Boris Johnson ci salutava con un discorso brevissimo, fulmineo, e una citazione da Terminator. Ma Liz Truss batte il record. Più che un discorso brevissimo, è il mandato a essere durato meno di quanto si sperasse (per quanto non meno di quanto si pensasse). Inutile come una teiera, per Jeremy Clarkson, anche se meglio di laburisti e altra fauna ferma al prima Novecento. Il problema della Truss è stato il maremoto dei mercati che avrebbe fatto vomitare anche il più resistente dei mozzi di quella grande nave che è la Gran Bretagna. Ma le scelte sbagliate, tra cui alcuni tagli fiscali, sono state le sue. «Riconosco che, data la situazione, non posso mantenere il mandato per il quale sono stata eletta dal Partito Conservatore. Ho quindi parlato con Sua Maestà il Re per comunicargli che mi dimetto da leader del Partito Conservatore». Bye Liz Truss, è stato un piacere. Sarà per la prossima. Intanto fa cucù nuovamente “er biondo”, che GQ ha definito una volta il primo ministro peggio vestito della storia. Johnson sta tornando, proprio come Terminator, che a ogni film muore, e il film dopo è ancora lì, a farsi maciullare dai modelli 2.0. Chissà se Boris si lascerà masticare dai favoriti, come Sunak e Penny Mordaunt.
Saliamo. La Finlandia, terra di betulle, pioppi e ontani, oltre che di abeti e pini. Terra suggestiva di renne e salmoni di cui anche Vittorio Alfieri una volta scrisse: «Nella sua salvatica ruvidezza quello è un dei paesi d'Europa che mi siano andati più a genio, e destate più idee fantastiche, malinconiche, ed anche grandiose, per un certo vasto indefinibile silenzio che regna in quell'atmosfera, ove ti parrebbe quasi esser fuor del globo». Eppure sta facendo parlare di sé. E le feste di Sanna Marin, e le estradizioni degli oppositori di Erdogan … poi l’ultima, di queste ore. La scelta di costruire un muro al confine con la Russia, per gestire l’immigrazione. La Marin parla di un «ampio sostegno del Parlamento» per questo nuovo, megalitico – e megalomaniaco – progetto. Una muraglia che potrà essere lunga anche 260 chilometri, fatta su richiesta della guardia di frontiera e accettata da maggioranza e minoranza in egual modo. Ma come, la modernissima e progressista Finlandia opta per realizzare il sogno proibito dei Trump di tutto il mondo? E l’Europa che condannava lo spinato a Est e la scarsa sensibilità italiana, dov’è?
Ma non stupiamoci. Lo spirito liberal della sinistra gaia (perché rosa, dicono, sarebbe maschilista, dal momento che ci sono dentro anche i vari Biden et similia e definirli rosa presupporrebbe un parere negativo verso il genere femminile … mah) non è nuovo a mostrarsi ben poco accogliente nei confronti dei migranti. A giugno del 2021 Kamala Harris, futuro dei Democratici in USA (e vera vincitrice delle ultime presidenziali), durante un viaggio in Guatemala ha detto: «Voglio essere chiara per le persone della regione che stanno pensando di fare quel pericoloso viaggio verso il confine tra Stati Uniti e Messico: non venite. Non venite. Credo che se mai verrete al nostro confine, sarete respinti». E continua: «L'obiettivo del nostro lavoro è quello di aiutare i guatemaltechi a trovare speranza a casa». Niente di diverso da quello che diceva Salvini qualche anno fa. Aiutiamoli a casa loro.
Ma come, le donne in politica non avrebbero dovuto portare a un’evoluzione? Ma come, i vari Biden non avrebbero dovuto preparare il terreno a un progressismo gaio, fatto di sentimentalismo alla Boldrini e immaginario woke? Forse la sinistra sperava di trovarsi davanti la competenza di una Margaret Thatcher e le idee politiche di Nadežda Konstantinovna Krupskaja, la moglie di Lenin. Una donna di sinistra che potesse raccogliere voti. Una Murgia che piace. Meglio se espressione dell’intersezionalità (almeno due delle tre macro aree di interesse: povertà, etnia e genere; in questo i Dem americani hanno fatto tombola proprio con la Harris). Eppure non sta arrivando nulla di buono. E ci stupiamo di Giorgia Meloni, l’ennesimo esempio di chi, stando a troppo a destra, finisce per fare l’occhiolino ai liberali, almeno alla fascia dei ceti medi che si identifica normalmente con il moderatismo liberale. Qualcosa che in passato uno storco come Emilio Gentile avrebbe potuto chiamare massimalismo dei ceti medi. Sì, ci indigniamo per una populista che raccoglie il consenso acritico di animali incarogniti da anni di mal governo. Ma dov’è l’indignazione per il progressismo poco progressista delle donne di sinistra al potere?
Rimpiango l’umanità e l’empatia, emozioni che un tempo venivano associate alle donne e ora non più, giustamente. Ma che non farebbero male a quella Harris o a quella Marin così poco accoglienti (che fine ha fatto lo spirito antidiluviano di madre?), a quella Truss guerrafondaia, pronta all’atomica (dov’è la mano di donna che trattiene nella fondina la pistola del marito alticcio, in un parcheggio alle due di notte?). Vi sembra sia troppo macchiettistico? Ma a me manca questo senso materno (e di donna), ormai perduto, anche negli uomini, che ugualmente dovrebbero e potrebbero curare, educare, far crescere le società, invece di giocare alla guerra. Quindi mi manca il principio, in un mondo di principianti della morale, così inclini all’apatia, alle scelte prive di umanità, come quella di costruire un muro per bloccare disertori e famiglie che rischiano la vita sotto il potere del Cremlino. La più donna, ora come ora, è il papa. Voce dolce ma ferma, a metà tra rimprovero ed esortazione. Papa Francesca, come Francesca era la Bussa de’ Leoni, la santa del Trecento/Quattrocento (protettrice degli automobilisti!) che donò tutto ai poveri, famosa per pietà, umiltà e pazienza.