Italia, agosto, piena estate. Il Belpaese, sfiancato dal clima torrido pomeridiano e dalle notti tropicali, è in letargo. Aziende, uffici, bar, ristoranti, studi professionali, sono accomunati dallo stesso avviso, rivolto ai clienti, attaccato su porte e saracinesche, o lasciato sui profili social: “Chiuso per ferie”. Trovare parcheggio a Milano o a Roma non è mai stato così facile perché tutti hanno staccato la spina. Già, perché, rispettando la più importante tradizione non scritta d'Italia, gli italiani sono in vacanza, al mare o in montagna, all'estero o in qualche meta tropicale, oppure ricaricano le batterie nella casa di famiglia in montagna. Non c'è niente di male nel riposarsi dopo un anno di intenso lavoro. E poi, non scherziamo, siamo in Europa. Fin dagli anni '90 l'Unione europea ha adottato una direttiva sul tempo di lavoro che richiede almeno 20 giorni lavorativi di ferie pagate in tutti i Paesi membri. Nell'ottica italica c'è solo un piccolo, grande problema: perché la grande maggioranza delle aziende/persone sceglie di spendere il meritato e dovuto relax ad agosto? Succede così da quando siamo nati. Anzi: da molto prima. Da quando, ai tempi degli antichi romani, l'imperatore Ottaviano Augusto stabilì che l'intero mese a lui dedicato, agosto appunto, fosse dedicato al riposo e alle festività dedicate al raccolto. La consuetudine sarebbe poi rimasta in auge con l'avvento delle industrie fino ai giorni nostri.
Ok, questa è più o meno storia. Ma perché continuiamo a fermare l'intero Paese ad agosto? Sì, c'è Ferragosto e il mare ha tanti fan. Solo che non in tutto il mondo – e a dire il vero nemmeno in Europa – funziona così. Certo, in queste settimane molti vanno in ferie – politici compresi - ma poche nazioni si bloccano veramente come l'Italia. Perché, allora, non adattarsi al presente e iniziare a spalmare le vacanze su più mesi, e non solo attorno al 15 di agosto? Certo è che quest'anno, qualunque cosa abbiate in mente di fare, sappiate che dovete fare i conti con una linea ferroviaria nazionale, compresa quella ad alta velocità, oggetto di “lavori di potenziamento”. Il che significa che, nello stesso periodo in cui gli italiani vanno in vacanza, magari pensando anche di prenotare un Italo o una Freccia Rossa, i treni riserveranno ai poveri viaggiatori tempi di percorrenza più lunghi, nuovi orari e cancellazioni. Disagi su disagi, che si sommano ai prezzi esorbitanti raggiunti da hotel e stabilimenti balneari. Secondo un'indagine di Altroconsumo, rispetto all'anno scorso il posto in spiaggia nel 2024 costa in media il 4% in più rispetto al 2023. Una settimana con un ombrellone e due lettini a disposizione nelle prime quattro file di uno stabilimento raggiunge i 203 euro, con ritocchi al rialzo e al ribasso a seconda delle mete.
Se il disagio è ancora poco, il colpo di grazia è rappresentato dal turismo di massa. L'overtourism, come lo chiamano quelli bravi, sta trasformando, in silenzio e sotto gli occhi di tutti, l'Italia in una sorta di Thailandia europea. E cioè in una nazione solo ed esclusivamente dipendente dal turistmo di massa estero. Sì, perché i numeri dicono che l'industria italiana è in recessione da 16 mesi e la manifattura è nelle sabbie mobili, ma che allo stesso tempo il turismo e i servizi collegati al settore vanno a gonfie vele. A proposito dei turisti stranieri: sono in aumento del 14% sul 2023, nei primi due mesi dell'anno hanno speso il 20% in più di un anno fa, e possono contribuire al 15% del pil nazionale. La sensazione è che il prossimo agosto sarà peggiore di questo. Quindi godetevelo anche se controvoglia.