Ma che, niente niente, le due autobiografie più importanti del momento in Italia hanno qualcosa in comune? Oltre a essere due autobiografie, uscite in questo momento, entrambe importanti. Sono quella del Papa, di cui Il Corriere della Sera, Life. La mia storia nella storia (HarperCollins), e quella del generale Roberto Vannacci, Il coraggio vince (Piemme, 2024). C’è chi, in un mosaico strano di associazioni mentali e proiezioni olistiche (quindi poco cristiane!) ha fatto l’equazione: papa Francesca uguale a Vannacci. Forse perché entrambi osteggiati dall’interno, l’arma contro Vannacci e la Chiesa tradizionalista contro Bergoglio? Non solo. La colpa in realtà è del sommario del Corriere, nell’anteprima mondiale curata da Aldo Cazzullo in cui si dice: “Il Corriere è il primo quotidiano al mondo a poterne anticipare i passi salienti: «Ratzinger è stato usato contro di me. Qualche sinistrino in Argentina mi accusò di complicità con la dittatura. Ho avuto una fidanzata e mi innamorai di un’altra ragazza, ma Dio ha prevalso. Una rinuncia? Ipotesi remota»”. Manie di persecuzione più triangoli amorosi poco cristiani. Se in più si aggiunge la notizia che il Policlinico Gemelli, notoriamente cattolico, ha aperto un ambulatorio multidisciplinare (sacrosanto; in tutti i sensi) per la disforia di genere e La Verità ha titolato la notizia parlando dell’ospedale “del Papa”, allora ecco che si aggiunge anche il filo sottile della compagine transgender, quella che ha tenuto banco sui giornali per via della storia di Vannacci e della sua “avventura con un travestito”, per citare Franco Califano.
Un errore di valutazione che, per chi è convinto come il generale della propria eterosessualità ideologica (nel senso che, oltre a piacergli le donne gli piace sapere di non sbagliarsi in fatto di donne, che le donne sono quelle e non quelle altre, non importa come si vestono), sa di confutazione esistenziale. Tuttavia, e grazie a Dio (in tutti i sensi anche qui), il Papa e Vannacci hanno in comune solo l’uscita nel 2024 delle loro autobiografie, come, ipoteticamente, ne dovrebbero uscire almeno altre duecentoventidue entro la fine dell’anno. L’avventura interrotta con una donna transgender non c’entra nulla con l’apertura di un ambulatorio per persone con disforia di genere in uno dei centri ospedalieri più importanti d’Italia, per altro non del Vaticano né, tantomeno, del Papa. Non ha neanche chierico inanellato o porporato nell’amministrazione della fondazione. Venne sopranominato “Vaticano terzo” da papa Giovanni II per via delle frequenti ospitate, cosa che non si è ripetuta – almeno ufficialmente – con Benedetto XVI per esempio. Forse blandamente si potrebbe parlare dell’ospedale “dei papi” e di Bergoglio, ma non che qualcuno abbia qualche influenza. Sulle donne e l’avventura amorosa poco cristiana. Non solo non c’è nulla di non cristiano, ma neanche nulla di strano. Ci sono almeno un paio di persone meno raccomandabili di papa Francesco che godono di una buona nomea nella Chiesa: uno di questi è sant’Agostino. Ma neanche sforzandoci di prendere per buono l’ambiguo sommario del Corriere potremmo vedere nelle parole del Papa qualcosa di poco consono. Ecco il vero frammento riportato nell’articolo: “Durante quell’anno in seminario ebbi anche una piccola sbandata: è normale, altrimenti non saremmo esseri umani. Avevo già avuto una fidanzata in passato, una ragazza molto dolce che lavorava nel mondo del cinema e che in seguito si è sposata e ha avuto dei figli. Questa volta invece mi trovavo al matrimonio di uno dei miei zii e rimasi abbagliato da una ragazza. Mi fece davvero girare la testa per quanto era bella e intelligente. Per una settimana ebbi la sua immagine sempre nella mente e mi fu difficile riuscire a pregare! Poi per fortuna passò, e dedicai anima e corpo alla mia vocazione”. Insomma, due donne diverse in due momenti diversi: una ragazza (amata) e una ragazza vista a un matrimonio (e rimasta impressa nella mente per qualche tempo). Strano eh? Nulla che violi qualsivoglia comandamento o precetto ecclesiastico. Anzi, come sottolinea il Papa, evidenzia l’umanità di chi governa la Chiesa. Cosa che non sembra suggerire l’orgoglio militaresco di Vannacci parlando della sua vita.