Le ultime notizie dal mondo dell'informazione e della cultura non sono del tutto rassicuranti, ne abbiamo già parlato qui su MOW. A lato dei classicissimi valzer di poltrone, che sono in qualche maniera fisiologici, spuntano con pervicace insistenza altri elementi: facili querele, pressioni fastidiose, emendamenti mostruosi, refusi stridenti. La libertà è al centro di tutto. Se ne parla tanto, e in una maniera che spesso ci fa dimenticare la sua vera natura, la quale dovrebbe essere esperienziale: se non la vivi, la libertà, non puoi sapere cos'è. Tornando sulla terra, lo stesso vale per la cultura, che viene spesso considerata come un qualcosa che si possiede. Non è così. La cultura è un processo a cui si partecipa, in maniera attiva. Negli ultimi tempi abbiamo sentito spesso parlare di egemonia culturale. Secondo Antonio Gramsci, che ha inventato il termine, la cultura era in mano alla borghesia. Secondo la destra, la cultura è in mano alla sinistra. La destra vuole riconquistare la cultura, e lo spettacolo, come se fosse un territorio. Ha senso, tutto ciò? Abbiamo cercato di capirlo insieme a Leo Gullotta, uno che la cultura l'ha fatta e continua a farla. Attore, comico e drammatico, in teatro, al cinema e in televisione. Uomo di cultura e di spettacolo da più di sessant'anni, che ci ha offerto uno sguardo saggio e netto, con un consiglio finale, un incoraggiamento che vale tutta l'intervista.
Volevo cominciare dalla questione di Amadeus, però ne salta fuori una al giorno, quindi partirei con una domanda sulla protesta dei giornalisti Rai per la nuova par condicio, che consente ai politici di partecipare ai talk show senza limiti di tempo e senza contraddittorio.
Tutto questo è osceno. Tutto questo è imbarazzante: voler controllare fino a questo punto, mi preoccupa davvero, e lo dico da cittadino, così come mi preoccupa il fatto che siano stati fatti andare via dei veri numeri uno dalla Rai. Amadeus, che ha fatto un lavoro straordinario in questi anni per loro, ma si paventa anche l'uscita dell'eccellente Fiorello. Perché queste decisioni così assurde? La televisione la deve fare chi la sa fare, chi l'ha fatta, chi ha portato successi enormi, straordinari. Successi anche amministrativi, economici. Non capisco, davvero. Io oggi ho 78 anni, di cui 62 di carriera, ma è davvero un altro mondo rispetto a qualche anno fa.
Spesso quelli di destra dicono che faceva così anche la sinistra.
Sì, vogliono imitare forse alcuni amici loro, tipo Orban. Non lo so, è qualcosa di preoccupante.
Tornando ad Amadeus, il Corriere ha riferito pressioni su di lui per far partecipare Povia, per avere Mogol come co-direttore artistico, e addirittura per un pranzo con Pino Insegno.
Queste sono cose che imbarazzano, soprattutto se vengono vissute in prima persona, penso ad Amadeus.
Un'altra cosa su cui hanno fatto pressione era avere Hoara Borselli come ospite. Lei con la Borselli ci ha lavorato, al Bagaglino, poi la svolta. La collaborazione con Ignazio La Russa al ministero, la politica. Cosa ne pensa di questa svolta di carriera?
Ognuno fa le proprie scelte, per carità, l'importante è che siano convinte.
Però è un cambiamento radicale.
Ognuno fa quello che vuole, e io non posso dire assolutamente nulla. Osservo e dico: vabbè, avrà fatto le sue scelte, avrà assecondato le sue voglie. Evidentemente avrà una predisposizione, una voglia di partecipare al fatto politico, non ve lo so dire, è una scelta.
Avendoci lavorato insieme, ha qualche ricordo “politico” della Borselli?
A dire la verità io in questo momento non me la ricordo proprio. Nell'arco di quei vent'anni di varietà televisiva sono passati in tanti, ma dopo quel meraviglioso periodo ho continuato a fare il mio lavoro, a teatro e al cinema.
Tanti suoi ex colleghi di quel periodo hanno anche partecipato ai famosi stati generali della cultura di destra dello scorso anno, c'erano Pingitore o Pippo Franco. Anche per loro è una scelta coerente con il loro passato?
