C’è stato un tempo in cui la stampa indagava la realtà, aiutava a comprenderla ed essere imparziali era un valore aggiunto. Adesso è tutto cambiato, i media vogliono insegnarci a pensare, sono costretti ad essere didattici per ottenere la nostra attenzione; motivo per cui la gente li diserta sempre più preferendo piuttosto diventare complottista che farsi fare il lavaggio del cervello dagli opinionisti pettinati e moralisti, i nuovi preti per noi che la fede non ce l’abbiamo più e crediamo ad ogni dogma (specie quando è reprimente e autoritario). Indicativo dello stato della stampa italiana il caso Fleximan. Nessuno sa chi sia, se una persona sola o un gruppo organizzato, ma tutti sanno cosa fa: abbatte col flessibile alcuni degli autovelox più selvaggi d’Italia. Attenzione: non stiamo inneggiando a lui solo perché non lo abbiamo ancora definito un mostro, abbiate pazienza di andare avanti. Siamo il paese col più alto numero di apparecchi di rilevazione della velocità installati, più di 11 mila, il doppio di Germania e Francia e da noi il giro di soldi delle multe si aggira sui 75 milioni di euro l’anno. Siamo anche il paese in cui non solo gli stipendi sono fermi da trent’anni ma sono anche i più bassi d’Europa; un paese a crescita sempre poco sopra lo zero (una crescita che se anche ha il segno + è impercettibile per i comuni mortali). Un paese dove ti compri casa solo se sei ricco, che si regge sul precariato, in cui avere un figlio è un lusso; un paese inchiodato nel passato da generazioni di classi politiche strambe, inette.
E così il Corriere, Repubblica e tutti i giornali colti dirottano la loro analisi su Fleximan chiamando in causa psicologi, psichiatri, vittime di incidenti stradali e paragonando le sue gesta a quelle di un delinquente “pericoloso” e “violento”, “egoista” addirittura. Il procuratore di Rovigo dice che per chi inneggia al fuorilegge sui social si potrebbe prospettare l’apologia di reato, qualcosa che forse nemmeno in Corea del Nord verrebbe preso in considerazione. Ricordiamoci che i social sono quel posto in cui Selvaggia Lucarelli chiama “debunking” infangare la reputazione di persone che non conosce per accrescere la sua e le sue truppe di seguaci finiscono il pestaggio mediatico insultando nei commenti i poverini. Questa non è apologia di niente, nessun giornale la definisce tale. Nessun giornalista va dal procuratore di Rovigo a chiederne in merito. Ora andiamo dai poveracci sulle statali del Polesine costretti in una vita in macchina, su e giù per andare al lavoro, in ritardo per andare al lavoro, in ansia per il ritardo che faranno al lavoro che gli serve per pagarsi da vivere; che sforano di qualche chilometro in tratte dove chi ha installato il dispositivo - pensando agli introiti che andranno nelle casse del comune- sa che è impossibile non sforare; quelli che esultano per un palo tagliato… per la stampa colta sono degli incivili.
Mettiamoci nella testa del tizio che riceve multe per centinaia di euro e a malapena va avanti, chiediamoci: le multe sono calibrate al costo della vita? Signori della stampa chiediamoci: come mai un civile cittadino inneggia a chi abbatte i pali? Forse il fenomeno di Fleximan è solamente una forma di resistenza civile, per quanto ne sappiamo potrebbe essere anche una performance artistica di protesta. Magari ci fosse Cattelan dietro, assumerebbe tutta un’altra luce la vicenda, i titoloni la definirebbero “provocazione”, “idea geniale”. Possiamo indagare? No! Impossibile per i giornali che ormai sono schiavi delle politiche dei social: tempi di attenzione di un criceto e via ad agganciare il prossimo clic con un titolo bomba. Vietato approfondire, bisogna subito schierarsi, motivo per cui nelle redazioni di Milano, dietro le scrivanie delle redazioni “digital” ci sono per lo più degli impiegati che non escono mai dall’ufficio, che si limitano a navigare tutto il giorno online e riciclare notizie di altri, spesso pure male. Il giornalista dovrebbe essere uno che trova le notizie, uno che sta sulla strada, un detective, un sociologo, magari uno che scopre chi è Fleximan, non uno che semplicemente scrive su un foglio il suo voto in condotta. Se i quotidiani sono crollati un motivo ci sarà e non possiamo dare sempre la colpa a internet. Il fatto è che la gente un po’ di intuito ce l’ha e se uno vuol sentire la messa va in chiesa, non da un opinionista.