Francesca Pascale e Paola Turci si lasciano? Secondo Dagospia sì. Speriamo di no, se si amano, speriamo di sì, se non sono felici, perché come dice il saggio (probabilmente Louis Ck) nessun matrimonio (?) felice è mai finito in divorzio (?). Nel caso andasse effettivamente male (ossia, dal punto di vista del saggio, bene), cosa potrebbe riservare il futuro? Come potrebbe stupirci ancora Francesca Pascale, dopo averci donato forse il massimo stupore possibile, quello del passaggio dal massimo profeta mondiale della topa, Silvio Berlusconi, alla topa stessa? Ora che è già transitata all’altra sponda (oltre che all’altra sponda politica), quale potrebbe essere il colpo di scena? Nel massimo rispetto dell’eventuale dolore delle parti coinvolte (ma, tornando al saggio, se il rapporto non funzionava la rottura non può che essere un motivo di giubilo), noi che siamo dei sognatori (e che tendiamo a escludere una liaison con l’attuale leader di Forza Italia Antonio Tajani) abbiamo un sogno: che Francesca Pascale possa ritrovare la serenità con un’altra ex dell'ex Cavaliere, Marta Fascina.
Un sogno pop. Un sogno liberale, un sogno un po’ “locura” (vedi Boris), un sogno tutto italiano. Un sogno, anche, elegante, come esistevano le cene eleganti esistono ed esisteranno i sogni eleganti. Le unirà il Presidente. Mancato un anno fa, ma vivo non solo sui simboli elettorali, anche come archetipo d'amore pop. Se non si chiama destino questo…
È bello evocare gli inizi della storia d'amore tra Berlusconi e la Pascale. Quando Francesca lavorava negli uffici di Forza Italia, prima ancora che la relazione con fosse ufficiale, sul desktop del Pc di Francesca c'era la foto del volto di Silvio. Si racconta che una volta Berlusconi arrivò in ufficio e con la consueta galanteria le disse: “Ma Francesca come stai bene, e che bella acconciatura che hai” e lei rispose: “E che sarà mai Presidente, una sciampata”. Per un periodo la chiamarono “la sciampata”. Ma cosa sono questi teneri dettagli se non il segnale di un destino? Un destino romantico e ipermoderno, un destino che non irrompe sofocleo o verdiano, ma sin insinua liquido e dionisiaco. Perché "Tutto corre verso il lato di minore resistenza" cantava il poeta. E il lato di minore resistenza per Francesca è Silvio, quindi Marta. La Turci era ed è troppo proiettata nella sua realtà in fondo ascetica di autrice, musicista, blueswoman saturnina, per fare da perfect match alla Pascale.
Marta? La sua presenza a fianco di Silvio, sicura, poco loquace che fa da contrappunto alla sua beckettiana assenza in Parlamento, la sua vera (ne abbiamo notizie di prima mano) inconsolabilità di vedova morganatica. Non c'è stato matrimonio, ma verità d'affetti sì. La sua disponibilità alle necessità anche economiche del partito (56 mila euro appena versati nelle casse di Forza Italia) e il suo camminare incerto sui vialetti di Villa San Martino. Un sassolino di ghiaia che schizza via da sotto i tacchi. Verso dove?
“Mi hanno portato via la felicità. Mi hanno strappato il cuore. Non è stato un anno vissuto, è stata mera sopravvivenza. Un lutto così terribile non si supera”, ha detto di recente Marta Fascina parlando del periodo successivo alla morte di Silvio. E, anche se si è trattato di due fini diverse, chi meglio di Francesca Pascale potrebbe spiegare a Marta Fascina come andare avanti senza Berlusconi? Non vogliamo essere indelicati, e al cuor non si comanda (e nemmeno a qualcos’altro: il passaggio all’altra sponda, pur in questo mondo fluido, non è per tutti), ma da sognatori speriamo nel lieto fine. Un lieto fine con le eredi intime (e in parte anche economiche?) di Silvio che si trovano e ritrovano sé stesse, non necessariamente sul piano dell’unione dei corpi ma su quello spirituale, personale, fate vobis. Ci piace pensare che forse lui avrebbe voluto così: e, in tal caso, chi saremmo noi per contraddirlo?
Francesca e Marta sono due mancanze che richiedono di unirsi. In nome di una presenza. Sì vabbè, quelli che parlano di “contesa partenopea” tra le due. Si vabbè le dichiarazioni a Le Belve. Cose che vanno, vengono, passano, spariscono.
Sarebbe facile, volgare e inutile, citare un famoso scherzo di Amici miei, "voglio invecchiare insieme a te nel ricordo della nostra amata Adelina", voliamo più alto. Verso un serio riconoscimento di un destino comune. Una favola bella che ieri le illude domani, speriamo, le illuderà. Chiudendo romanticamente i conti con la stagione del dinamismo e del vitalismo feroce, della potenza, dei sospetti, della “vita eroica”, della “traversata nel deserto”, dell’“ad personam”, del “divisivo”, del “quid”, dei “delfini”, dei figliocci rapaci. Del futuro (che idiozia il futuro). E tornando all'origine. “L'amore vince sempre sull'invidia e sull’odio”. Anche, speriamo, sogniamo, l'amore moderno e antichissimo, archetipico, di Marta e Francesca.
Ah, auguri anche a Paola Turci (sia che rimanga con Francesca Pascale, sia in caso contrario: secondo Dago “da almeno un anno l’entourage della coppia sussurra di ‘crisi’, ‘scazzi’, ‘allontanamenti’. Litigi e ripicche, del tipo: a Belve, il fuori onda del ‘corteggiamento’’ della scugnizza alla Fagnani non sarebbe stato granché gradito dalla Turci. Viceversa, il video di Paoletta con l'attrice Valentina Dispari sicuramente non avrà fatto piacere alla Pascale”). Non vorremmo mai essere accusati di fare discriminazioni, ma – da autrice affermata – Paola Turci comprenderà le esigenze narrative e affabulatorie. E se anche lei vorrà stupirci e farci sognare, ce ne rallegreremo. Perché, citando Paola Turci, “Se un'emozione ti cambia anche il nome / Tu dalle ragione, tu dalle ragione / Se anche il cuore richiede attenzione / Tu fatti del bene / Tu fatti bella per te! / Per te, per te”.