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Eredità Agnelli Elkann: il sangue, la legge e 175 milioni di euro per scardinare la Dynasty (e la cassaforte di famiglia Dicembre)?

  • di Beniamino Carini Beniamino Carini

  • Foto di: Ansa

15 luglio 2025

Eredità Agnelli Elkann: il sangue, la legge e 175 milioni di euro per scardinare la Dynasty (e la cassaforte di famiglia Dicembre)?
Mentre la polvere dell’indagine penale si deposita sul tappeto rosso dell’alta borghesia, la partita sull’eredità Agnelli si sposta in un’aula civile torinese. In gioco c’è ben più della memoria di Donna Marella: Margherita, madre di John, Lapo e Ginevra Elkann, sfida l’intero impianto successorio firmato in Svizzera, cercando nelle carte del Fisco le prove della sua verità. Ma cosa dice davvero quell’accordo da 175 milioni con l’Agenzia delle Entrate dei figli? E se la residenza della madre fosse riconosciuta come italiana, che fine farebbe la cassaforte di famiglia, la Dicembre? Un duello di sangue e carte bollate

Foto di: Ansa

di Beniamino Carini Beniamino Carini

Non c’è niente di più mondano di un’eredità contesa. O forse sì: un’eredità contesa con un accordo fiscale da 175 milioni di euro e il nome Agnelli nel titolo. Nella sceneggiatura da dinastia che neanche una soap venezuelana oserebbe scrivere, la battaglia fra Margherita Agnelli e i suoi tre figli – John, Lapo e Ginevra Elkann – entra nel suo atto civile. Non nel senso di buoni rapporti, ma di causa legale. Con più carta bollata che in una tipografia del '900.

Dopo aver già incendiato il terreno penale con le accuse (non da poco) di frode fiscale e truffa ai danni dello Stato, ora la contesa si riversa davanti alla giudice Nicoletta Aloj del tribunale di Torino. Il 29 settembre è la data, ma il tempo giudiziario è un animale lento. Non c'è regia, ma non mancano giudizi e testamenti.

Dalle cronache è emersa la cifra – ufficiosa, ma clamorosa – che i tre rampolli e il commercialista Gianluca Ferrero avrebbero versato al Fisco: tasse non pagate, sanzioni e interessi, tutto relativo agli ultimi anni di vita di Donna Marella, la vedova dell’Avvocato per antonomasia. Dal 2015 al 2019, anni in cui – sostiene Margherita – la madre risiedeva in Italia. E se davvero risiedeva in Italia e non in territorio elvetico, la legge successoria italiana si applicherebbe. E se la legge italiana si applica, l’accordo svizzero che l’ha estromessa potrebbe andare in fumo.

Per questo, l’obiettivo del fronte Margherita è far entrare nell’aula civile quelle carte, magari anche la sentenza di patteggiamento che si profila per Ferrero, mentre Elkann tenta di salvarsi con la cosiddetta “messa alla prova”, una misura che estingue il reato in cambio di qualche buona azione. Il tutto – va detto – “senza alcuna ammissione neppure tacita o parziale”, come ha precisato un portavoce della famiglia.

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John Elkann Ansa

Margherita contro tutti: quando il sangue non fa testamento

A ben vedere, questa non è solo una lite tra eredi. È una guerra sul senso stesso dell’appartenenza, sulla residenza di una madre e sulla volontà di un padre morto vent’anni fa. Margherita – che nel 2004 accettò 1,3 miliardi di euro in cambio dell’esclusione dai patti successori – oggi chiede di rientrare in scena. E non solo per orgoglio: c'è in palio il controllo della Dicembre, cassaforte di famiglia e, da lì, l’accesso all’Impero Exor.

Ma gli Elkann – come un bastione sabaudo – resistono. Puntano su una distinzione da addetti ai lavori: residenza fiscale non è residenza civilistica. E se Marella è stata residente civilmente in Svizzera, allora i patti successori elvetici sono validi. Anche per l’Italia.

Il caso dell’eredità Agnelli è un teatro dove ogni attore ha la propria versione, ogni documento una doppia lettura. Il notaio svizzero Urs von Grünigen, il commercialista Ferrero, i tre fratelli Elkann e la madre Margherita: tutti sulle barricate, ognuno con la propria verità firmata e timbrata. Ma nella polvere sollevata da milioni e testamenti, resta una domanda elementare quanto spietata: di chi è davvero l’eredità dell’Avvocato?

La risposta non sarà affidata a un nome sul campanello, ma a una sentenza, e forse neanche quella basterà. Perché ci sono famiglie, e poi c’è la Famiglia. E quando il sangue è blu, anche la giustizia scolora.

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di Beniamino Carini Beniamino Carini

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