“I nostri eurolirici erano andati a dormire contenti, convinti della buona condizione di salute della democrazia, perché il loro candidato era davanti”, dice Daniele Capezzone nella sua rassegna stampa scorrettissima. Il riferimento è alle elezioni in Polonia appena avvenute e al momentaneo vantaggio negli exit poll di Rafał Trzaskowski, candidato filo Ue. Il problema, però, è stato il risveglio, quando hanno visto che a vincere è stato l’altro, Karol Nawrocki, con il 50,89% dei voti. “Oggi il ritratto del vincitore delle presidenziali polacche fatto da diversi quotidiani, su tutti spicca la mitica Mastrobuoni su Repubblica, viene descritto come una specie di Lacerenza della Gintoneria o il Brasiliano, una figura del genere: ex pugile, trafficante tra escort e festini. Insomma, un fijo de ‘na mignotta”. Su La Stampa, invece, si dice che il leader “ex buttafuori” potrà trasformare la Polonia, “almeno simbolicamente, un ponte tra l’est sovranista e l’ovest federalista”. Nell’articolo di Monica Perosino si ricordano le parole di Sergio Mattarella, che ha ribadito l’importanza della collaborazione tra Roma e Varsavia, e il nome mai citato da Nawrocki: Vladimir Putin. Il giorno prima il candidato conservatore aveva parlato così: “Kyiv non è pronta per Nato e Ue”. Probabilmente un messaggio a Volodymyr Zelensky, che ha infatti risposto: “Se l’Ucraina resta sola, la frontiera russa busserà alle vostre porte”.
Su Repubblica, invece, si ricorda la storia personale di Nawrocki, “ex pugile, ex hooligan e persino ex pappone (è accusato dal sito Onet di aver gestito un giro di prostituzione, ndr)”, e della “spallata data alle democrazie del Vecchio continente” voluta da Donald Trump e attuata, appunto, dal leader polacco. Questa la ricostruzione, in breve, di Tonia Mastrobuoni. Oltre alle spallate, resta l’immagine caricaturale, a dire di Capezzone, che si è fatta di Nawrocki, più simile a quella di un Davide Lacerenza o del Brasiliano che a quella di un presidente.
