Non lo sapremo mai, se Fedez raccoglie la cacca del suo cane Paloma. Se non lo facesse, sarebbe una grande notizia. Anche se poi, pensandoci bene, non vuoi mica impedire alla natura il suo corso? Paloma vorrebbe concimare: sei tu che, interrompendo un ecosistema, gli hai costruito un marciapiede sotto alle zampe, ed è inutile che ti lamenti, quando ti ritrovi la suola delle Air Max tutta spalmata di marrone. Non lo sapremo mai, è vero, però ci siamo accorti che, dall'ormai noiosissimo scandalo dei pandori in avanti, il cane Paloma ha trovato sempre più spazio sui social, dai lanci di frisbee fino alla polemica con Myrta Merlino, dove la cagnolina è stato tirata in ballo più e più volte da Fedez, come se il vero protagonista delle polemiche fosse lei. Perché? Senza entrare nel merito di quali sono i problemi dell'Italia, di cui gli influencer in generale sono sicuramente parte attiva, il fatto stesso per cui ci ritroviamo a chiederci il perché di una cosa del genere, apparentemente irrilevante, è facile: sono stati gli influencer stessi a insegnarci che la loro comunicazione, pur sembrando del tutto casuale e casereccia, è in realtà il prodotto di un lavoro maniacale in cui il ditino e lo smartphone sono soltanto la testa e il collo dello struzzo mezzi infilati sotto terra. Tutto il resto è fuori, come i giornalisti sotto casa, che non aspettano il cane. Non ancora. Perché la direzione sembra essere quella. Questa strana insistenza di Fedez sul cane, sulla cacca del cane, non potrebbe nascondere la possibilità che, bruciati i due protagonisti principali del reality Ferragnez, non sia ora il momento di ripartire da uno spin-off in cui si racconta principalmente il cane? Certo, se la società che i due hanno incaricato di risollevare l'immagine gli ha consigliato una cosa del genere, forse sarebbe meglio se consegnassero ditino e smartphone direttamente al cane. Però c'è anche un'altra questione, che in qualche modo è sempre legata a quella dei personaggi rimasti in grado di portare avanti la storia. Oltre al cane, ci sono i bambini, certo, e qualcosa è ripartito anche da loro. Bisogna soltanto capire se, in seguito alla delibera di Agcom, che equipara il lavoro degli influencer a quello delle programmazioni televisive, qualcosa non cambi anche per quanto riguarda la presenza dei minori sui social, e il loro utilizzo a fini di marketing.
Perché di questo stiamo parlando, non ci stiamo certo riferendo al profilo Facebook di zia Chiaretta che mette le emoji con gli occhi a cuore sulle foto dei bambini. D'ora in avanti, anche per le attività professionali sui social bisognerà fare riferimento al Testo Unico dei Servizi Media Audiovisivi, al Decreto 218 del 27 aprile 2006 emanato dal Ministro delle Comunicazioni, “recante disciplina dell'impiego di minori di anni quattordici in programmi televisivi”, quindi al Codice di autoregolamentazione tv e minori, il quale pretende che la partecipazione dei minori alle trasmissioni “avvenga sempre con il massimo rispetto della loro persona, senza strumentalizzare la loro età e la loro ingenuità”, e anche di “non utilizzare i minori in imitazioni grottesche degli adulti”. Questo, visto il lavoro svolto dagli influencer, aprirà sicuramente dei contenziosi, o quantomeno un dibattito, per capire dove inizia e finisce la strumentalizzazione dell'età, e fino a che punto non sia grottesca l'imitazione degli adulti. Io inizio a pensarci, magari mentre porto fuori il cane, lasciando che la natura faccia il suo corso anche nel caso degli influencer, soprattutto adesso che è ora di raccogliere tutte le cacche che hanno lasciato in giro.