“Ipocriti!”. Ha scelto un titolo sintetico (seguito da un lungo sottotitolo “Dal linguaggio inclusivo all’occupazione Rai, dall’ossessione fascista al delirio femminista, dal perbenismo sinistroide al falso bigottismo… del doppiopesismo e della doppia morale”) Giuseppe Cruciani per il suo nuovo libro. A recensirlo, su Libero, è Daniele Capezzone, che comincia “immaginando le risate”. Ma cosa intende? “Risatine che scatterebbero inesorabili se dicessi quello che veramente penso di Giuseppe Cruciani. E allora sai cosa c’è di nuovo? Lo scrivo subito qui: Giuseppe Cruciani (che da ora chiamerò ‘Il Cruciani’, come si fa per gli autori e i testi di un certo rilievo) è uno dei maggiori intellettuali italiani viventi”. Non servono altre parole, ha già detto tutto il giornalista di Libero. Ma perché, secondo Capezzone, Cruciani sarebbe “uno dei maggiori italiani viventi”? “Il Cruciani ha colto quello che altri non hanno capito, l’ha fatto prima, l’ha fatto meglio. Ha sondato il paese come e più di un istituto demoscopico”.

Secondo Capezzone, il conduttore de La Zanzara avrebbe interpretato l’Italia “meglio di un sociologo”. E nel suo articolo ha spiegato che non sa come abbia fatto, ma è riuscito a farlo, mostrandoci anche i “referti” di questo suo lavoro. Secondo Capezzone, già dal sottotitolo di “Ipocriti!” si evincerebbe una “sacrosanta invettiva contro il politicamente corretto e i suoi chierichetti, contro il costante doppio standard di chi predica in un modo e razzola in un altro”. Capezzone ha anche spiegato che fa “indubbiamente piacere vedere fissate nero su bianco” cose già dette dal conduttore. E secondo il giornalista i protagonisti di questo romanzo siamo tutti noi “incazzati e infastiditi come lui per questi Imam del progressismo, per questi spacciatori di correttezza, per questi ambulanti giudici della nostra moralità”.
E in tutto questo, anche Daniele Capezzone si chiede: “Il Cruciani ci marcia o ci sguazza?”. Secondo il giornalista, più che soffermarci su questo aspetto, ci sarebbe altro che conta: “che lui la diagnosi l’ha fatta giusta”. E Cruciani ci avrebbe messo, secondo Capezzone, “un microfono e uno specchio” davanti a noi. Ma per farci cosa? “Il microfono ci serve per urlare la nostra solenne arrabbiatura contro i maestrini progressisti. Lo specchio ci dovrebbe servire per tenerci d’occhio ed evitare, prendendoci troppo sul serio, di diventare come loro”.

