Il sistema giudiziario italiano è avvolto da una nube d’incertezza e di contraddizioni. E mentre un tempo vi era ancora qualche coraggioso che alimentava il dibattito sulla sua neutralità e sull’applicazione delle leggi: oggi sembra essersi esaurito anche quello. L’imparzialità della legge, che dovrebbe essere un tema di interesse bipartisan e al di sopra di ogni agenda politica, subisce una sfacciata politicizzazione. L’impunità è diventata un affare per i potentati di turno, spesso legittimati a delinquere con la quasi certezza di farla franca. Una pacca sulla spalla: “vai figliola, e non peccare mai più”. Il popolo dimentica in fretta: ma non è passato così tanto tempo dal caso Palamara. Dalla potenziale “distribuzione” di procuratori amici nelle procure dove vi erano i processi importanti che andavano aggiustati. Oggi dobbiamo chiederci se chi, come me, crede ancora nell’affermazione della verità e nel trionfo della giustizia debba essere considerato un sognatore o uno sciocco non in linea coi tempi. Due casi recenti gestiti dalla Procura di Milano portano alla ribalta questi interrogativi: il procedimento a carico della ministra Daniela Santanchè e quello che vede coinvolta Chiara Ferragni. Entrambe le donne, icone di successo nell’imprenditoria e nel mondo pubblico, sono accusate di truffa aggravata. È innegabile che l’atteggiamento della Procura e il trattamento riservato ai due procedimenti mostrano l’esistenza di una giustizia a due velocità, o a due corsie: dove l’appartenenza politica, la notorietà e il peso mediatico giocano un ruolo tutt’altro che marginale. Inizia oggi l’udienza preliminare del procedimento che coinvolge Daniela Santanchè, attuale Ministra del Turismo e imprenditrice di lungo corso, coinvolta in un’indagine che riguarda la gestione della cassa integrazione dei dipendenti delle sue società durante il periodo pandemico. Le accuse sono gravi ma non vi è stato alcun arresto. Nessuna misura cautelare, e la Santanchè continua a mantenere il suo ruolo istituzionale e a partecipare attivamente alla vita politica.
Parallelamente, Chiara Ferragni, celebre influencer e imprenditrice digitale, è stata rinviata a giudizio per truffa aggravata. L’accusa sostiene che la Ferragni abbia promosso diverse raccolte fondi con fini benefici ingannevoli, utilizzando la sua immagine e il suo seguito mediatico per vendere prodotti il cui reale scopo sarebbe stato il profitto personale. Anche in questo caso, non si è proceduto con misure restrittive. La Ferragni continua a viaggiare, a presenziare a eventi di alto profilo senza alcun apparente impatto sulla sua reputazione. È una posizione del tutto scomoda quella della Procura di Milano, storicamente nota per la sua incisività e per la conduzione di inchieste delicate. Nei casi di Santanchè e Ferragni, non si è assistito alla stessa severità riservata a comuni cittadini accusati di reati simili. E prima o poi qualcuno dovrà rispondere sul perché in questi due procedimenti non si è adottato lo stesso approccio… Forse dovremmo domandarci a quale “corrente” appartengono coloro che dirigono queste inchieste… Il giro d’interessi che ruota intorno a queste due figure non è trascurabile, così come il traffico d’influenze che ne deriva. Ma nessuno osa interrogarsi, indagare o minimamente mettere in dubbio l’imparzialità dell’azione dei magistrati. In Italia, la magistratura non si può criticare: si subisce e basta. La cura della società, i valori che ci hanno definito come civiltà sono oramai argomenti obsoleti. Conta solo l’interesse: personale o condiviso. Il danno arrecato dalle condotte delle due imprenditrici è del tutto trascurabile rispetto a quello prodotto da una profonda percezione popolare di evidente disparità dei diversi cittadini di fronte la legge. È viva la convinzione che il sistema giudiziario possa mostrarsi più tollerante – o più accanito a seconda dell’appartenenza politica – se a essere coinvolte sono figure di rilievo con notevole influenza. Ma molti magistrati se ne infischiano di quello che pensano i singoli cittadini, e soprattutto non pagano pegno! Li potrebbe eventualmente disturbare una campagna mediatica che parte dal basso e che faccia capire una volta per tutte che la misura è colma. Ci salva solo la speranza che qualche persona di buona volontà faccia la differenza: crediamo nella forza della Provvidenza che presto o tardi si manifesterà.