Clarkson ne racconta una nuova. Il giornalista ed ex conduttore di Top Gear ha comprato (anzi, preso in leasing) un trattore completamente autonomo. E mentre il suo collaboratore Kaleb trema per il posto di lavoro, il nostro si gode lo spettacolo della macchina che lavora mentre lui se ne sta comodamente a letto. Sul Times, Clarkson spiega la differenza fondamentale tra un'auto senza conducente e un trattore autonomo: “Non ho mai visto il senso di un'auto senza conducente. Certo, può trovare la strada per la città, negoziare tutte le rotonde e poi parcheggiare da sola in uno spazio che ha trovato. Ma poi? Non può entrare nel negozio e comprare la spesa”, scrive Clarkson. “Un trattore senza conducente, tuttavia, è diverso. Perché quando arriva al campo che deve essere arato o coltivato o rullato, tu non hai bisogno di essere lì affatto”. Ma come si chiama questa fantasmagorica invenzione? Il suo nome è AgBot T2, costruito nei Paesi Bassi con ingegneria tedesca. “È la macchina più figa del mondo. Tutte le sue nove tonnellate”, dichiara entusiasta Clarkson sul quotidiano. Il mostro meccanico monta un motore diesel da 156 cavalli che alimenta un generatore per i cingoli, “pensatelo come un treno diesel-elettrico o un cacciatorpediniere moderno della Royal Navy”. E in effetti, se funzionasse egregiamente come pare, allora verrebbe da dire che l’intelligenza artificiale e gli sviluppi nel tecnologico possano davvero aiutare a smaltire e ad alleggerire la fatica dell’uomo. Ad ogni modo, nel suo articolo, Clarkson spiega bene di cosa si tratta e come funzione questo nuovo AgBot. Pare che grazie ai satelliti americani ed europei, possa posizionarsi ovunque nella fattoria” con un margine di 2,5 centimetri. Nessun umano potrebbe eguagliarlo”. E Kaleb? Stando a quanto leggiamo, sembrerebbe che il braccio destro di Clarkson nella gestione della fattoria Diddly Squat, non l’abbia presa bene. “Kaleb lo odia. Dice che lo metterà fuori dal lavoro”, racconta Clarkson. Ma il conduttore gli ha spiegato che in realtà, dietro al mostro tech, potrebbe esserci una svolta imprenditoriale anche per lui. Il giornalista ha poi fatto i conti: “Normalmente servono 20 ore con un coltivatore da 3 metri per preparare i 200 acri che usiamo ogni anno per coltivare pasta e birra. E poi servono circa dieci ore per piantare i semi veri e propri. Sono 30 ore di me seduto lì, su un trattore che sobbalza, andando su e giù all'infinito”. E non sarebbe nemmeno troppo bravo: “Perdo pezzi. Rovino svolte e angoli. Colpisco i pali dei cancelli e la maggior parte degli anni sobbalzo per ore senza rendermi conto che la tramoggia è vuota e sto piantando un bel niente”, confessa con autoironia.

La macchina, invece, non ha questi problemi: “Un trattore autonomo non farebbe errori come questi e non si annoierebbe. Non ha bisogno di fermarsi per fare pipì e non ha bisogno di dormire. Va solo su e giù e poi su e giù di nuovo. Per sempre”. E qui forse dovremo riflettere sull’etica. Ma il vero colpo di genio, secondo Clarkson, sarebbe l'agricoltura di precisione. Leggendo tra le righe, l’aspetto che più entusiasma Clarkson però è la libertà ritrovata. “Ogni sera dell'ultima settimana sono andato a letto e ho fatto guardare a Lisa le immagini dalle telecamere dell'AgBot mentre procede nell'oscurità. Pensa che sia diventato noioso”. Ma il vero test arriverà questa settimana quando finirà la semina. Intanto gli abitanti del villaggio di Clarkson sono scettici: dicono che l'AgBot toglie un po' di romanticismo all'agricoltura. E anche qui la risposta del conduttore è pragmatica: “È vero, allo stesso modo in cui negli anni Venti il trattore tolse un po' del romanticismo basato sui cavalli”, scrive. Con soli 80 esemplari al mondo, l'AgBot di Clarkson rappresenta il futuro dell'agricoltura. O almeno, il futuro secondo Jeremy Clarkson: tecnologia, precisione e tanto tempo libero per godersi lo champagne.