Probabilmente, guardi, devo ripetere che comunque sono delle scelte personali, e che non le posso commentare.
Parliamo di chi rappresenta la cultura in Italia, partirei dal ministro Sangiuliano e la famosa gaffe su Times Square a Londra.
Incommentabile, e parlerei anche di quello che ha detto la Ministra del Turismo a Siracusa, il Gattopardo diretto da Lucchini. Non commento, anzi: evito di commentare. È una linea che ancora una volta guardo con stupore, con gli occhi sgranati. Anche perché stiamo parlando di una figura istituzionale, non è il vicino di casa, che si può anche sbagliare, per carità.
Le dimissioni della Santanchè, secondo lei sarebbero state una cosa giusta?
Assolutamente sì. Praticamente, il titolo da dare a tutta la vicenda potrebbe essere: senza vergogna. Il punto è che c'è questo protezionismo da quattro soldi, ma il cittadino italiano mica è stupido, capisce tutto perfettamente. Possono fare tutti i giochetti che vogliono, dal punto di vista di comunicazione, ma si capisce chiaramente il loro gioco del protezionismo, è evidente.
In questi giorni è stato proposto un emendamento per multare fino a 120 mila euro i giornalisti, in caso di querela per diffamazione.
Gliel'ho detto, è incommentabile, imbarazzante, osceno, incivile, non so come dire. Perché questa esigenza di volere essere presenti su tutto, di controllare tutto, se tanto tanto la pensi, non dico diversamente, ma se già hai un'opinione, sei già automaticamente un nemico da far controllare
Eppure hanno fatto una campagna elettorale sulla lotta al pensiero unico, sulla libertà di parola.
Andiamo avanti, andiamo avanti, è meglio.
Su Beatrice Venezia è il caso degli orchestrali sospesi per averla criticata, sospesi e multati.
Sì, ma anche lì, voglio dire, rimani così, allibito: è possibile che questo avvenga? è possibile che un collega d'orchestra, solo perché ha espresso un parere, venga licenziato, o sospeso e multato?
Questi atteggiamenti hanno a che fare con la cultura?
Ma non è più un concetto di cultura, è proprio un concetto da Minculpop, non so in che altro modo chiamarlo.
Da siciliano, ma anche da cittadino, cosa ne pensa del Ponte di Messina?
Sono contro. Quelle sono zone che hanno bisogno innanzitutto di un altro lavoro sul territorio. Poi, dopo si può pensare al progetto, a parte il fatto che il progetto ha ancora delle falle dal punto di vista tecnico, e non è stato spiegato, poi c'è il problema dell'esproprio. È un lavoretto fatto anche per aiutare le mafioserie locali.
Potrebbe essere di qualche utilità per l'isola?
No, a parte il fatto che l'utilità si potrà stabilire, e potrà arrivare soltanto tra 15 anni. Ammesso e non concesso che tutto vada bene. Ma è chiaramente un discorso elettorale per le elezioni di giugno, per gli europei. Inutile parlarne, sono sempre altri balletti. Si tratta soltanto, e unicamente, di quello.
Anche perché poi c'è la questione delle infrastrutture siciliane, la Palermo-Catania, per dirne una.
Ecco, si immagini che lì ci sono dei ponti che sono stati inaugurati tre volte, perché per tre volte sono crollati.
C'è la necessità di una linea ferroviaria Catania-Palermo, che ancora è legata a un trenino che si chiama Littorina. Quanto ci si impiega, in treno?
Sei ore, contro le due che ci si mettono in 'autostrada.
Tornando alla Rai, lei disse in un'intervista recente che nel 2012 non le fecero fare interpretare Padre Puglisi, perché omosessuale.
Sì, ma questa è una storia vecchia, ancora una volta si racconta sempre la stessa cosa: è passato, è vero, anche se la censura esiste ancora. Ma è successo, basta, rimane nel passato, avanti un altro.
Lei è intervenuto anche su Ilaria Salis, di recente, cosa sta facendo il governo, e cosa potrebbe fare?
Il governo non fa assolutamente nulla. Praticamente tutto quello che fino a questo momento è stato chiesto, gridato, è stato fatto soltanto da parte di questa figura del padre, un padre straordinario. Ma non si può accettare che accada, soprattutto in Europa questo mettere così apertamente le manette, il guinzaglio. È un'immagine che nemmeno nei migliori racconti di razzismo.
