Vi siete chiesti perché tutti, da qualche mese a questa parte, parlano di Como? C’entra il calcio, e non poteva essere altrimenti in un Paese come l’Italia, dove tutti i discorsi o quasi passano dal pallone. Sulle sponde dell’omonimo lago, quello di Como, è successo che qualche anno fa una coppia di fratelli indonesiani ha scelto di acquistare la squadra locale: il Como 1907. Nel 2019 la società, che navigava in pessime acque finanziarie e galleggiava tra Serie D e Lega Pro, viene comprata per appena 200mila euro da Sent Entertainment Ltd, soggetto giuridico di diritto britannico riconducibile, tramite partecipazioni a cascata, alla holding indonesiana Djarum, appartenente alla famiglia Hartono. Nessuno li aveva mai sentiti nominare prima, ma gli addetti ai lavori sapevano bene che quei due fratelli, Michael Bambang e Robert Budi Hartono, avrebbero portato in dote il loro immenso patrimonio di oltre 45 miliardi di dollari. Soldi guadagnati vendendo sigarette aromatizzate con i chiodi di garofano (kretek) e diversificati poi in varie attività: investimenti nella Bank Central Asia, la più grande banca privata dell’Indonesia, in hotel e centri commerciali, nella creazione del brand di elettronica Polytron, nella piattaforma di e-commerce Blibli e in quella di streaming Mola (un Netflix made in Jakarta che detiene anche il controllo dei diritti di trasmissione di vari eventi sportivi), e quindi il Como 1907.
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Non solo La Gazzetta dello Sport, ma anche New York Times, Guardian, Financial Times e Wall Street Journal. Il gotha del giornalismo internazionale – il riferimento, non ce ne voglia, non è alla rosea ma ai seguenti newspapers anglosassoni – si è accorto di Como grazie ai miliardi degli Hartono e all’acquisto di varie quote societarie del club lombardo da parte di ex calciatori come Cesc Fabregas (anche “allenatore” della squadra) e Thierry Henry e giocatori ancora operativi come Jamie Vardy. Insomma, soldi indonesiani (tantissimi), marketing londinese, materiale italiano: è il mix perfetto per calamitare l’attenzione dei riflettori dello sport, del business e pure del turismo all’ombra del sonnacchioso lago di Como. Fin qui una meta apprezzata per le gite in mezzo ai cigni e valido buen retiro per facoltose coppiette tedesche, svizzere o americane in luna di miele, per pensionati con le pensioni d’oro e paperoni lombardi in cerca di relax, e ora vetrina di un nuovo modello economico che fonde pallone, paesaggi e made in Italy.
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Como si è risvegliata dall’incubo della provincia, seppur dorata, e ha scoperto di essere trendy, globale, patinata e moderna. Apprezzata da tycoon (se fossero russi sarebbero oligarchi), attori (vi ricordate la villa di George Clooney in riva al lago, le gite di Fedez e Chiara Ferragni?) e calciatori (Theo Hernandez e non solo). E pure da Bernard Arnault, l’uomo più ricco del mondo, che dopo aver effettuato vari “viaggi segreti” in loco ha pensato bene di comprare il Castello di Urio, situato a Carate Urio, sul lago di Como, attraverso Belmond, la controllata del gruppo Lvmh. Il costo dell’operazione? Tra i 50 e i 100 milioni di euro. Briciole o quasi per Arnault. Che pare esser stato avvistato su un motoscafo a Laglio, forse alla ricerca di qualche altra villa o castello. Como ringrazia, o forse no.
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