Il tema del blocco delle auto diesel Euro 5 nel Nord Italia torna a far parlare di sé, con una proroga di un anno che sembra una mano tesa alle famiglie e alle regioni, ma che nasconde non poche complessità. La Lega ha presentato un emendamento al Decreto legge infrastrutture che sposta dal 2025 al 31 ottobre 2026 il divieto di circolazione per queste auto, con la possibilità per ogni Regione di anticipare o posticipare ulteriormente la data. Una scelta pensata per evitare il rischio che tanti motori diesel meno recenti si trovino improvvisamente bloccati, salvaguardando così il diritto di molte famiglie ad avere un mezzo di trasporto. Tuttavia, questa flessibilità può creare disomogeneità sul territorio e lascia aperti dubbi sull’efficacia reale di una misura che dovrebbe invece spingere verso veicoli più puliti. Accanto a questa proroga, arriverebbe anche un obbligo per i Comuni: i sindaci dovranno comunicare formalmente al Ministero tutte le postazioni autovelox presenti. Senza queste informazioni, gli autovelox non potranno funzionare, un passaggio importante per garantire trasparenza e legalità nelle multe. Sul fronte delle infrastrutture, un altro tema caldo riguarda i fondi destinati alla manutenzione delle strade. Dopo proteste e incontri con Anci, Upi e Mef, il ministero guidato da Matteo Salvini ha deciso di reintegrare 350 milioni tagliati per il 2025-2026, ma a condizione che vengano rispettati certi adempimenti per accelerare i cantieri. Insomma, un modo per evitare che i soldi rimangano fermi senza produrre risultati concreti.

Tornando al blocco dei diesel Euro 5, la direttiva interessa Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna, regioni dove le auto di questa categoria sono ancora numerose. Dal 1° ottobre 2025, salvo proroghe, scatterà il divieto di circolazione dal lunedì al venerdì nelle ore diurne, con multe salate che possono arrivare anche alla sospensione della patente in caso di recidiva. A pesare però non sono solo le multe, ma l’impatto sul mercato dell’usato: secondo FederCarrozzieri, il divieto potrebbe far aumentare del 30-38 per cento i prezzi delle auto usate rimaste in circolazione, restringendo l’offerta e causando una svalutazione significativa dei veicoli più vecchi, soprattutto nelle regioni del Sud. Un effetto che non aiuterà certo le famiglie con budget limitati, né spingerà necessariamente verso l’acquisto di modelli più ecologici, considerato il costo elevato delle auto nuove e la situazione economica generale.

C’è poi un ulteriore punto da considerare: cosa ne sarà di tutte le auto Euro 5 che saranno ritirate dalla circolazione? L’allarme riguarda il rischio di accumulo nei depositi dei demolitori, con possibili impatti ambientali se non gestiti correttamente. Insomma, una questione che meriterebbe maggior attenzione. Infine, va segnalato il possibile aumento delle entrate comunali derivanti dalle multe e dall’incremento del bollo per le auto più vecchie, un aspetto che non passa inosservato in un periodo di bilanci spesso in difficoltà per gli enti locali. Una dinamica che rischia di trasformare il divieto in una nuova fonte di introiti più che in un’effettiva politica ambientale.In conclusione, la proroga al blocco diesel Euro 5 e le nuove regole sugli autovelox rappresentano un tentativo di mediazione tra esigenze diverse: proteggere le famiglie, rispettare l’autonomia regionale e migliorare la sicurezza stradale. Tuttavia, rimangono molti nodi da sciogliere, a partire dall’effettiva efficacia di queste misure sul fronte ambientale e dalle conseguenze economiche per gli automobilisti e il mercato dell’auto usata. Il dibattito è appena iniziato e i prossimi mesi saranno decisivi per capire se si riuscirà davvero a trovare un equilibrio sostenibile per tutti.