A forza di guardare a destra gli estremisti finiscono per guardare a sinistra. E viceversa. Il fenomeno viene scientificamente definitivo “rossobrunismo”, una strana accozzaglia di destra e sinistra sociale, che tiene insieme il Mussolini buono e il Gramsci conservatore, il Marx anticapitalista e la destra antimoderna, il terzomondismo cospirazionista e anti-Nato e il piano Kalergi. A ratificare l’esistenza di questo fenomeno, che ha anche i suoi autorevoli teorici, da Costanzo Preve a Diego Fusaro, il Forum dell’indipendenza italiana, l’invenzione pacifista che all’appuntamento fondativo a novembre del 2023 organizzò un panel-insalata russa, visto che il grosso degli ospiti era contro la difesa ucraina nella guerra di invasione di Putin. C’erano Gianni Alemanno, Moni Ovadia (ritiratosi dopo le polemiche), Elena Basile (anche lei ritiratasi), Marco Rizzo, Francesco Borgonovo. Ora si ripete, non più a Roma ma a Orvieto, come a luglio del 2023, e il panel di ospiti diventa transnazionale, perché l’indipendenza italiana deve e può partire anche dal Rassemblement National (Rn) e dall’ Alternative für Deutschland (Afd). Sabato 27 luglio, nella seconda giornata di incontri, alla tavola rotonda sullo “spettro del sovranismo” (felice richiamo allo spettro del comunismo di cui parlava Marx) parteciperanno infatti degli esponenti dei due partiti. Matthias Moosdorf dell’Afd, il primo degli ospiti, non ha un grande curriculum politico. Violinista classico, è sceso in politica come populista di destra e in questi mesi ha sostenuto l’Rn durante le elezioni francesi. Forse il particolare più degno di nota è di tutt’altra caratura: nel 2015, Moosdorf faceva parte del Quartetto di Lipsia quando il suo collega Stefan Arzberger, primo violino del gruppo, venne accusato di tentato omicidio in un hotel dove era stato visto, completamente nudo e fuori di sé, dopo aver tentato di strangolare una donna di sessantaquattro anni. La versione di Arzberger era leggermente diversa: quella notta stava scappando nudo per l’hotel dopo che una prostituta transessuale aveva riempito il suo bicchiere di droga dello stupro. Come che sia ci piace ricorda Moosdorf per essere finito, involontariamente, in questa storia.
Chiaramente il Forum per l’indipendenza vuole virare a destra di Giorgia Meloni, tanto che già a luglio scorso Alemanno aveva promesso la fondazione del movimento se Meloni non li avesse considerati. Anche se è difficile credere che volessero essere presi in considerazione a luglio a Orvieto, con quarantacinque gradi all’ombra della cattedrale. Tutto sa di provinciale impeto che non cede alla rassegnazione: si scrive “sovranismo sociale” (cit. Alemanno), si legge “nostalgia”. I pesi massimi di questo evento sono due: Jeffrey Sachs, professore della Columbia famoso per i suoi studi sulla povertà nel mondo e il cambiamento climatico, sostenitore del nucleare, forte oppositore della guerra difensiva ucraina contro la Russia, uno degli economisti più discussi in America, negazionista del genocidio degli uiguri (secondo lui non possiamo definirlo “genocidio”) e simpatizzante per la Cina; e Roberto Vannacci, descritto come vicepresidente dei Patrioti d’Italia. Il veterano e presidente emerito di “Identità europea”, il professor Franco Cardini, simpatizzante per Meloni ma non per il suo partito, è nel panel contro le guerre in Palestina, Armenia e Ucraina, definite “massacri”. Torniamo a Vannacci per un attimo. Ci sono almeno due temi su cui il generale avrebbe potuto parlare, almeno apparentemente, con più cognizione di causa: le guerre e quel che accade in Europa e a Bruxelles. Invece il Nostro sarà ospite del panel sul politicamente corretto. Questo a dimostrare di come il fenomeno Vannacci sia stato inquadrato anche a destra della destra: come un sobillatore piuttosto che come un professionista competente. La sua è una funzione non politica, ma socioculturale, civica. L’uomo del popolo che, a quanto pare, non deve chiedere mai (neanche agli amici di Rn che non lo vogliono come vicepresidente dei Patrioti). L’uomo che rappresenta un elettorato che Meloni sta perdendo.
Ecco il punto. Il Forum di Orvieto tartassa Giorgia Meloni da destra sostenendo la manovra che sta incastrando la premier tra separatisti ed europeisti. Quello che la desta ha capito grazie a Meloni è semplice: serve una cultura. Una ideologia del libro. Servono persone che possano essere associati alla destra che un altro populista di destra, J. D. Vance, ha definito “degli zoticoni”. Professori dalla parte di chi odia i professori. Una destra sociale che ricordi l’Elio Germano di Mio fratello è figlio unico, che sapeva il latino e leggeva i classici. Un partito d’azione che abbia, però, le sue scuole e il suo catechismo. Un partito che guarda alla pedagogia politica di Gentile, il ministro della pubblica istruzione fascista. Il peso di queste manifestazioni è chiaramente minimo. Tuttavia, la presenza di personaggi come Vannacci aiuta molto di più il Forum di quanto il pubblico del Forum non possa aiutare il generale. E questo dovrebbe incuriosire. La presenza di nomi così popolari e di moda rischia di rendere di moda questi ircocervi ideologici che tengono insieme gli orientalisti come Cardini e i destrorsi come Alain De Benoist. Si parla di pace, ma come diceva Montanelli, “la pace è una cosa troppo seria per essere lasciata ai pacifisti”. E si parla di ideologia gender, un cavallo di battaglia della Lega ma un tema lontano dal cuore politico dei “nuovi” Fratelli d’Italia. È la destra che non si riconosce in Meloni ma si riconosce in Marine Le Pen, una destra nazionalista che ha i suoi riferimenti all’estero. Più di Vannacci è Putin l’uomo forte che vorrebbero e loro lo sanno. La destra di governo lo sa e dovrebbe temerli.