Kristi Noem, segretaria (sostanzialmente ministra) della sicurezza interna dell'amministrazione Trump, ha deciso di conquistare la scena internazionale, indossando al polso un Rolex Cosmograph Daytona in oro 18 carati da oltre 50.000 dollari. Un dettaglio impossibile da ignorare soprattutto se sfoggiato durante una visita ufficiale in un contesto lontano da eventi di gala. La scena che ha fatto storcere il naso a molti è quella del carcere di massima sicurezza di El Salvador, il famigerato Centro de Confinamiento del Terrorismo (Cecot), simbolo della guerra senza tregua contro le gang. Un luogo dove tatuaggi, muscoli e disperazione racchiudono storie di droga, abusi, violenze e corruzione. In questo contesto e in uno dei paesi più poveri dell’America Latina, l’accessorio luccicante di Noem ha attirato più attenzione dei discorsi ufficiali e del motivo della visita.
Mentre l'ex governatrice del South Dakota visitava il carcere tra file di detenuti ammassati, senza maglietta e con lo sguardo perso nel vuoto, il suo polso raccontava un’altra storia: quella di un’élite politica che, in un mondo sempre più appariscente, riesce a combinare la retorica della sicurezza con un certo gusto per l’ostentazione. L’orologio di Noem non è un dettaglio trascurabile. In politica non è come nella vita privata, ogni accessorio è un messaggio. E un Rolex d’oro in una delle prigioni più dure del pianeta non è solo un segno di lusso, è un simbolo di potere, di dominio, di chi ha il controllo della narrazione. Per i suoi sostenitori, Noem incarna la fermezza conservatrice e la difesa dei valori americani. Per i critici, il suo look stride con la realtà brutale della prigione, dove il tempo non è scandito dai ticchettii dorati di un orologio svizzero, ma dalle regole implacabili del regime carcerario.

L’episodio ha scatenato un acceso dibattito tra chi sostiene che la visita è stata un'esibizione di potere e chi invece sostiene una clamorosa disconnessione dalla realtà, in pratica una gaffe. Se da un lato Noem ha voluto sottolineare il pugno di ferro nella lotta alla criminalità, dall’altro il suo outfit sembra fuori luogo, soprattutto in una missione istituzionale. Nulla a che vedere nemmeno con gli orologi usati dagli ex presidenti americani, l'opposto in pratica, da Clinton a Obama. In linea invece con il suo attuale punto di riferimento Donald Trump, noto appassionato di orologi di lusso con spesso al polso Rolex, Vacheron Constantin e Patek Philippe.
È già cambiato il modo di comunicare e non ce ne siamo accorti? Chi può dirlo, nel frattempo un dettaglio del genere ha reso la sua visita virale sui social media, dove i commenti si sono divisi tra chi ha applaudito il suo stile e chi l’ha accusata di arroganza. Il video è stato visto su X più di 4 milioni di volte. Per non parlare delle visualizzazioni del selfie scattato con le spalle ai carcerati in posa. Purché se ne parli? In un’epoca in cui l’immagine è l'apparire è tutto, il Rolex di Kristi Noem potrebbe aver detto più di mille parole.
E mentre il mondo si interroga sul futuro della nuova politica americana, cosa si nasconde dietro questa scena distopica dove un orologio di lusso (passibile di nuovi dazi) rappresenta l’essenza di un mondo che sembra essere sempre più separato tra chi ha tutto e chi non ha nulla? L’immagine che emerge dalla visita è potente: la politica è diventata un gioco di apparenze, un mondo dove i messaggi e le provocazioni valgono più di qualsiasi proposta. Forse, in questo mondo sempre più teatrale, la vera prigione non è fatta di sbarre e cemento, ma di narrazioni costruite per far parlare il pubblico. E in questo gioco, chi ha il potere continua a brillare, anche quando tutto intorno è solo oscurità, perlomeno morale.
