Qualche giorno fa, alle prese con un principio di semi sbronza da grappa al lampone, mi sono ritrovata, come spesso accade, a vagare sui i social alla ricerca di qualcosa che cogliesse la mia attenzione. Tra una ricetta sul bacon vegano a base di bucce di banana e un approfondimento sull’amore tossico, mi sono imbattuta in un non meglio identificato reel sul “toliamore”. Il primo pensiero è stato uno e uno soltanto: “E adesso che è 'sta ca***ta?”
Il toliamore è l'ultimo neologismo che sta spopolando nel mondo delle relazioni moderne. Come se non bastasse dover imparare a gestire il poliamore e tutte le sue varianti, (per me non è manco un’opzione, ma il sono vecchia e single) ora ci tocca pure fare i conti con questo “toliamore”, ovvero la tacita tolleranza verso l'infedeltà del partner.
Praticamente, si chiudono gli occhi (tutti e tre, pure il terzo in mezzo alla fronte) davanti a qualche scappatella purché l'amore e l'impegno restino intatti. Bello eh... Come se tradire potesse avere un lato tenero e romantico. Oddio, al contrario delle mie più sincere convinzioni, pare di sì.
Ricordo ancora la prima volta che ho tradito. Mi sono sentita un verme, ho pianto lacrime amare, persino quelle che non sapevo di avere. In quel momento, mio padre, noto per le sue perle di saggezza emotivamente devastanti, se ne uscì con sentito e rodato: "Micol, non esiste l’amore intransigente". E accidenti, aveva ragione.
Purtroppo, l'amore intransigente non esiste. Anche mia madre, la sua ex moglie, anni dopo dovette ammetterlo. Cervi a primavera gli ex coniugi Ronchi. Ma davvero c'era bisogno di un nuovo termine per qualcosa di così ovvio? Come dice saggiamente la mia amica Betta, questo fenomeno non ha già un nome, e cioè “tradimento all’italiana”, quella modalità di corna bilaterali dove tutti sanno e tutti tacciono per quieto vivere?
Il toliamore è un “chiudi un occhio, tanto non si sa". Non si discute, non si ufficializza, semplicemente si fa e si accetta, in una sorta di tacito accordo. Dan Savage, citato dal New York Post, spiega che si tratta di tollerare una lap dance o una breve relazione, finché non si smette di dimostrare amore e impegno al partner principale. Praticamente, un amore a intermittenza con opzione di tolleranza.
Marie Thouin, una coach di relazioni, ha provato a metterci in guardia. Secondo lei, nelle società meno avanzate dal punto di vista dell’uguaglianza di genere, c’è il rischio che le donne finiscano per accettare passivamente l’infedeltà dei mariti pur restando monogame. Ma dai? E c’era bisogno dell’esperta per capirlo ? Pare di sì.
La stessa esperta però ci ci rassicura su un fatto: nelle società più progressiste e paritarie, il toliamore dà a entrambi i membri della coppia la possibilità di sperimentare senza turbare l’armonia della relazione. Carina come prospettiva, ed in effetti l’idea di trasferirmi in una società moderna come la Norvegia non mi turba per niente.
Accetto la cosa e le scoperte di chi è più intelligente di me, ovviamente, non contesto esperti, vox populi, life coach etc. Prendo atto che la monogamia non esiste. Vorrei tuttavia ricordare al mondo che a volte, raramente, ogni tanto, c’è una certa dose di erotismo anche nella fedeltà.