Le milizie tutsi dell'M23, sostenute dal Rwanda, hanno preso il controllo dell'aeroporto di Goma, città chiave nella regione orientale del Congo, ricca di risorse minerarie come coltan, oro, cobalto, rame e terre rare, essenziali per la tecnologia moderna. Dopo tre giorni di assedio, i cittadini di Goma si sono avventurati fuori dalle loro case per rifornirsi d'acqua al lago Kivu, nonostante la minaccia costante di scontri armati. Gli spari e i colpi di mortaio hanno dilaniato la città, lasciando i civili in una situazione disperata e senza vie di fuga sicure. Il conflitto tra l’esercito e l’M23 ha già causato decine di morti, tra cui venti soldati, e ha ferito 370 persone. Mezzo milione di sfollati si sono spostati in città. Adelheid Marschang dell'Oms e Marco Doneda di Medici Senza Frontiere descrivono una situazione drammatica: “Ci sono corpi per strada e ospedali strapieni”. La violenza ha colpito anche le famiglie locali; un collega di Doneda ha perso il figlio, ucciso da un proiettile vagante. Gli ospedali sono sotto pressione, e la Croce Rossa Internazionale ha lanciato un allarme per il laboratorio sull'Ebola a Goma, ora a rischio. Nonostante alcuni soldati abbiano deposto le armi, i miliziani non sono riusciti a conquistare completamente Goma. Hanno il controllo dell’aeroporto ma hanno perso la sede della radio tv nazionale e non sono riusciti a prendere il palazzo del governatore, ucciso giovedì. La situazione ha scatenato proteste a Kinshasa contro il Rwanda, accusato di alimentare il conflitto per le risorse. Manifestanti hanno incendiato l'ambasciata ruandese e altre sedi diplomatiche, mentre la Germania ha sospeso gli aiuti allo sviluppo al Rwanda.
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha confermato che la sua ambasciata non è stata coinvolta nei disordini. In gioco ci sono risorse minerarie che valgono miliardi, trafficate attraverso i confini: una delle destinazioni più importanti è proprio il Rwanda. Il governo congolese chiede all'Onu sanzioni contro il Rwanda per il contrabbando e l'instabilità che ha portato nel Paese. Il conflitto tra i due Stati ha radici profonde, risalenti al genocidio del 1994. La regione è un campo di battaglia per oltre 100 gruppi armati attivi. Le richieste internazionali di cessate il fuoco rimangono ignorate, mentre la comunità internazionale cerca di mediare una pace che sembra sempre più lontana.