Questa volta Maurizio Molinari, ex direttore di Repubblica e oggi editorialista, l'ha sparata grossa? Talmente grossa che un avvocato cassazionista ha deciso di prenderlo di petto con un esposto all’Ordine dei giornalisti del Lazio. Il motivo? Avrebbe diffamato pubblicamente Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati. E non con qualche opinione da salotto buono, ma con accuse che - secondo l'esposto - rappresenterebbero fango gratuito senza nessuna pezza d’appoggio. A firmare l'atto è Carlo Augusto Melis-Costa, avvocato sardo con la toga pesante, che scrive nero su bianco: “Molinari ha parlato di presunti finanziamenti da Hamas e addirittura di titoli accademici falsi”. Il tutto, si legge, senza mezza prova in mano, se non un “relata refero”. Tradotto: me l’ha detto mio cugino. E la cosa più assurda? Lo ha fatto in diretta su Rai News 24, con tanto di giornalista presente (Giuseppina Testoni) a far da tappezzeria.

E mentre Molinari lancia cannonate in tv contro la relatrice speciale delle Nazioni Unite, Onu e Europa smontano pezzo per pezzo le sue insinuazioni. Dalla portavoce di Guterres al presidente del Consiglio per i Diritti Umani, passando per l’Alto Commissario Volker Türk, tutti schierati pubblicamente con Albanese. Anche l’Unione Europea si è fatta sentire: a difesa della relatrice e delle sue funzioni. L’esposto è un lungo j’accuse contro la postura da pistolero mediatico: “Le dichiarazioni di Molinari non solo hanno danneggiato la reputazione della dottoressa Albanese, ma anche la credibilità dell’informazione giornalistica”, scrive l’avvocato. Insomma: avrebbe fatto a pezzi il principio base del mestiere - quello che dice che prima di parlare devi, almeno ogni tanto e su questioni così importanti, controllare se è vero. Ora la palla passa all’Ordine dei giornalisti. Melis-Costa chiede un procedimento disciplinare: per capire se davvero Molinari abbia superato la linea rossa tra il diritto di critica e la disinformazione. Resta un dato: quando l’informazione si fa megafono di retoriche belliche (e di chi ne approfitta), chi prova a raccontare i fatti rischia di finire sotto attacco. Ma stavolta, a finire sulla graticola, è proprio chi ha accusato, nonostante, a parte Professione Reporter, non ne parli nessuno di questo giornalismo che gioca a fare la geopolitica dal bancone del bar.
