Dal Fatto Quotidiano, giornale i cui lettori sono sicuramente tendenzialmente di sinistra, Marco Travaglio, che di sinistra non è essendo un liberale montanelliano, ha scritto che l’accusa di Giorgia Meloni contro la magistratura non sta in piedi, perché non c’è nessun complotto, semmai un “autocomplotto”. I casi di Leonardo Apache La Russa accusato di stupro di una ragazza, del sottosegretario alla giustizia Andrea Delmastro rinviato a giudizio con imputazione coatta per aver rivelato segreti d’ufficio e della ministra del turismo Daniela Santanchè indagata per bancarotta e falso in bilancio per la sua passata gestione del gruppo editoriale Visibilia non sarebbero il frutto di una trama premeditata da qualche non precisata parte “politicizzata” e anti-governativa dell’ordine giudiziario, ma, rispettivamente, della denuncia di una giovane donna, di accertamenti per tabulas e della messa in stato di liquidazione di una società sulla via del fallimento. Che lo dica Travaglio, non fa notizia. La fa di più se a sostenere, nella ciccia anche se da un’altra angolatura, la stessa identica tesi è il direttore di un’altra testata che sul “garantismo” in fatti di tribunali, fonda fin da principio la sua linea. E cioè Claudio Cerasa, guida del quotidiano Il Foglio.
Sabato, Cerasa ha vergato un editoriale in prima pagina il cui titolo non lascia adito a dubbi: “L’autocomplotto di Meloni”. Catenaccio: “Le esondazioni delle procure sono una cosa seria. Vera. Evocarle quando non esistono è segno di debolezza. Perché il vittimismo del governo, sulla giustizia, è un preoccupante manifesto politico: inizia la stagione degli alibi”. Svolgimento: “Nella storia recente del nostro paese, come Giorgia Meloni dovrebbe sapere, gli assedi giudiziari hanno pesantemente condizionato la traiettoria della vita politica (chiedere per credere cosa hanno passato in questi anni la famiglia Craxi, la famiglia Berlusconi e la famiglia Renzi). E proprio per questo, le storie di cui parliamo oggi - il cui lato giudiziario è forse quello meno interessante - appaiono essere il segno della presenza più di un conclamato autocomplotto del centrodestra che di un clamoroso complotto della magistratura”. Come si vede, Cerasa fa partire la sua riflessione da un punto di vista ben diverso da quello, per esempio, del succitato Travaglio: per lui, i complotti dei giudici (che dovrebbero avere nomi e cognomi, che invece non si fanno mai) sono esistiti eccome. Ma in questo specifico caso, no. No, perchè la Meloni avrebbe la “tendenza innata” a “scaricare su alcuni famigerati agenti esterni quelli che sono invece problemi dovuti a fattori squisitamente interni”.
La Meloni, difatti, ha fatto filtrare l’idea per cui manovrerebbero contro il suo governo dei “poteri”, i classici poteri forti, fra cui anche la magistratura, ma non solo. Ferruccio De Bortoli, sul Corriere della Sera di ieri, “traduceva” allargando lo spettro anche alla finanza e, naturalmente, ai media. È tipico dei liberali come De Bortoli, come Cerasa e anche anche Travaglio, escludere a priori che esistano forze costituite nel settore privato con interessi e influenze tali da creare ostacoli alla politica rappresentativa, quando questa non dovesse viaggiare allineata alle loro esigenze. Si spiega di più, così, il Cerasa-pensiero, che però entra comunque nel dettaglio. Su Visibilia: “Santanchè non ha ancora dato risposte soddisfacenti sul mancato pagamento della liquidazione ad alcuni dipendenti, sulla circostanza che una dipendente sarebbe stata messa in cassa integrazione a zero ore a sua insaputa e sulla presenza di alcuni passaggi societari della sua Visibilia poco trasparenti ben documentati non da un’inchiesta giudiziaria ma da un’inchiesta giornalistica”. Su Delmastro: “un esponente importante del suo governo ha scelto di rivelare a un parlamentare amico, e suo coinquilino, Giovanni Donzelli, segreti amministrativi conclamati solo al fine di poter utilizzare quelle notizie segrete per colpire in Parlamento esponenti dell’opposizione”. Sul figlio di La Russa: “non è l’unico figlio di un importante uomo della politica a essere indagato per violenza sessuale e i complotti o si evocano sempre o si evita di evocarli solo quando gli affari in ballo riguardano i propri amici”. Par di sognare: Cerasa “giustizialista”?
Manco per idea. Leggiamo ancora: “L’idea che la giustizia torni a essere terreno di scontro politico per questioni che con la giustizia c’entrano poco o nulla è un clamoroso insulto rivolto a tutti coloro che negli ultimi anni hanno tentato di ingaggiare battaglie vere contro le esondazioni del potere giudiziario. E il tentativo di alzare, sul nulla, l’asticella della polemica con la magistratura, senza ragionare sul fatto che gli imbarazzi presenti all’interno della maggioranza, per Giorgia Meloni, dipendono non tanto da un complotto della magistratura quanto da un autocomplotto della politica che ha scelto di premiare in posizioni apicali figure fragili, improponibili, non all’altezza”. A parte il passaggio, non chiaro sotto il profilo logico, sulle questioni che con la giustizia non c’entrerebbero (stiamo parlando in tutti e tre i casi di indagini penali…), il direttore del Foglio sta in sostanza criticando la Meloni per usare male, a sproposito, un argomento in sé corretto, ovvero la famosa “guerra magistratura contro politica”. Come se le dice: Giorgia, non infangare il buon nome della Causa.
Infine, la stoccata propriamente politica: “La ricerca degli alibi e l’evocazione dei complotti” sarebbero giustificate “in presenza di un percorso riformatore solido, chiaro, forte, ben avviato, ben costruito. Ma anche qui l’impressione che si ricava osservando con attenzione la traiettoria della maggioranza sul fronte della giustizia è che in otto mesi di governo la politica delle chiacchiere, e del vittimismo, ha preso il sopravvento sulla politica dei fatti (vale anche per il ministro della Giustizia Carlo Nordio, purtroppo, il cui governo finora ha portato a casa molti aumenti delle pene senza portare però a casa una sola riforma improntata sulla difesa delle garanzie: è questo che dovrebbe fare un garantista, no?). E per questa ragione scommettere sugli alibi è una garanzia perfetta per ritrovarsi con un cuscino morbido su cui far atterrare le proprie promesse fallite”. Cerasa, insomma, conferma di posizionarsi all’opposizione sia pur non totale, “amica”, in attesa di risultati di per sé sottoscrivibili, o, alla rovescia, in un fiancheggiamento pungolante, ipercritico, perché in realtà, a non andargli giù, sono gli esponenti più a destra della coalizione. O quelli, come Nordio, che stanno deludendo le aspettative. “Più che un complotto, cara Meloni, questo assomiglia molto a un autocomplotto. L’assedio giudiziario è una cosa seria. Non trasformiamolo in una barzelletta. Grazie”.