Dai panini venduti da un ambulante a Diamante, in Calabria, sembra che si sia diffuso il botulino. Il bilancio è pesante: due morti e quattordici ricoverati. Per l’intossicazione sono indagate nove persone. Un focolaio che sembra nato dopo che i clienti avevano mangiato i sandwich. La Procura di Paola, in provincia di Cosenza, ha aperto un dossier in cui si ipotizzano diversi reati, dall’omicidio colposo alle lesioni personali colpose e commercio di sostanze alimentari nocive. Martedì e mercoledì verranno svolte le autopsie. Questo per quanto riguarda la cronaca. Il Corriere della sera ha intervistato, Davide Lonati, il tossicologo clinico al centro antiveleni degli istituti clinici Maugeri di Pavia. Il medico ha ricordato la potenza del veleno botulinico, chiamato “il veleno dei veleni”, e che pochi microgrammi sono sufficienti a causare la morte. “Come evitare il rischio del botulismo? Barattoli e altri contenitori all’apertura devo emettere il classico suono, tipo ‘clac’. Se non succede può voler dire che l’alimento non è stato conservato in modo corretto e all’interno può esserci la tossina botulinica”. Particolare attenzione, quindi, è da dedicare ai contenitori, “che non devono apparire deformati, mostrare per esempio il rigonfiamento del tappo o della chiusura superiore se lattine. Se una volta tolto il tappo osserviamo la fuoriuscita di liquido oppure notiamo una micro-ebollizione, non c’è da fidarsi. Sono alimenti potenzialmente a rischio, alterati”. Gli alimenti più a rischio? Zuppe pronte e conserve casalinghe. In particolare queste ultime sono le “più suscettibili allo sviluppo di tossina botulinica. I vasetti vanno ben sterilizzati, e attenzione alla cottura che, anche a basse temperature, disattiva il veleno”. Lonati prosegue sottolineando che “non è un caso che i consumatori più a rischio siano gli studenti universitari fuori sede, ricevono dalle famiglie pacchi di conserve casalinghe che durante il trasporto possono subire delle modificazioni”.

I sintomi sono “secchezza della bocca, vista sdoppiata, le palpebre si chiudono, difficoltà respiratorie fino all’insufficienza” e possono manifestarsi dopo 24/72 ore di incubazione. Il sistema di intervento, aggiunge Lonati, in Italia è “molto rapido”, e in poco tempo l’antidoto anti-botulino viene inviato in brevissimo tempo all’ospedale e somministrato al paziente. Ancora l’esperto al Corriere: “L’antidoto una volta inoculato neutralizza la tossina che circola nel sangue e previene l’eventuale ricorso all’intubazione”.
