“La Cina non si spaventa”. A dirlo è Giada Tong Chen, ospite a Piazzapulita. Imprenditrice, modella, l’unica femmina al tavolo di Formigli, ha detto cose interessanti, intelligenti, alcune molto sottili. Come questa, la “Cina non si spaventa”. Il tema è quello dei dazi. Davvero Trump pensa di poter fare paura alla Cina? La risposta in breve è no, sono d’accordo tutti. Chen lo spiega bene: “È l’America che ha il debito più grosso della Cina. L’America ha un debito di 775 miliardi nei confronti della Cina”.
Ma il potere della Cina non è solo questo. Due caratteristiche hanno fatto e continueranno a fare la differenza. La prima: la Cina produce tutto e persino i negozi economici nelle città hanno tutto, come mostrato anche dal servizio di Piazzapulita: “I cinesi – spiega Chen – su questo sono dei campioni e lo sono da abbastanza tempo da far la differenza. Ai tempi la Cina era una zona rurale che negli anni ha avuto uno sviluppo immenso e a oggi è una delle più grosse potenze mondiali. Tant’è che l’America di Trump si sente in competizione a riguardo. Trump vorrebbe internalizzare la manodopera, aumentare il pil e dare più lavoro, ma non ha ancora le capacità di poter sostenere questo tipo di pratica”.

Secondo punto: per diventare i leader mondiali, non basta dirlo. E si può anche lavorare bene dietro le quinte, senza doversi mostrare. Insomma, non c’è un corrispettivo dell’America first. “Penso che negli anni i cinesi siano sempre stati molto giudiziosi, mentre gli americani si sono sempre fatti prendere troppo dal lato emotivo e dalla volontà di dimostrare di essere sempre i primi, senza considerare che stanno continuando a reiterare gli stessi errori”. Questo ha fatto sì che la Cina potesse avere un potere contrattuale unico. E senza doversi inventare chissà cosa: “La storia insegna: anche ai tempi della Grande depressione Hoover mise i dazi, di conseguenza anche i competitors fecero la stessa cosa esattamente come sta facendo ora la Cina, dimostrando che bisogna stare attenti, perché se si chiudono i rubinetti poi ci si ritrova col cerino in mano”.
Ok, ma chi è Giada Tong Chen, che ha dato lezione di geopolitica ed economia in tre battute a tanti giornalisti e opinionisti televisivi?

Nata a Bologna da genitori cinesi — madre originaria di Shanghai e padre di Wenzhou — ha trascorso i primi anni della sua vita in Cina, cresciuta dai nonni, prima di trasferirsi in Trentino a sei anni. L’impatto del cambiamento fu forte: non conosceva i suoi genitori, che per lei erano estranei, e sapeva, come racconta al Corriere della Sera, che la vita che l’attendeva sarebbe stata completamente diversa da quella vissuta fino a quel momento: “Non conoscevo nessuno e non conoscevo i miei genitori, che per me erano degli estranei. Ma, essendo una persona che si adatta, mi sono rimboccata le maniche, ho imparato l’italiano e sono stata al passo con i miei coetanei”.
La madre, appartenente a una famiglia politicamente influente, rinunciò all’eredità per sposare un uomo di umili origini. “Per me – spiega Chen – sono la reincarnazione di ciò che c’è di corretto e non corruttibile al mondo” La disciplina familiare era molto rigida: doveva essere la migliore a scuola, lavorava nel ristorante di famiglia fino a sera e non aveva tempo libero o momenti tipici dell’infanzia. “Non ero la bambina con i genitori affettuosi che ti vengono a prendere a scuola. I miei lavoravano sempre e non avevano nemmeno il tempo di presentarsi ai colloqui scolastici”.

Dopo il diploma, ha scelto di emanciparsi economicamente e personalmente. A 17 anni ha stretto un patto con i genitori: avrebbe potuto lasciare casa solo se fosse riuscita a mantenersi da sola. Grazie al lavoro come modella e a un impiego al Casinò di Venezia, ha pagato gli studi universitari, laureandosi in Business Administration alla Ca’ Foscari di Venezia e completando un master in Import Export e contrattualistica internazionale a Milano.
Durante la formazione, ha vissuto esperienze lavorative all’estero, tra cui negli Stati Uniti, in Cina e nelle Filippine, dove ha lavorato come Export Manager per aziende nel settore dell’arredamento di lusso. Viaggiava spesso per lavoro, trascorrendo in media tre settimane al mese fuori dall’Italia. Parla cinque lingue: italiano, cinese, inglese, tedesco e spagnolo.

Durante una trasferta nelle Filippine, nei primi mesi del 2020, ha intuito l’impatto potenziale della pandemia. In un momento in cui in Europa ancora non se ne parlava, ha avviato operazioni nel settore delle forniture medicali, esportando prima dalla Germania alla Cina e poi dalla Cina al resto del mondo. A 25 anni è diventata dirigente dopo aver raddoppiato l’Ebitda dell’azienda per cui lavorava, collaborando con società di trading specializzate in commodities.
Oggi è alla guida di due società che si occupano di consulenza aziendale. È anche molto attiva sui social, dove ha quasi mezzo milione di follower e dove condivide contenuti su finanza e imprenditoria, rendendo temi complessi più accessibili a un pubblico giovane. Secondo lei, la finanza è comunicazione, e i social sono strumenti potenti per divulgarla in modo semplice e diretto.
