John Elkann starebbe versando almeno 175 milioni di euro all'Agenzia delle Entrate per sanare completamente la posizione fiscale legata all'eredità Agnelli. Lo scrive Ettore Boffano su Il Fatto Quotidiano, una mossa che, se autentica, come afferma il giornalista, sanerebbe ciò che gli contesta la Procura di Torino. Il presidente di Stellantis è indagato dalla Procura di Torino dal febbraio 2024 per presunta truffa ai danni dello Stato ed evasione fiscale, insieme ai fratelli Lapo e Ginevra. L'inchiesta, condotta dai pm Marco Gianoglio, Mario Bendoni e Giulia Marchetti, ruoterebbe attorno ai presunti “artifizi e raggiri che sarebbero stati messi in atto per costruire una falsa residenza in Svizzera” della nonna Marella Caracciolo, scomparsa nel febbraio 2019. Per la Procura il presunto fine sarebbe stato quello di non pagare la “tassa di successione in Italia e anche quella di sottrarre quell'eredità alla madre”, scrive il giornalista. Sempre secondo le ricostruzioni del Fatto Quotidiano, pare che oltre 110 milioni siano già stati versati. Che questa mossa, come ipotizza l'esperto, possa preludere a un'intesa con la magistratura? Ecco che intanto, abbandonata l'ipotesi del patteggiamento, che “potrebbe avere effetti negativi sulle cariche societarie”, i legali di Elkann starebbero puntato alla “messa alla prova” davanti al giudice per le indagini preliminari. L'ipotetico ed eventuale meccanismo prevederebbe un programma “riparatorio” e di lavori di “pubblica utilità” legati all'assistenza di soggetti deboli o in strutture socio-sanitarie per anziani e disabili, oltre ad attività di protezione civile e valorizzazione culturale. Un impegno che dovrebbe durare “almeno un anno”, al termine del quale, se completato positivamente, il reato si estinguerebbe. Il decreto di sequestro preventivo del settembre 2024 eraa di 74,8 milioni di euro. Nel dettaglio, come riporta Boffano, erano stati contestati circa 42,8 milioni di presunta evasione fiscale su una rendita vitalizia che la nonna degli Elkann riceveva dalla figlia Margherita (29 milioni tra il 2015 e il 2019) e “su redditi da capitale per 116,7 milioni derivanti da attività finanziarie affidate a due trust alle Bahamas”. A questi si sarebbero aggiunti “32 milioni di tassa di successione non versata”, riconducibili alle quote di un fondo di investimento lussemburghese e alla presunta divisione di “opere d'arte e gioielli di ingente valore” per oltre 170 milioni di euro, che sarebbero stati giustificati dagli indagati come “regali” ricevuti dalla nonna. La situazione pare si sia ulteriormente complicata con la scoperta da parte della Guardia di Finanza di un altro offshore alle Bahamas con un patrimonio di quasi 500 milioni di euro, gestito in Lussemburgo dalla fiduciaria Piz Nair. Intanto la famiglia ha confermato di aver raggiunto una definizione complessiva con l'Agenzia delle Entrate in relazione agli oneri tributari derivanti dall'eredità della nonna Marella Agnelli. All'Ansa, un portavoce degli Elkann ha fatto sapere che “la definizione è stata conclusa senza alcuna ammissione neppure tacita o parziale della fondatezza delle contestazioni inizialmente ipotizzate”. Da quello che sappiamo pare che l'accordo sia stato preso "con l'obiettivo di chiudere rapidamente e definitivamente una vicenda dolorosa sul piano personale e familiare".

Più complessa apparirebbe invece la posizione di Gianluca Ferrero, presidente della Juventus e commercialista degli Elkann, “indagato a sua volta per - presunta - truffa ai danni dello Stato ed evasione fiscale”. Nei suoi confronti i pm pare che contestino anche il concorso nella “falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici” che, come possiamo scorgere nell'articolo, sarebbe anche stata compiuta da uno dei più importanti notai torinesi. Come evidenzia l'anticipazione e analisi condotta dal giornale, dato che Ferrero sarebbe indagato per due diversi reati, questo renderebbe “impossibile per lui la strada di una soluzione identica a quella a cui punta Elkann”. Il commercialista dovrebbe decidere se patteggiare per l'eventuale falso commesso in concorso con Morone e poi chiedere a sua volta la “messa alla prova” per la presunta truffa ai danni dello Stato. Qualora Ferrero non riuscisse a trovare un accordo, per lui potrebbe scattare la richiesta di rinvio a giudizio, con la possibilità di un “processo pubblico davanti al Tribunale penale di Torino che coinvolgerebbe anche il nipote di Gianni Agnelli”. Che dire, al momento, non ci resta che attendere ulteriori sviluppi.
