La lunga vicenda giudiziaria che divide la famiglia Agnelli-Elkann riguardo le eredità dell’Avvocato e della moglie Marella Caracciolo continua a far discutere con dettagli sempre più scabrosi. Dopo l’iscrizione sul registro degli indagati (anche) di Lapo e Ginevra Elkann, accusati di truffa ai danni dello Stato, ora il quotidiano La Verità rivela che potrebbero esserci delle “possibili nuove contestazioni sui passaggi delle quote della Dicembre”, vale a dire la cassaforte di famiglia. Il dubbio dei pm, dunque, riguarda la metodologia con cui queste quote sono passate dalla Caracciolo a suo nipote John Elkann, e su questa questione, rivela sempre il giornale, “ballano altre tasse di successione”. A scrivere è il giornalista Gianluca Paolucci, che riporta di “un breve vertice in procura ieri tra i pm titolari dell’inchiesta sull’eredità Agnelli e gli uomini della guardia di finanza”. Occorre ricordare anche la lunga trafila del riesame richiesto dai legali di Elkann e del commercialista Gianluca Ferrero riguardo ai sequestri in seguito alle perquisizioni dello scorso mese. All’inizio il Tribunale aveva dato ragione ai due, ma infine il sequestro è stato rinnovato, soprattutto per una serie infinita di documenti relativa proprio alla Dicembre, “una società semplice - scrive Paolucci - con 103 milioni di euro di capitale, ha […] il 40% della Giovanni Agnelli & C. Nv, di diritto olandese […] - a cui fanno capo - il 52% della holding Exor, che ha in pancia 34,2 miliardi di asset”.
A tenere banco sono anche alcune lettere trovate durante le perquisizioni che, in questo caso specifico, fanno riferimento proprio al passaggio delle quote in questione. Il tutto risalerebbe al periodo appena successivo alla morte dell’Avvocato, nel febbraio del 2003, quando, scrive il giornalista de La Verità, “Marella Caracciolo dona al nipote John Elkann gran parte della sua partecipazione nella Dicembre: 1,9 milioni nominali su 2,5 milioni che possedeva in totale. Con quel passaggio, John Elkann diventa primo azionista […] superando la madre Margherita”. Inoltre, rivela sempre Paolucci, “questa donazione è anche l’ultimo atto della Dicembre di cui ci sia traccia certa fino al 30 giugno 2021. Dopo quella data i vari passaggi societari […] saranno regolati con scritture private […] a essere d’interesse - continua Paolucci - sono appunto gli atti successivi, perché da questi potrebbero arrivare nuove contestazioni”. Tutto si gioca sulle criptiche dichiarazioni della stessa Caracciolo, queste riportate da La Verità: “Secondo i documenti depositati nel 2021, Marella Caracciolo dona la nuda proprietà a John, Lapo e Ginevra […] Marella, secondo questo documento, mantiene l’usufrutto. Ma nel 2010 […] dichiara l’esatto contrario: ha ceduto l’usufrutto e mantenuto la nuda proprietà”. Si tratta di un cavillo da accertare, e da cui, si legge sul quotidiano, dipenderebbe “«un diverso obbligo dichiarativo delle imposte» […] perché - continua Paolucci - questo implica il pagamento o meno di altre tasse di successione sul patrimonio di Marella, oltre quelle già contestate sul «tesoretto» di 734 milioni di euro offshore”. Ma nel caveau di Jaky non sono state trovate solamente vecchie lettere, ma anche una serie di quadri molto sospetti. Di quest’ultimo argomento ne trattano Ettore Boffano e Marco Grasso su Il Fatto Quotidiano. I due giornalisti rivelano che adesso “lo Stato potrebbe presentare il conto anche per la collezione di quadri appartenuti a Marella Caracciolo Agnelli […] Si tratta di decine di opere d’arte, conservate in vari caveau, nelle residenze e alla Fondazione Agnelli, di cui gli inquirenti stanno facendo valutare il valore […] provenienza e proprietà”. Così, continuano Boffano e Grasso, “l’ipotesi di truffa ai danni dello Stato […] potrebbe infatti essere estesa anche ai dipinti”. In poche parole, se questi ultimi facevano davvero parte del patrimonio della Caracciolo allora, come riporta il Fatto, “avrebbero dovuto essere dichiarati al Fisco”.