“Così fan tutti”. E no, non sto parlando di una rivisitazione della celebre opera di Mozart, ma dei tanti maschi italiani che si sentono continuamente in dovere di giustificare a sé stessi e al mondo l’attrazione verso noi ragazze transessuali. Quante volte avete sentito dire da un uomo scuse ridicole come “non me ne ero accorto”, “sembrava una donna vera” o addirittura “avevo bevuto e non ero lucido”, al fine di tutelare quella granitica virilità tossica che ci è stata inculcata per anni da una società maschilista e patriarcale? Ne sa qualcosa il maschio alfa per eccellenza del momento, il prode generalone Roberto Vannacci, che proprio ieri nella trasmissione radiofonica “Un giorno da pecora” si è lasciato andare a un altro torbido ricordo del passato, facendo impazzire nuovamente tutti gli ormoni della nostra “gaia” comunità Lgbt! Dopo la vestaglia-kimono con cui si è fatto immortalare per il bagno di Capodanno e l’inaspettato racconto dell’insolita serata trascorsa con moglie e colf in un locale “friendly” della capitale, il militare ha sollevato nuove pruriginose dicerie sulla sua riservata vita privata confessando di aver corteggiato per diverso tempo una ragazza transessuale, una certa Valentina, dalla quale, però, pare abbia preso prontamente le distanze dopo aver saputo da terzi della sua vera identità! “Excusatio non petita, accusatio manifesta” potrebbe pensare qualcuno, ma noi ovviamente non vogliamo mettere in discussione la buona fede del probo generale, se non fosse che la sua versione dei fatti mi ricorda esattamente quella di tutti i suoi colleghi che ho conosciuto ai tempi delle mie estati versiliane, quando lavoravo nei locali della movida di Torre del lago, vicino alle principali caserme della Folgore di Pisa e Livorno, di cui per l’appunto questo signore era comandante in carica.
Come ho già raccontato nell’intervista di agosto, ogni sera ricevevo puntualmente avances da decine di uomini in divisa accompagnate da richieste di trasgressioni e depravazioni d’ogni sorta per supplire, a loro dire, a quella libertà che di giorno, in contesti professionali e familiari, dovevano ipocritamente soffocare in nome della sacrosanta trinità “Dio, Padre e Famiglia”, ma puntualmente, all’arrivo di colleghi e conoscenti, iniziavano battute goliardiche o scuse surreali per giustificare la mia scomoda presenza. Tutti sapevano di essere lì per lo stesso motivo, ma l’importante era negare le apparenze, così come prevede il “codice deontologico” del tipico italiano medio ipocrita, ampliato ai massimi livelli in contesti machisti come quello delle forze dell’ordine.
Tanti pensano ancora scioccamente che provare attrazione per ragazze trans equivalga a essere gay (il solo fatto che siamo spesso molto più femminili noi di tante donne biologiche basterebbe già a sfatare certi falsi miti!), ma la vera questione che invece gli uomini alla Vannacci dovrebbero iniziare a porsi è perché nel 2024 si sentano ancora obbligati a ostentare la propria eterosessualità con trite battutacce e giustificazioni anacronistiche dei peggiori anni ‘80. Farebbero bene piuttosto a riflettere sul fatto che chi è veramente tranquillo e sicuro di sé non ha bisogno di odiare gli altri o trovare ipocrite scuse per supplire alla consapevolezza inconscia di essere molto più simile a quei “diversi" tanto stigmatizzati di quanto riesca ad accettare.
Ps: Io comunque sono pronta a venirle incontro caro generale…anziché ricordare con malcelata nostalgia le occasioni perdute, dia il buon esempio a tutti i suoi commilitoni e colleghi leghisti dimostrando pubblicamente che non sono le pulsioni o le esperienze sessuali a determinare la virilità di un vero Uomo, ma il coraggio di rivendicare le proprie scelte.