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DEONTOLOGIA O PARACULATA? Come è messo il Corriere che deve fare un “Patto coi lettori” su sponsor, messaggi pubblicitari e corretta informazione? Che roba è?

  • di Jacopo Tona Jacopo Tona

23 maggio 2025

DEONTOLOGIA O PARACULATA? Come è messo il Corriere che deve fare un “Patto coi lettori” su sponsor, messaggi pubblicitari e corretta informazione? Che roba è?
Il Corriere pubblica una “Carta etica” per riaffermare l’indipendenza dei suoi giornalisti da marketing e pubblicità. Ma perché serve ribadire l’ovvio? È un atto di trasparenza o una mossa d’immagine? Chi ha davvero il controllo sui contenuti? E i giornalisti avranno il coraggio di opporsi ai compromessi editoriali o resterà tutto lettera morta?

di Jacopo Tona Jacopo Tona

Avete letto la Carta pubblicata dai giornalisti del Corriere della Sera? Tutto giusto, tutto condivisibile, ma la domanda è: perché? Non dovrebbe essere la normalità? Cosa c'è dietro? Operazione di pulizia prima dei festeggiamenti per i 150 anni della testata o ammonimento? L'abbiamo analizzata punto per punto, ponendoci delle domande. Quella che viene presentata come una “bussola deontologica”, o un “patto con i lettori” suona comunque strana: che bisogno c'era di ribadire una prassi? Forse la situazione del giornalismo attuale impone una consuetudine alternativa alla correttezza? È giusto ribadire il proprio modus operandi o è successo qualcosa per cui si è reso necessario renderlo palese anche ai lettori? A voi la scelta: ecco la carta, con gli interrogativi che ci siamo posti.

La storica sede del Corriere della sera
La storica sede del Corriere della sera

“Care lettrici e cari lettori, in vista dei 150 anni dalla fondazione del «Corriere della Sera», le giornaliste e i giornalisti della testata si impegnano a rinnovare con questa Carta il patto di fiducia con Voi che siete l’imprescindibile punto di riferimento del nostro lavoro. Un rapporto che abbiamo costruito nel tempo assumendoci responsabilità ben precise. Responsabilità che hanno fatto la storia del primo giornale del Paese che è, prima di tutto, il Vostro giornale.” 

Domanda: Questa carta è un reale atto di trasparenza e assunzione di responsabilità o una mossa celebrativa e autoassolutoria in vista dell’anniversario, utile a riposizionare l'immagine del Corriere in un periodo di crisi della fiducia nei media tradizionali? Ma andiamo per punti.

“1) Si riconoscono pienamente in quanto disposto dall’articolo 44 del Contratto nazionale di lavoro e vigileranno sul suo rispetto: «Allo scopo di tutelare il diritto del pubblico a ricevere una corretta informazione, distinta e distinguibile dal messaggio pubblicitario, e non lesiva degli interessi dei singoli, i messaggi pubblicitari devono essere chiaramente individuabili come tali quindi distinti, anche attraverso apposita indicazione dai testi giornalistici”.

Domanda: Nel 2025, ha ancora senso ribadire un principio che dovrebbe essere scontato? È una presa di posizione o un'ammissione implicita che negli ultimi anni i confini sono stati spesso confusi, anche all’interno del Corriere stesso?

“2) Prendono atto dell’affermarsi di forme di informazione sponsorizzata, veicolata tramite articoli, podcast, eventi, webinar. I giornalisti non saranno disponibili ad apporre la propria firma su questi progetti e faranno da garanti di fronte al lettore rispetto alla qualità e all’indipendenza dell’informazione.”

Domanda: Cosa succede oggi, nella pratica redazionale, quando un contenuto sponsorizzato viene "mascherato" da servizio giornalistico? È una presa di distanza dalla direzione o da precedenti compromessi? E quanto è realmente applicabile questo principio, in un contesto in cui molte testate dipendono economicamente dal branded content?

“3) Non lasciano condizionare la propria attività dalle pressioni provenienti da esponenti del marketing aziendale e della pubblicità (che in alcun modo possono relazionarsi direttamente con i redattori): dalla richiesta di visionare gli articoli prima della pubblicazione alle interviste imposte.”

Domanda: Queste pratiche sono già accadute? Questo punto lascia intendere che vi sia stata (o vi sia) un’ingerenza costante di figure non giornalistiche nei contenuti. Si tratta di una denuncia implicita rivolta a editori e manager interni?

