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"SHE IS GREAT!", MA PER CHI? Dopo l’incontro tra Giorgia Meloni e Donald Trump abbiamo più domande che risposte. Ma una le supera tutte: chi ha fregato chi?

  • di Ottavio Cappellani Ottavio Cappellani

18 aprile 2025

"SHE IS GREAT!", MA PER CHI? Dopo l’incontro tra Giorgia Meloni e Donald Trump abbiamo più domande che risposte. Ma una le supera tutte: chi ha fregato chi?
Meloni va da Trump e torna con un selfie e qualche promessa: chi ha fregato chi? Altro che missione diplomatica: il viaggio di Giorgia in America sembra più una puntata di "Il banco dei pugni" che un vertice fra Stati. Tra frasi alla Trump, doni miliardari e basi militari, a qualcuno interessa davvero cosa fa l’Italia?

di Ottavio Cappellani Ottavio Cappellani

No, non sembra proprio che Giorgia Meloni sia andata in America per conto dell’Europa. Anzi, da questo punto di vista, come hanno notato tutti, il premier italiano non ha incassato nessun risultato, né poteva, né probabilmente voleva. Lo sapeva bene Ursula von der Leyer, che aveva conferito alla Meloni semplicemente un incarico informale a tastare il terreno. Spazio di manovra risicatissimo, ma una manna dal cielo per la Meloni, che in molti hanno raccontato terrorizzata da un eventuale trattamento alla Zelensky o di trovarsi davanti un Donald Trump in giornata di bizze. Lei si è presentata in abito bianco, al contrario del vestito nero del presidente ucraino e un armocromista su Instagram ha fatto notare: “Zelensky assorbiva la luce, Meloni la riflette”. E in realtà, persino la frase “Make the West Great Again” è sembrata più una politica di rilancio alle intenzioni di Trump che un tentativo vero di mediazione. “Sui dazi, America ed Europa devono incontrarsi a metà strada”, sembrava più una frase del programma “Il banco dei pugni”, quando cercano di mettersi d’accordo sui prezzi dei gioielli di famiglia: i dazi, la sospensione degli stessi, le frasi sul trattamento al culo di Trump, fanno parte di quel linguaggio affaristico lontanissimo dalla politica che la Meloni sembra avere appreso. Anche quando parla ideologicamente di “nazionalismo occidentale” ma specifica: “se ci sono problemi tra America ed Europa dobbiamo parlare francamente e risolverli”. E Donald Trump, che spara 100 ma punta a 50, sentendosi compreso alla domanda “considera l’Italia una alleata affidabile dell’America?” va in brodo di giuggiole e conferma: “Se la Meloni resterà il primo ministro”.

L'arrivo di Giorgia Meloni negli Stati Uniti
L'arrivo di Giorgia Meloni negli Stati Uniti

Sì, è vero, i giornalisti americani non erano poi così tanto interessati al ruolo o alla figura di Giorgia Meloni, ma restiamo sempre una base militare americana più che Nato: una base americana che dalla Sicilia (per un periodo si parlò addirittura di farla diventare uno stato degli U.S.) controlla il Nord Africa e il Medio Oriente e il Mediterraneo. In realtà sembriamo una enorme Sigonella. Così la Meloni è andata portando come doni la promessa di dieci miliardi di dollari che le aziende italiane investiranno in America (per sfuggire ai dazi, ma questo non lo ha specificato, segno che i dazi non sono un grosso problema per la premier), la promessa dell’aumento dell’acquisto di gas e armi americani, infine l’aumento della spesa militare italiana al 2% di Pil. E poi quell’invito: “In Italia a incontrare anche l’Europa”. Certo, invito vagamente accettato, senza una data. Ma con quel “anche”, che in politichese non è un invito a incontrare la Meloni e, possibilmente, la Von der Leyer, ma sembra più una proposta di candidatura della Meloni alla guida dell’Europa. Più che mediazione, il viaggio della Meloni è sembrato insider trading.

Giorgia Meloni e Donald Trump
Giorgia Meloni e Donald Trump

Persino il riferimento allo spazio, “collaboreremo per le missioni su Marte” è una dichiarazione di intenti: a Marte è legato a doppio filo il nome di Elon Musk, non quello della Nasa, dell’Esa o dell’Agenzia Spaziale Italiana; non avranno parlato di Starlink (credici) ma il fantasma di Musk aleggiava eccome. Neanche il viaggio di oggi, in cui J.D. Vance verrà ricevuto in Italia, sembra casuale, perché parte dalla dichiarazione del vicepresidente secondo il quale “L’Europa è un continente finito” (e ci sta, purtroppo ci sta). Frase che, vedrete, sarà rivoltata dalla Meloni in senso melonesco: “È finita ma può riprendersi, se…”. La domanda è: Donald Trump si è intortato per bene Giorgia Meloni? L’ha usata come dispettone alla Ursula von der Leyer? Si dice: quando vuoi attaccare qualcuno, spertica di lodi un suo nemico. Soprattutto quando il nemico del nemico non aspetta altro che ascoltare sviolinate. Se Trump dovesse abbandonare l’Italia dopo avere ottenuto quello che si era prefisso cosa succederà? E mentre il nostro premier sorvolava alle domande sulla Cina quello a cui saremo chiamati a rispondere nei prossimi anni è: ma dell’Italia (a parte le basi militari, ma che fai, vuoi sequestrargliele a Trump, gli mandi i vigili urbani?) all’America, all’Europa, alla Cina, all’India, alla Russia, ai paesi BRICS, si può sapere la vastità del caz*o che gliene frega?

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