In una giornata particolarmente calda mi trovo, ozioso, a scorrere i video su Instagram e mi ritrovo davanti all’ennesimo “troiaio”: un tizio cuoce una bistecca di wagyu nella Nutella. Non manca di far notare il costo della carne, dopotutto è americano e sottolineare sempre quanto sei più ricco rispetto agli altri fa parte della sua cultura. Faccio finta di non notare che quella carne non è un wagyu giapponese ma un coso da due soldi proveniente chissà da dove. Fisso la mia attenzione sul delirio di confittare una carne nella Nutella e poi ripassarla sulla piastra per produrre qualcosa che ti porterà per ore a visionare le mattonelle del tuo bagno. Spero si porti dietro il cellulare per passare il tempo, e visionare anche la valanga d’insulti che arriveranno sotto questo video. Ma come si fa a buttare via per pura follia un paio di chili di Nutella, rendere non alimentare una parte di un animale, comunque sia sacrificato per il nostro bene? Non posso non chiedermi quali siano i motivi per cui in un solo video ci si renda ridicoli, si offenda il sacrificio di un essere vivente e si butti via diversi chili di alimenti, in più in un momento storico in cui ti compaiono continuamente immagini di umani straziati dalla fame.
Continuo a scorrere, ma perché lo faccio e non mi metto a leggere un libro invece di perdere il mio tempo dietro questa iniquità? Sono attirato senza dubbio dal trash ma c’è qualcosa di questo linguaggio comunicativo che non capisco e se non capisco devo assolutamente riempire questa lacuna. Mi imbatto in un altro tizio, questa volta italiano, in divisa con su scritto "Chef", orologio di un certo costo al polso, tanto per farti sapere che lui fattura, occhialini alla moda, braccialettini in tessuto sull’altro polso tanto per essere chiari che lui ha tanta personalità. Mica come gli altri cuochi che, per rispettare le normative di sicurezza alimentare, sono spogli di ogni ammennicolo. Insomma pare la caricatura del Milanese imbruttito. Prende una di quelle confezioni di dolore alimentare in cubetti che negli anni Ottanta chiamavano "pancetta pretagliata", ignorando che negli ultimi quarant’anni proprio su quel genere alimentare dal costo estremamente alto e dal valore alimentare nullo si è incentrato il dialogo sulla cucina. Una roba che qualsiasi cuoco schiva più rapidamente di quanto potrebbe schivare una cacca sul selciato e lui nel suo nulla cosmico intellettuale la usa per farci una preparazione. Preparazione è un termine inadatto in questo caso, la butta in una busta con dell’acqua, lo scalda un po' e poi recupera il povero liquido di governo di quello scempio alimentare e lo unisce ad agar-agar per gelificarlo. Stende questa "bava biancastra", moccio di maiale allevato in qualche lager dove ha passato la breve, triste e dolorosa vita per finire nelle mani di questo tizio. La essicca in forno e trionfale esclama: “Ecco creato il bacon trasparente, non è magia ma tecnica”. Sono fiorentino e quello che ho pensato non è trascrivibile in un articolo, sicuramente i vari santi che ho nominato non si sono sentiti amati.
Continua questo mio viaggio nell’inferno doloroso del delirio in forma di social, senza un Virgilio al mio fianco e senza la possibilità di avere un paradiso come arrivo. Mi rimane solo di cercare di capire il perché di tutto questo scempio. Mi imbatto in un americano che stampa il suo peloso piede in una forma di plastilina, la riempie con del trito di manzo che assumerà la forma della propaggine del suo arto e poi prende fiero questa roba, che assomiglia più alla grande cacca di un alano che ad altro, e la mette in forno. Tronfio di soddisfazione la mangia dopo averla ricoperta di ketchup. Fortunatamente non si è spinto verso altre forme del corpo umano, ma, come si sa, gli americani sono bigotti e ci ha tolto anche il piacere della possibile satira su tale preparazione.
Concludo questo mio orrendo viaggio nel disagio umano fatto show sui social con il proprietario di un ristorante che frolla una bistecca dentro il miele. Togliendo il fatto che non sta frollando nulla e da uno che nella vita vende carne sarebbe richiesto almeno sapere l’abc del mestiere, passa poi alla cottura. Nera di bruciato, grasso crudo, stomachevole anche alla vista, figuriamoci all’assaggio, mi immagino i tre chili di miele e 1,5 di carne quanto velocemente saranno finiti nell’immondizia. Perché uno che di lavoro vende carne fa un video in cui riceverà giustissimi e numerosissimi insulti?
Alzo gli occhi al soffitto e fortunatamente si frappone tra me e le numerose divinità, che per par condicio ripartisco tra diverse religioni, che nomino. Termino col monocolo Odino, padre dei corvi e di tutte le altre divinità, sarcastico per natura, so che capirà il mio disappunto. Ma adesso tocca fare i conti con la realtà: che cosa ho visto? Prima di tutto spreco alimentare, nessuna di queste preparazioni ha trasformato gli alimenti in qualcosa di mangiabile, forse nemmeno commestibile. Mi chiedo se ignorino la fame che gira per questo mondo, affliggendo spesso anche chi ti sta accanto, per non parlare di altri che ci lasciano, troppo spesso, la loro breve vita dietro questo doloroso stato. Vivono in un mondo senza collegamento con l’esterno e sono pienamente incoscienti della realtà? Esiste un’arte culinaria, sedimentata nel tempo, la cucina si evolve e cambia in continuazione. L’innovazione che segue i tempi, il ritmo della vita, gli stili alimentari parte sempre dalla conoscenza del passato e del presente. Un bambino che prepara una pasta con la maionese non sta innovando sta testando i suoi limiti sensoriali, costruendo la paletta dei suoi gusti intorno ai quali poi si muoverà. Provare non vuol dire innovare. Devo presupporre che questi dilettanti cuochi da social ignorino quattromila anni di storia della cucina? Sono forse vissuti in una vasca di deprivazione sensoriale per una quarantina d’anni, isolati dal mondo e dalla sua storia? La nostra alimentazione contiene un tema di grande discussione, noi ci cibiamo anche di animali, ai quali togliamo la vita per continuare la nostra. Questo implica il rispetto dell’animale, assicurarsi che abbia una vita dignitosa e che il suo sacrificio serva a qualcosa di rilevante. Per questo si parla di abbattimento degli allevamenti che tolgono la dignità agli esseri viventi e del consumo totale e rispettoso dell’alimento. Il tema di ridurre in tutto e per tutti gli sprechi diventa centrale in questa discussione. Poi ti vedi uno che fa con del macinato senza arte ne parte un piede e lo bolle in forno. Ancora mi viene alla mente la solita domanda: questi presunti cuochi, chef, influencer vivono in una realtà separata dal resto del mondo? Un luogo asettico dove non filtra nessuna informazione, discussione, idea? Un luogo dove non si forma la mente, la morale e la comune sensibilità? Bene, la risposta a tutte queste domande che mi affliggono è altro: il motivo per cui calpestano la tecnica, defecano sul rispetto, detestano la cultura è essere offesi. Bramano oltre modo far scaturire in noi una sensazione di fastidio verso l’indecenza tale da farci replicare sul loro profilo e così ottenere la cosa che bramano di più: traffico sui social. Essere detestati per aumentare i commenti, essere offesi per rendersi più visibili all’algoritmo. Tutto questo per un commento: cedere la propria mente, la propria decenza e in alcuni casi la propria umanità per essere più visibili.