“4) Si impegnano a rifuggire le collaborazioni dirette con sponsor o aziende investitrici, eliminando qualsiasi possibilità di conflitto di interesse.”

Domanda: È credibile, oggi, affermare la totale impermeabilità dei giornalisti ai legami economici quando anche le firme più note partecipano a eventi sponsorizzati o collaborano con realtà esterne al giornale? Dove finisce la legittima visibilità e inizia il conflitto?

“5) Nel rispetto della deontologia professionale si astengono dal postare sui social – anche sui profili personali - commenti o immagini riconducibili a prodotti o aziende collegate e collegabili a sponsorizzazioni.”

Domanda: Come si distingue tra opinione personale e promozione camuffata? E quanto è controllabile l’attività privata dei giornalisti senza scivolare nel controllo aziendale? È una tutela o una forma di censura mascherata?

Massimo Gramellini
Massimo Gramellini, firma del Corriere

“6) A tutela della professione e delle competenze interne rivendicano la gestione editoriale dei contenuti giornalistici pubblicati sul giornale così come la supervisione degli account social a cui è legata l’immagine della testata. Articoli, lanci web via social, podcast e video articoli non possono in alcuna misura essere ideati, realizzati e modificati da figure professionali diverse da quelle giornalistiche.”

Domanda: È una critica ai social media manager esterni o ai nuovi professionisti del digitale inseriti dalle direzioni per gestire l’immagine del brand? È in corso una guerra fredda interna tra giornalisti e nuovi comunicatori?

“7) Vigilano affinché non vengano inseriti all’interno degli articoli online link pubblicitari che rimandano a portali di acquisto di prodotti. In caso invece di branded content il link può sussistere ma la sponsorizzazione deve essere evidenziata in testa al contenuto, secondo la già citata logica della massima trasparenza.”

Domanda: Si sta denunciando una pratica già adottata dal giornale? Se sì, chi la decide e con quali criteri? E che ruolo hanno avuto i giornalisti fino a oggi nel tollerarla?

“8) Si impegnano a non accettare regali esplicitamente o indirettamente legati alla pubblicazione di contenuti sui canali della testata.”

Domanda: Questo punto è un richiamo all’etica professionale o la risposta a episodi recenti di “marchette” mascherate? Quanto è realmente diffuso il fenomeno e quanto pesa sulla credibilità della testata?

“9) Valutano, come strumento ultimo di tutela della propria immagine professionale e correttezza deontologica, la possibilità di ritirare la firma su articoli per cui non siano rispettati i criteri qui elencati. Oltre a segnalare immediatamente al Comitato di redazione o ai fiduciari ogni tentativo di pressione da chicchessia che possa mettere in discussione i principi qui elencati.”

Domanda: Questa è forse l’unica arma reale dei giornalisti contro eventuali interferenze editoriali. Ma è anche una minaccia velata verso i vertici? Quante volte è stata realmente usata questa possibilità, e con quali conseguenze?

“10) Si impegnano, attraverso gli organismi sindacali, a segnalare all’Ordine dei Giornalisti tutte le violazioni deontologiche eventualmente riscontrate sul giornale e sulle piattaforme riconducibili al Corriere della Sera.”

Domanda: Chi decide cosa è “violazione”? L’Ordine è spesso percepito come inerte o distante: è una mossa simbolica per ridare forza all’organo o solo un passaggio procedurale? E cosa succede se le violazioni partono dall’alto?

Conclusione: “Con questa Carta si intende ribadire con forza un concetto semplice: l’informazione deve essere informazione, la pubblicità deve essere pubblicità. Il nostro ruolo in qualità di giornalisti del «Corriere della Sera» è e resta il racconto di ciò che accade nel mondo attraverso differenti punti di vista ma sempre con onestà intellettuale. Questo atteggiamento di assoluto rispetto delle regole deontologiche e di trasparenza nei confronti dei lettori dovrà riguardare l’offerta del «Corriere della Sera» in tutte le sue molteplici forme (carta, web, video, podcast, newsletter), compresa l’organizzazione di eventi.”

Domanda riepilogativa: Questa affermazione finale sembra lapidaria, ma cosa dice della realtà attuale? È un tentativo di restaurazione etica o un’ammissione che la linea è già stata superata? Qual è la vera posta in gioco: la dignità del giornalismo o la sopravvivenza commerciale del Corriere?

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