Lunedì 4 agosto, ultima chance di riunirsi (forse) per scegliere il Sovrintendente tra i vari candidati al posto più prestigioso della Fondazione Teatro San Carlo di Napoli. Dal 2 aprile il Teatro è senza la sua guida, l’unico da Statuto che possa gestire l’ente, ora affidato a due figure con un ruolo inventato da Stephane Lissner, l’ultimo Sovrintendente: Emmanuela Spedaliere, la Direttrice generale, e Ilias Tzempetonidis, Direttore casting. La riunione, quindi, era urgente. Vincenzo De Luca, aveva sollecitato il Consiglio d’Indirizzo, il ministero della Cultura aveva dato l’ok a procedere ormai un mese fa. Ma non c’è stato accordo sui nomi. I due papabili erano proprio Spedaliere e Tzempetonidis, entrambi al centro della nostra inchiesta. Manfredi si era detto scettico su Spedaliere, viste le ultime notizie, ma tutto avrebbe naturalmente portato a lei. Così, ora che si inizia a far luce su quanto avvenuto alla Fondazione negli ultimi quattro anni, i dirigenti, semplicemente, giocano a nascondino. Non solo non rispondono alle nostre domande, né a quelle della Commissione trasparenza convocata dall’opposizione comunale a Napoli, ma ora evitano anche le sedute ufficiali in cui il Consiglio d’indirizzo dovrebbe valutare i candidati e arrivare a una scelta definitiva. Secondo le attuali leggi, potrebbero anche esserci gli estremi per il commissariamento, che arriva nel momento in cui, oltre una certa scadenza (di solito trenta giorni, ma in questo caso ne sono passati molti di più), non sia arrivi alla nomina del Sovrintendente.

C’è una pista che potrebbe tuttavia spiegare quanto accaduto. Le elezioni regionali in Campania. Con il veto al terzo mandato per De Luca si apre uno spiraglio per correnti alternative a quelle del Presidente da anni avversario non solo di Manfredi, ma anche di Spedaliere. Il Partito democratico potrebbe allora muoversi in direzioni differenti, premiando o almeno puntando su esponenti di altre aree del centrosinistra più favorevoli al primo cittadino napoletano. Nel Consiglio d’indirizzo della Fondazione c’è una poltrona, oltre a quella di Manfredi, scelta dal Presidente dell’ente, in questo caso Manfredi. Ma due non sono sufficienti per avere una maggioranza nell’organo. Tuttavia una terza poltrona, affidata alla Regione, potrebbe, in caso di vittoria della sinistra non deluchiana, passare dalla parte di Manfredi e dunque dei nomi che il sindaco vorrà sostenere per la nomina a Sovrintendente. Un cambio di equilibri propizio, soprattutto dal momento che a Napoli l'amministrazione Manfredi sta subendo attacchi non solo da noi, ma anche da chi segue l'inchiesta sul Sistema Sorrento.

Ora il seggio vacante resterà tale fino a settembre, perché non ci sarebbe accordo sulla figura che possa prendere il posto, e dunque di fatto risolvere le irregolarità che abbiamo rilevato nella nostra inchiesta, di Stephan Lissner. La Fondazione va ufficialmente in ferie e la scelta della figura centrale dell’organizzazione di un ente che riceve decine di milioni di euro pubblici e ora non ha nessuno alla guida. Di fatto, come si specifica nello Statuto, l’unica figura deputata a gestire il Teatro è proprio il Sovrintendente, e sembra assurdo che un’istituzione storica, gestita da una Fondazione con trecento dipendenti e che coinvolge Mic, Regione Campania e Comune di Napoli, non abbia saputo provvedere in quattro mesi, e non provvederà fino a settembre, a trovare una soluzione a un problema di tale portata. C’è un’ipotesi che, nel caso in cui non si trovasse una soluzione, potrebbe concretizzarsi: quella di un commissariamento. A quel punto la decisione passerebbe al Ministero della Cultura, che a inizio estate aveva dato l’ok per la scelta del successore di Lissner. Se la Fondazione non arriverà a una scelta in fretta, potrebbe chiudersi il sipario. E questo non farà altro che alzare ulteriormente la temperatura. Ma stavolta non basterà andarsene in ferie.
