Federico Monzino avrebbe mandato gli audio e le chat tra Raul Bova e Martina Ceretti a Fabrizio Corona, in cambio di mille euro in contanti e il numero di uno spacciatore. Questo è quello che ha ammesso lo stesso pr agli inquirenti, di fatto contraddicendo le versioni che aveva fornito in precedenza. I prossimi passi saranno capire chi era questo pusher, rintracciando il numero, e capire chi era il famoso contatto spagnolo che avrebbe dato il via alla vicenda. A quanto risulta, la polizia sta cercando di capire se si tratti di un credito dovuto al traffico di stupefacenti o meno. Le accuse sono gravi, e la pubblica opinione dei social è combattuta tra chi è convinto che Corona, dopo tutto quello che gli è successo, non avrebbe potuto incappare in altre situazioni penalmente rilevanti. Altri seguono la traccia del lupo che perde il pelo ma non il vizio. I massimalisti danno la colpa a tutti e quattro i coinvolti, i puritani a Raul Bova che non avrebbe dovuto invaghirsi di un’altra, ammesso che l’abbia fatto. Poi c’è Salvo Sottile, che ha commentato la questione con un video su Instagram in cui ricostruisce la vicenda e lancia un sospetto finale: “Nel tentativo di ricatto a Raoul Bova entrano altri due elementi. Il primo: Monzino, l’amico della modella Martina Ceretti interrogato dalla polizia ha detto di aver ceduto chat e messaggi di Bova a Corona in cambio di 1000 euro e il contatto di uno spacciatore. Una versione diversa da quella data ai giornali in cui lui voleva far diventare famosa Martina. Il secondo elemento riguarda la sim spagnola da cui sarebbe partito il tentativo di ricatto a Raoul. Perché i messaggi sarebbero partiti proprio da una sim spagnola? Cosa lega Bova alla Spagna? L’unica cosa finora era la sua ex compagna, Rocio che, per ora, è fuori da questa storia. La cosa certa è che chi ha mandato quei messaggi era già in contatto con Corona e aveva un piano preciso”.

Fabrizio Corona, intanto, esce con la nuova puntata di Falsissimo per abbonati girata sotto la finestra di Davide Lacerenza con l’avvocato Musetti. A vedere il teaser della puntata, sembra una roba tra Maurizio Cattelan e Banksy: luci sparate, due birre, un bancale rubato a un magazzino, e Corona che si piazza sotto casa di Davide Lacerenza come fosse un teatro di guerra urbana. Un’inchiesta travestita da performance, con tanto di avvocato al seguito e microfoni puntati verso le finestre del re decaduto della Gintoneria. Un talk show da strada trasformato in serenata alcoolica. Lacerenza è ai domiciliari, travolto da accuse pesanti: droga, ricatti, video hard. E chi va a bussare sotto casa sua? Corona. Falsissimo ormai è un genere a sé: street journalism mescolato a teatro metropolitano, dove ogni silenzio è una sentenza e ogni bicchiere una dichiarazione d’intenti. E mentre Davide patteggia 4 anni e 8 mesi con la Procura e prova a disintossicarsi coi frullati, Corona brinda: “Birra, tequila e verità”. Ma la finestra si sarà aperta? Lacerenza si sarà affacciato o avrà sofferto da solo, chiuso in casa?
