Sorpresa, uno stato di assoluta sorpresa. È questo il sentimento provato quando è stata pubblicata l’intervista esclusiva a John Elkann sulle pagine del quotidiano L’Avvenire. Si tratta, infatti, di una delle pochissime, soprattutto negli ultimi anni, concessioni fatte proprio dall’erede di casa Agnelli, ora a capo della holding di famiglia e soprattutto presidente del colosso automobilistico italo (meno) francese (più) Stellantis. Insomma, un’intervista, questa a firma di Marco Ferrando, che sembrava promettere molte cose, e soprattutto grandi verità, e invece… Ettore Boffano su Il Fatto Quotidiano commenta le parole di Jaky rilasciate a quello che lui chiama il “quotidiano dei vescovi”, rivelando che “sono tante le domane (e le relative risposte che il giornalismo potrebbe agitare, rispetto alla vicenda dell’eredità Agnelli, attorno a John Elkann”, e sottolineando anche come quello del L’Avvenire si sia rivelato un interessamento di gossip, improntato sullo scontro tra Margherita Agnelli e i suoi tre figli John, Lapo e Ginevra, eppure, continua il giornalista, “ci sono però altre domande che andrebbero rivolte e altre risposte che, per ora, restano ostinatamente inevase”. Insomma, lo scoop, se tale è possibile definirlo, più grande dell’intervista riguarda l’ammissione di Elkann riguardo la sua infanzia, quando, si citano le parole dell’imprenditore “fin da piccoli (lui e i fratelli, ndr) abbiamo subito violenze fisiche e psicologiche da parte di nostra madre”. Una questione su cui è impossibile commentare, ma Boffano pretende altri interrogativi: “Sapeva - scrive sul Fatto - John Elkann che i suoi nonni aprivano e gestivano decine e decine di società offshore (e dunque di capitali esteri) in paradisi fiscali? E lui e i suoi fratelli, a loro volta, li hanno chiusi o continuano a utilizzarli? E come mai - continua -, solo dopo un’ispezione della Guardia di Finanza, hanno dichiarato due società di diritto del Liechtenstein gestite da un trust? E cosa sanno - scrive ancora Boffano - degli ‘artifici e raggiri’ dei quali li accusano i pm torinese per ‘aver simulato la residenza svizzera della nonna’ al fine di evadere il fisco italiano?”. Questi, a quanto pare, sarebbero stati i punti da toccare nell’intervista di Elkann, anche perché, si legge ancora sul Fatto, “pagare oppure no le tasse, essere uguali oppure no agli altri […] sono queste - sottolinea Boffano - le cose che interessano di più gli italiani in questa complicata e furibonda lite familiare, prima ancora di madri (forse) maltrattanti e di figli - continua il giornalista - (probabilmente) molto avidi. Sapere se la legge e anche le tasse sono davvero uguali per tutti”. Ma non è che John da Agnelli si sia trasformato quasi per magia in un agnellino?
La domanda questa volta se la pone Maurizio Belpietro su La Verità, giornale che dirige lui stesso, affermando, sempre in relazione all’intervista de L’Avvenire, come “John Elkann, si traveste da Agnellino, dichiarandosi vittima di un’infanzia infelice. Tutta colpa della mamma che fin da quando lui e i fratelli erano in tenera età, li seviziò, sottoponendoli a violenze fisiche e psicologiche”. Insomma, come per Boffano, anche Belpietro le domande che avrebbe dovuto porre Ferrando al presidente di Stellantis sono ben altre. Il direttore del quotidiano, inoltre, riporta anche altri passaggi dell’intervista, come l’apertura di Jaky a un dialogo con il Governo, anche se in realtà, scrive Belpietro, “il gruppo automobilistico reclama i soldi e, soprattutto, misure protezionistiche che impediscano a marchi stranieri di insediarsi in Italia”, citando anche la deindustrializzazione della (ex) Fiat verso lidi stranieri (e meno costosi) come il Marocco, “dove - si legge - ha invitato i fornitori a trasferirsi, o là dove la manodopera costa meno”. Comunque sia, si cita La Verità, “se il presidente di Stellantis vuole mettere in piazza gli affari sporchi di famiglia, lo faccia fino in fondo raccontando per filo e per segno una vicenda che, per quanto privata - scrive Belpietro -, è in realtà questione pubblica perché ha ricadute su decine di migliaia di famiglie. E continua il direttore non si limiti a rendicontarci con ritardo dei ceffoni subiti o delle punizioni patite, ci descriva la complessa transizione dalla terza alla quinta generazione di Agnelli con il salto della quarta e alzi il velo su passaggi societari e di proprietà che non sono sempre stati limpidi e anche su alcuni aspetti fiscali”. E poi, riguardo al patriottismo di Elkann e al suo amore per Torino confessato nell’intervista, scrive ancora Belpietro, “se fosse vero, Exor, ossia la finanziaria del gruppo, non avrebbe sede in Olanda, dove come è noto si pagano meno tasse. Va bene trasformarsi da lupi in agnellini - conclude il giornalista -, ma a noi non sta bene fare la parte dei fessi”.