E sull'idea della Schlein di candidarla invece, poteva funzionare?
In un primo momento si pensava che l'unica cosa che poteva far si di far crollare tutta la struttura Ungherese era questa. Forse era l'unica possibilità, visto come si sono evolute le cose, quella di farle avere dei voti, ma tutto questo secondo me non è giusto, è sbagliato.
Tra gli esponenti del governo Meloni, nessuno è intervenuto a favore.
L'hanno raccontata così: no, non ditegli nulla, non dovete parlare. Ma sono amici loro, Orban è un amico suo. Praticamente il cartello è non disturbate il manovratore.
Da comico e attore, come vede la questione del politicamente corretto?
Vallo a capire il politicamente corretto, non esiste più. Politicamente corretto, che vuol dire politicamente corretto? Se vuole parlare del concetto di satira, di ironia, di vignetta, in un paese ancora democratico la satira dovrebbe essere libera, è libera fino a questo momento. Ma c'è un controllo generale che veramente si deve rifiutare in toto, da tutti i lati.
Secondo lei esiste la cultura di destra?
Dal punto di vista storico può essere, però andrebbe fatta da uno storico, la ricostruzione. Noi, oggi, siamo di fronte a un governo che non vuole fare ancora i conti col proprio passato, quindi di che cosa parliamo? Di estrema destra che esiste, che si vede. Vengono protetti, più di questo, che cosa dovrebbe ancora accadere, per dire che tutto è diventato pesantissimo?
Ci si avvicina al 25 aprile, con le solite polemiche.
Ma tanto non ci andranno, alle commemorazioni, faranno i soliti ballettini. Prima non era così, ma essendo alla guida di un paese, giustamente lei (la Presidente) fa le furbate con i paesi stranieri, gli incontri, le robe, si fa vedere. Lei è una donna intelligente, è una donna in gamba, molto in gamba. Bugiardella, ma in gamba.
E si può contrapporre la questione delle foibe alla Liberazione?
Questo è un trucchetto che fanno da anni, ogni anno. Non è giusto, ma è sempre la stessa cosa. Come avviene per le fosse ardeatine, strumentalizzano queste cose in una maniera che non è storica. Lo stesso accade con la letteratura, in questi giorni si è parlato di questo romanzo in lista al premio Strega. L'autrice, Valentina Mira, è una ragazza giovanissima, e ha scritto un libro che è il recupero di un racconto politicamente storico, e anche in questo caso sono intervenuti subito per attaccarlo. Il libro non andava bene. Ma perché no? Anche lì, è una questione di controllo.
Si tenta di disonorare l'opera.
No, di abbatterla. L'ho detto prima: se hai un pensiero diverso, diventi subito un nemico.
Le fiction su Mussolini, sulle foibe, su Mameli: sta diventando davvero Telemeloni, come dicono?
Sì, la strada è quella.
Come siamo messi in Italia sulla questione dei diritti?
Qualcosa si è fortunatamente incamerato, ma c'è ancora tantissimo da fare. Sono battaglie anche queste, vere e proprie, e in questo momento la parola diritti, con questi, non è più solo un termine faticoso, ma diventa un vero labirinto.
Sempre parlando di cultura, partiamo dalla base, cioè la scuola, l'educazione.
L'argomento è sempre lo stesso. Valditara, la scuola, il Ramadan. La parola integrazione gli fa schifo, diventa subito qualcosa da combattere; non si parla di lavoro, di lavoratori, in questi giorni è accaduta la grande tragedia alla centrale idroelettrica. I morti sul lavoro, la mafia, sono argomenti di cui non vogliono parlare. La salute. Hanno distrutto, stanno distruggendo e vogliono distruggere questo eccellente punto di riferimento che è la salute, con tutto quel che ne consegue.
Si punta tutto sulle privatizzazioni.
Puntano su quello: l'interesse, il denaro. Il paese è sempre più diviso, tra ricchi e poveri.
Il denaro: sull'apertura delle scuole in estate? Si immagini andare a luglio, a scuola, a Catania.
Si rimane con l'occhio buttato fuori, non so come dire.
Poi i genitori sono anche costretti dal lavoro, a portare i bambini a scuola in estate.
Anche il lavoro è un problema. Ma dobbiamo resistere, resistere, resistere.