La cronaca parla di violenti scontri esplosi a Goma, città strategica e ricca di risorse minerarie situata nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo (Rdc), tra l'esercito regolare congolese e le milizie tutsi dell'M23 sostenute dal Ruanda. Si potrebbe facilmente pensare a una delle tante, troppe e tristemente note crisi che hanno insanguinato l'Africa nel corso degli ultimi decenni. In parte è così, visto che il copione parla di ribelli, soldati governativi e di due Paesi abbastanza depressi (sia dal punto di vista economico che politico). C'è però molto altro dietro questa crisi. Ci sono interessi enormi che attraversano, e in parte coinvolgono, Kinshasa e Kigali, che spaziano dal grande gioco delle miniere di cobalto - e di tanti altri minerali necessari per alimentare l'industria green e delle auto elettriche – al braccio di ferro indiretto tra Stati Uniti e Cina, entrambi in corsa per dominare le suddette risorse (Pechino è in vantaggio su Washington). Per non parlare, poi, dei curiosi accordi in passato siglati – o sul punto di essere concretizzati – dai governi di Congo (d'ora in poi utilizziamo Congo per riferirci alla Repubblica Democratica del Congo) e Ruanda con attori europei di tutto rispetto che includono, tra gli altri, il Regno Unito e alcune tra le principali squadre di calcio dell'Europa, come Arsenal, Psg e Milan. No, non siamo di fronte a una semplice crisi militare che rischia di sfociare in una guerra orchestrata da dittatori locali o presidenti africani sconsiderati.
![Cittadini fuggono da Goma, epicentro della crisi tra Repubblica Democratica del Congo e Ruanda](https://crm-img.stcrm.it/images/42159188/2000x/20250129-113321014-3081.jpg)
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Quattro sono i temi rilevanti utili a capire perché quella tra Congo e Ruanda è più di una semplice crisi africana. Il primo chiama in causa le miniere di cobalto e gli altri minerali presenti in abbondanza nel sottosuolo congolese. Un sottosuolo che nasconde metà delle riserve del cosiddetto oro blu, fondamentale per costruire le batterie delle auto elettriche e che viene estratto in larga parte nelle miniere del sud-est del Paese, che coprono da sole circa tre quarti della domanda mondiale di questo bene. Aggiungiamo poi il rame – necessario per l'industria elettronica e non solo – i diamanti, l'oro, il coltan, zinco, piombo, manganese, ferro e perfino uranio. Considerando che questi prodotti rappresentano la benzina dei colossi dell'industria hi-tech, e che è in atto un duello senza esclusioni di colpi tra Stati Uniti e Cina per dominare il settore tecnologico mondiale, non stupisce che la Rdc sia finita, suo malgrado, nel bel mezzo di uno scontro tra titani. Peccato per Washington che, nonostante la recente spinta del Paese volta ad aumentare la propria impronta nei minerali critici, Pechino continui a dominare la scena. Le aziende del Dragone possiedono infatti oltre l'80% delle miniere di rame del Congo e godono di una posizione di comando simile nell'estrazione del cobalto. C'è di più: attraverso la Nuova Via della Seta il gigante asiatico ha investito massicciamente in infrastrutture, porti, strade e ferrovie in tutto il continente africano. Sarà sicuramente un caso, ma la crisi tra Rdc e i miliziani filo Ruanda è esplosa proprio nel momento in cui gli Stati Uniti di Donald Trump stanno puntando fortissimo sull'industria tecnologica avanzata. Nel tentativo, vero o presunto, di imitare il modello cinese e portare l'hi-tech al centro del sistema politico-decisionale. Per maggiori informazioni rimandiamo a Elon Musk, Jeff Bezos e ai player della Silicon Valley, diventati i nuovi pretoriani dell'amministrazione repubblicana, allo stesso modo di come Huawei, Byd e le altre aziende cinesi risultano funzionali al progresso di Pechino.
![Arsenal Visit Rwanda](https://crm-img.stcrm.it/images/42159176/2000x/20250129-113138630-1930.jpg)
Che dire, invece, del piano perfezionato dall'ex primo ministro britannico Rishi Sunak per deportare i migranti illegali giunti in Regno Unito nel Ruanda? L'accordo è stato annunciato nel 2022 e ha suscitato molte polemiche, sia in Gran Bretagna che a livello internazionale. Le autorità dell'Uk sostengono che il progetto serva a fermare il traffico di esseri umani e a ridurre il numero di arrivi illegali nel Paese, mentre le organizzazioni per i diritti umani ritengono che violi i diritti dei migranti. Kigali, dal canto suo, ha accettato di ricevere i migranti - promettendo di garantire loro un trattamento dignitoso – e svariati milioni di sterline (un anticipo di 120 milioni da integrare con altre laute somme). Il Ruanda, per offrire un'immagine diversa agli occhi della comunità internazionale, ha incaricato il suo ministero del Turismo di siglare vari accordi. Nel 2012 è così arrivata la fumata bianca con l'Arsenal per una sponsorizzazione quadriennale che prevedeva la scritta Visit Rwanda come official sleeve sponsor delle magliette da gioco dei calciatori. Il valore? Pare 10 milioni di sterline all’anno. Qualcosa del genere è in atto anche con Bayern Monaco e Paris Saint-Germain (Psg). Il Ruanda è in qualche modo presente anche all'interno dello stadio del club parigino, il Parc des Princes. Nei giorni delle partite, infatti, tutto il tè e il caffè serviti nell’impianto provengono dalla nazione dell’Africa orientale. Il costo? 10 milioni di euro all’anno. Arriviamo poi al Milan che, secondo indiscrezioni del Financial Times, sarebbe sul punto di chiudere un'intesa con la Rdc che prevedrebbe l'inserimento della dicitura Visit Congo sulle maglie dei giocatori e sui cartelloni pubblicitari dello stadio Meazza. In mezzo a trattative multimilionarie e al silenzio generale sta per scoppiare una guerra tra Repubblica Democratica del Congo e Ruanda...
![miniera cobalto](https://crm-img.stcrm.it/images/42159185/2000x/20250129-113235123-2202.jpg)
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