Piaceva tantissimo Sanna Marin. Piaceva così tanto ai progressisti e liberal nostrani che, alla fine, era sempre meno amata in patria, visto che alle elezioni finlandesi il partito socialdemocratico che esprimeva la premier più cool al mondo è finito terzo dietro a conservatori e alla destra nazionalista con un modesto 19,9%. Bellissima - per usare un’espressione che non disturbi i politicamente corretti - dagli occhi di ghiaccio, terribilmente trendy e festaiola, la 37enne di Helsinki rappresentava il prototipo perfetto della beniamina preferita del benpensante medio che si nutre leggendo l’oroscopo dell’Internazionale e frequenta studi e politiche di genere all’università. O che ha in casa il poster di Calenda, se è un po’ meno radical e po’ più chic. Giovane, figlia di una donna lesbica che l’ha cresciuta con la compagna, femminista e dallo stile schietto e terribilmente social: praticamente un mix letale di cliché. Cosa poteva andare storto, dunque? Nulla, all’apparenza. Semplicemente ciò che piace tanto alla nostra opinione pubblica che ha elevato Sanna Marin a una sorta di Madre Teresa di Calcutta del progressismo occidentale non è detto che funzioni in patria. O forse è una legge non scritta: ogni volta che la sinistra italiana si sceglie un leader estero, questo sistematicamente perde o sparisce dalle scene. Vi ricordate Zapatero in Spagna? O Tsipras in Grecia? Qualcuno qua porta un po’ di sfiga.
Tutto sembrava andare per il verso giusto per Sanna Marin. L’idolo dei liberal, a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina, si è resa protagonista di un evento epocale, quello nel traghettare il suo Paese, la Finlandia, dalla storica neutralità all’ingresso nella Nato, pur essendo espressione di un partito che in passato aveva manifestato contrarietà rispetto a questa eventualità. E fin qui sembrava che i finlandesi fossero per la stragrande maggioranza d’accordo con lei, visto che un sondaggio dell'emittente televisiva Yle risalente a qualche mese fa mostrava che il 76% della popolazione era favorevole all'adesione alla Nato. Cos’è mancato, dunque? Tutto il resto, evidentemente.
Perché dietro quello patina progressista c’era un’insensata e pomposa celebrazione mediatica di una figura politica perlopiù mediocre e incolore. Che con la sinistra italiana, almeno con la sua tradizione, non aveva nulla a che fare. Tanto per cominciare, il governo di Sanna Marin ha deciso di aumentare le spese militari del 70%, incrementando la spesa di 2,2 miliardi di euro. L’icona della sinistra europea ha poi dato il via libera alla costruzione del muro al confine più lungo di tutta Europa - ma il cattivo non era Trump in America? - con la realizzazione di una recinzione di 200 km (124 miglia) al confine con la Russia per aumentare la sicurezza. E vabbè, fintanto che si tratta di rifugiati russi, pazienza anche qui (anche se sui rifugiati Marin ha appoggiato la linea della Grecia di non accogliere domande d’asilo provenienti dalla Turchia, altro che “Refugees Welcome”).
Ma è in campo economico che Marin ha dimostrato di essere un’irriducibile conservatrice liberale, peraltro muovendosi sempre contro gli interessi diretti dell’Italia e appoggiando i Paesi cosiddetti «frugali» di cui anche la Finlandia fa parte. Nel settembre dello scorso anno, a Strasburgo, la premier socialdemocratico ha rimarcato la sua posizione e quella della Finlandia, sottolineando il fatto che l’Unione ha bisogno di «austerità» sui conti, con buona pace di una revisione del Patto di stabilità, e dunque esprimendosi direttamente con gli interessi italiani e dei Paesi del Mediterraneo, che hanno altresì bisogno di maggiore elasticità e di investire sulla crescita. Questo, a dire il vero, rappresenta un elemento in comune con i conservatori guidati da Petteri Orpo, vincitore delle elezioni finlandesi, che ha promesso «austerità» per tutta la campagna elettorale. Evidentemente, se destra liberale deve essere, i finlandesi alle copie (Marin) preferiscono gli originali (Orpo). Questo è quanto. In Italia la sinistra ha già preso le contromisure: onde evitare l’ennesima delusione esterofila dopo il tramonto di Sanna Marin, ha ben pensato di eleggere direttamente come segretaria del Pd una benestante cittadina statunitense naturalizzata svizzera.