimentare, programma alimentare che si basa sul mangiare cibi sgradevoli così da non abbondarne, ovviamente tenendo accesa la fiamma finché il timer non mi dirà che è il momento di scolarla. Non prendetevela con me, ma con Parisi: è sua la colpa.