Jeremy Clarkson torna a tuonare sul Sunday Times. Il nostro giornalista ed esperto di auto fa preoccupare i suoi devoti già dalle prime righe del suo ultimo articolo. Parla di salute, di controlli. Ma calmi, pare vada tutto bene. Il centro del discorso sono più che altro le visite mediche, partendo dalla sua esperienza con i controlli sanitari richiesti dalle produzioni televisive. “Rivelerò agli assicuratori un piccolo segreto”, scrive Clarkson, “nella mia esperienza, la visita medica è quasi sempre inutile perché spesso, in realtà, non avviene”. Il riferimento è a un medico londinese, ormai deceduto, che secondo il conduttore era più interessato a “snocciolare nomi famosi” che a fare controlli approfonditi. “Non ha mai davvero tradito segreti medici”, racconta Clarkson, “ma ti diceva chi era stato lì quella mattina e chi sarebbe venuto quel pomeriggio. E come sarebbe uscito quella sera con Michael Caine”. L’articolo prende poi una piega più seria quando Clarkson descrive la sua recente visita medica privata: “Otto ore solide di accuratezza” che includevano risonanza magnetica, ecografie e test del sangue. Qui emerge la sua riflessione sulle contraddizioni della medicina moderna. “Possono fotografare i tuoi ventricoli e ogni bit del tuo cervello”, osserva con ironia, “ma se vogliono sapere cosa sta succedendo con la tua prostata, per qualche ragione, il dottore deve metterci il dito dentro”. Ecco che arriva il messaggio, bello serio (e necessario). Prevenire, controllarsi è importante. Sul serio. “Ho avuto troppi amici che si sono ammalati di cancro alla prostata. (...) Sono tornato a casa molto contento, perché le indagini e le fotografie iniziali suggeriscono che tutto va bene. E lasciatemelo dire, niente vi fa sentire meglio che sapere per certo che non cadrete morti domani mattina”.

Dalla salute alla crisi abitava è un attimo. Questa volta nella rubrica “Farmer Clarkson”, dove i veri protagonisti sono gli animali e gli aneddoti che ruotano attorno alla sua vita di campagna, il giornalista fa un vero e proprio appello ai rondoni. “Le vere vittime della crisi abitativa”. Si focalizza sulla loro progressiva scomparsa. “Un uccello che difficilmente si vede più”, scrive. Dopo aver descritto le straordinarie capacità di questi volatili - “può raggiungere i 110 km/h, rendendolo l'uccello più veloce di tutti” e “quando un rondone lascia il nido inizia a volare, e potrebbe non atterrare per tre anni” - il conduttore denuncia il problema della loro estinzione. “Ai rondoni piace nidificare in parti di edifici dove ci sono anfratti e buchi”, spiega, “e le case moderne, costruite per soddisfare i requisiti ambientali, non ne hanno più davvero”. La soluzione esiste? Pare di sì, e come spesso accade leggendo tra le righe dell’autore, è semplice. Anzi, semplicissima. “Mattoni per rondoni”, strutture cave che possono essere integrate nelle nuove costruzioni. “Invece di usare un mattone normale, ne usi uno cavo. Nessuno perde e il rondone vince. Brillante”, commenta Clarkson supportando l'iniziativa di Hannah Bourne-Taylor, attivista che promuove questa soluzione. Verso la fine del suo articolo, il nostro dedica parole che suonano quasi commoventi per chi legge. “Ho passato le ultime notti nel mio giardino con un binocolo, cercando di avvistare un rondone. E non ne ho visto nemmeno uno”.
