Papa Francesco ha passato dodici anni a farsi definire un rivoluzionario. Per le aperture sui migranti, l’attenzione al clima, la vicinanza dimostrata verso i poveri. Ma forse la sua vera rivoluzione non l’ha fatta durante il pontificato, ma prederà corpo adesso, dopo la scomparsa del pontefice, con il conclave che deciderà chi sarà il prossimo Papa. Sì, perché l’operazione più sottovalutata di Bergoglio è stata rimodulare da cima a fondo il collegio cardinalizio. Oggi, infatti, otto elettori su dieci sono stati nominati da lui. E la maggior parte di loro non ha mai nemmeno visto una fumata bianca da vicino, come ha scritto Harriet Sherwood su The Guardian. Sono giovani (a 60 anni rientrano tra i "ragazzi" per gli standard vaticani e uno ne ha persino 44) e vengono da posti dove dire "sono cattolico" non è certo una condizione senza conseguenze anche negative (Mongolia, Iran, Algeria). Nel 2013, più della metà dei cardinali veniva dall’Europa. Oggi sono soltanto il 39%. Gli altri? Asia, America Latina, Africa. E già questo ci suggerisce che il prossimo Papa potrebbe non essere "uno di noi", cioè di quelli nati tra Roma o la Baviera con la tonaca stirata e la cultura da Latinorum.

Sul toto-papa, i bookmaker danno in testa Pietro Parolin, il capo della diplomazia vaticana, e Luis Antonio Tagle, filippino che piace tanto a chi sogna una chiesa globale. Ma ci sono pure nomi come Jean-Claude Hollerich (progressista di Lussemburgo), Michael Czerny (canadese, molto "Francesco style") e i soliti conservatori duri e puri capitanati da Raymond Burke, il vescovo trumpiano che vuole riportare tutto ai tempi delle crociate. Insomma: Papa Francesco non ha messo un successore sul trono di Pietro, ha messo un timer sotto il sistema. E adesso tocca vedere se esplode davvero o se vincerà, come sempre, il compromesso. Nel frattempo, il mondo scommette: il conclave è uno dei mercati più caldi delle scommesse online. Altro che Rinascimento o banche romane: il futuro della Chiesa si decide a colpi di click e wallet crypto. Se questa non è una rivoluzione, allora cos’è?
