La nostra è un’oligarchia coloniale decadente che ha perso le colonie e non si rassegna di non avere più nessuno da sfruttare. Così, da anni, colonizza i poveri e la classe media che però non si rassegna ad essere annientata dopo essere stata per tanto la spina dorsale dell’egemonia europea. D’altronde la politica o si fa o si subisce. Il popolo ha smesso di farla da più di cinquant'anni rassegnandosi a perdere il potere di avere realmente voce in capitolo sulle scelte fondamentali. A breve partirà l'intrattenimento elettorale per il rinnovo del Parlamento europeo e alla fine, gli elettori dovranno votare qualcuno tra i soggetti chiamati a illustrare l'offerta politica per il prossimo quinquennio. La novità è che il Parlamento eletto si troverà a progettare la nuova Costituzione Europea che probabilmente segnerà la nascita degli Stati Uniti d'Europa.
Chi verrà eletto dovrà intraprendere questo percorso reso necessario per superare la crisi geopolitica attuale. Oggi i padroni del vapore (Usa in primis) vogliono che l’Europa cresca come soggetto politico. Sono disposti ad investire nel rischioso progetto di indipendenza e autonomia politica dell’Europa avendo capito che se non dovessimo crescere crolleremmo e così perderebbero un alleato fondamentale. Mentre i paesi europei, per la lunga tradizione di frequentazioni eurasiatiche, alla lunga riuscirebbero a trovare altri paesi partner, gli Usa e l’Inghilterra hanno compreso che non possono riuscire a vincere le nuove sfide senza l’Europa dalla loro. D’altronde senza l’Europa che cosa sarebbe l’America se non un paese di indio e pellerossa? E all'Europa non mancherebbe veramente nulla per avere successo e fare il passo successivo dell’unione politica, se solo avesse una classe dirigente.
Ma una classe dirigente purtroppo non si improvvisa, specie dopo decine di anni persi a insegnare ai nostri paesi a decadere, a svendersi, a privatizzarsi e a convertirsi per assecondare i piaceri di un sistema finanziario che non sa che farsene di esseri umani pericolosi che votano o addirittura pensano. Allora si comprendono gli oltre quarant’anni spesi in privatizzazioni e di colpevolizzazioni dei politici per convincerci che la politica è impotente e dannosa. È servito se non è altro a fare in modo che ci si dedicassero in genere i peggiori, così al posto degli ottimati abbiamo assistito all’opera dei “pessimati”. Il sogno di questo sistema è che la politica diventi del tutto inutile, così, una classe di corporazioni ultranazionali che estraggono le risorse di ogni paese con la violenza nomade di Attila e i suoi Unni potrà gestire tutto il mondo schiacciando pochi pulsanti.
Una finanza nomade e globalizzata che sfugge a ogni responsabilità e che ha come modelli i miliardari o i trilionari. Queste sono le forze in campo che soffocano gli europei. Se vogliamo crescere dobbiamo costruire un popolo europeo che ancora non esiste, dobbiamo ricostruire una politica che abbia il primato sui fondamentali dell’economia, una politica dove lo Stato non si svende più, oppure, costruiremmo un’Unione fondata su un’Europa da bere come la famosa Milano.
Ma ora bisogna di nuovo creare ricchezza, riprendere i mezzi di produzione e promuovere una rivoluzione culturale che produca la pappa reale per le nuove classi dirigenti alle quali non serve solo un’etica di circostanza, ma anche una morale di fondo. Se vogliamo che gli Stati Uniti d'Europa non siano il mostro di Frankenstein di Mary Shelley prima dell’esercito europeo serve una classe dirigente che convinca il popolo europeo a aderire a un progetto futuro di lungo respiro come quello realizzato da Roma, ripreso da Carlo Magno e sognato da Napoleone.
I popoli non si improvvisano, per questo la nazione raccontata dal Manzoni in Marzo 1821 era: una d’arme, di lingua, d’altare, di memorie, di sangue, di cor. Perciò dobbiamo recuperare le nostre tradizioni e la nostra storia, capirne il valore e l’importanza perché, se non rispettiamo la nostra cultura non sappiamo rispettare neppure quella degli altri. Serve poi una scuola per formare funzionari fedeli in grado di difendere gli interessi dello Stato da forze che non vorrebbero neppure che questo Stato europeo esistesse. Costruire un popolo europeo significa costruire una nuova narrazione, un sogno politico che coinvolga i cittadini europei in un nuovo paradigma. Non si possono fare gli Stati Uniti d’Europa senza una nazione che si prenda a carico una nuova idea imperiale europea. Se stavolta davvero vogliamo fare l’Europa bisogna fare un sogno che partorisca gli europei.