C’è un sottile filo rosso che collega Trieste a Francoforte, passando per Piazza Gae Aulenti a Milano. È il filo del risiko bancario di cui Andrea Orcel, amministratore delegato di Unicredit, potrebbe presto tessere le fila. Generali, Banco Bpm, Commerzbank. È questo il “triplete” a cui l’istituto di credito milanese punta da qualche tempo, e che avrebbe tutte le carte in regola per provocare una trasformazione negli asset di potere della governance finanziaria destinata a incidere e perdurare. Si parte dalle assicurazioni, e dall’assemblea degli azionisti del prossimo 24 aprile dove si discuterà la futura guida di Generali. Secondo i dati di Milano Finanza (MF), Unicredit mantiene una quota del 6-7 per cento dell’istituto giuliano, per un valore di oltre 3 miliardi di euro. Ecco perché Orcel starebbe studiando attentamente le prossime mosse, che potrebbero prevedere l’abbandono della neutralità attuale e un sostegno manifesto ai candidati alla presidenza. Da una parte c’è Philippe Donnet, sostenuto anche da Mediobanca e in corsa per quarto mandato; dall’altra c’è Francesco Getano Caltagirone. La scelta di Unicredit potrebbe far pendere l’ago della bilancia verso l’una o l’altra posizione, ed è possibile che anche un voto di astensione finisca per incidere in favore di Donnet. Appuntamento alla prossima settimana.

La seconda tappa della cavalcata di Orcel passa per Milano, dove ha sede Banco Bpm. È qui che partirà l’offerta pubblica di scambio (ops) lanciata da Unicredit il prossimo 28 aprile, con un’offerta lunga che dovrebbe durare almeno fino al 23 giugno. Dopo l'ok di Consobe Banca centrale europea, a ore dovrebbe arrivare l'ok dal Golden Power Palazzo Chigi, che dovrebbe aprire all'operazione pur ponendo alcune condizioni. Ma senza il Danish compromise su Anima Orcel resta cauto, facendo sapere che sull’operazione procede “determinato anche se non a tutti i costi”, scrive MF. Una giornata utile a fornire ulteriori informazioni sarà la pubblicazione del bilancio trimestrale di Banco Bmp a inizio maggio, anche se restano alcuni dubbi sul dossier. Su tutti, quello per cui “dopo l’opa su Anima e senza il Danish Compromise, Unicredit non abbia il capitale necessario a remunerare gli azionisti e a crescere”. Oltre a questo restano poi alcuni indicatori che Orcel spera di poter analizzare per capire la fattibilità dell’operazione.

Infine, Francoforte. L’Antitrust tedesco ha appena dato il via libera a Unicredit per l’acquisizione del 29,9 per cento UniCommerz: “Nel caso in cui Orcel dovesse decidere di lanciare un’opa come richiede la legge tedesca per partecipazioni dal 30 per cento in su – scrive MF – la banca italiana dovrà prima di tutto chiedere una nuova autorizzazione alla Bce/Ssm, con la presentazione di un business plan e la struttura della nuova banca nata dalla fusione delle due entità. Su entrambe le operazioni bancarie deciderà l’Antitrust europeo”. Una serie di requisiti che potrebbero spostare a dopo il 2025 l’orizzonte finale dell’operazione, che però resta finora quella su cui Unicredit sta affondando con più decisione.
