Domani è un altro giorno, ma anche un altro giornale che sembra non se la stia passando troppo bene. Open ha riassunto in breve gli ultimi investimenti sbagliati (per usare un eufemismo) di Carlo De Bendetti, ex proprietario di Repubblica, oggi editore di Domani. L’ingegnere aveva lasciato il giornale fondato da Scalfari alla famiglia Elkann e al gruppo Gedi, ma gli ultimi avvenimenti hanno in qualche modo confermato una tendenza che si vedeva già da tempo, la crisi del quotidiano sotto la guida di Maurizio Molinari e degli eredi dell’Avvocato. Non è l’unico fronte che vede gli Elkann in difficoltà; anche Stellantis, sempre più fuori dall’Italia, potrebbe essere costretta a chiudere degli stabilimenti e a licenziare visto il crollo di vendite e produttività. Come ricorda Open De Benedetti non è stato mai molto carino con i suoi successori e in più di un’occasione ha ironizzato sul gruppo Gedi, a suo dire incapace di gestire testate come Repubblica e L’Espresso. Al Foglio aveva dichiarato: “John Elkann è riuscito in quattro anni a distruggere il gruppo editoriale che il principe Carlo Caracciolo, suo prozio, aveva creato in circa quindici anni. Un massacro incomprensibile nei suoi scopi. John ha venduto tutti i quotidiani locali, che andavano bene. Poi ha devastato pure Repubblica, che ancora si aggira tra i quotidiani italiani con la maestà malinconica delle rovine. Mi dispiace moltissimo. È straziante. Addirittura avevano messo ad amministrare i giornali uno che allo stesso tempo si occupava della Juventus. Carta e palloni. Non so se mi spiego. A quel gruppo dirigente ho visto fare cose che manco nella ‘cena dei cretini’: dicono ‘digital first’ ma non hanno investito un centesimo in serie acquisizioni sul digitale, mentre hanno annientato la carta”.
Ma cosa dire del suo giornale, di proprietà dell’Editoriale Domani? Dalla fondazione del giornale l’editrice ha perso soldi, nonostante il crollo sia rallentato grazie al direttore Emiliano Fittipaldi. Anche la mini-holding Per spa (sotto Romed spa) avrebbe perso 198.344 euro, senza guadagnare nulla nel 2023. De Benedetti ha anche sciolto l’Umbria srls, la sua immobiliare. Persino l’investimento su dispositivi medici per la cura del tumore non è andato bene, portando l’ingegnere a perdere 4,12 milioni di euro. De Benedetti ha anche investito sulla Ywh Eye srl, che si occupa di chirurgia oculare. Nessuna buona notizia: zero guadagni nel 2023 e una perdita di 118.284 euro. Stesso destino per la scommessa nel settore dello sviluppo di dispositivi medici per il trattamento dell’ipertensione resistente, dell’ipertensione polmonare e della bronco-pneumopatia cronica ostruttiva. Nell’ultimo anno le perdite ammontano a 66.044 euro. Insomma, è davvero, come scrive Open, “un re mida al contrario”?