Francesca Barra è tante cose: scrittrice, giornalista, cuoca, donna e mamma. Da qualche anno ha detto di sentirsi libera solo quando scrive o cucina: queste due passioni hanno trovato convergenza in Foodpo*n. Il rapporto tra il cibo e i cinque sensi (Mondadori Electa), il suo ultimo libro. In quei momenti passati a scrivere o cucinare si rende conto che, come dovremmo aver imparato tutti nel periodo del lockdown, la vita è troppo breve per essere sprecata a fare qualcosa che non ci piace. Suo marito, Claudio Santamaria, ha con lei un rapporto speciale: si sono conosciuti quando erano piccoli e l’attore andava in vacanza in Basilicata, la regione di origine di Francesca. “Il modo in cui lui mangiava rispecchia la sua fame per la vita. E questa cosa mi piace moltissimo”, confessa. Per lei il cibo non è un elemento fine a se stesso, ma un centro da cui partono molti significati. Si possono capire le persone dal modo in cui mangiano. Ovviamente, non potevamo non chiedere un pensiero su quanto accaduto stamattina: la presidente, o meglio, il presidente Giorgia Meloni ha ufficializzato la fine della sua relazione con il giornalista Andrea Giambruno. “Se fosse capitato a me e Claudio ci saremmo lasciati immediatamente”, dice sicura. Non ci sono scuse per una volgarità simile a quella sprigionata dalle frasi di Giambruno dette fuorionda e riprese da Striscia la notizia. Ad ogni modo, secondo Francesca i motivi della separazione partono da lontano: “I messaggi arrivano piano e tu sai che qualcosa non sta funzionando”. Giorgia Meloni sapeva che uomo era Giambruno. Forse ha fatto finta di non vederlo. Le ragioni possono essere molte: amore, convenienza, necessità o forse la paura di apparire incoerente. Lei che della famiglia tradizionale ha fatto un caposaldo della sua politica, si ritrova a vivere una rottura del genere. Con una figlia di mezzo, peraltro. La prossima volta che il presidente parlerà di genitorialità dovrà di certo moderare: per lei sarà come camminare sui vetri rotti. Perché gli elettori fanno fatica a perdonare l’incoerenza.
Francesca Barra, il 26 settembre è uscito intanto il suo Foodpo*n. Il rapporto tra il cibo e i cinque sensi: cosa lo rende diverso dagli altri libri sul cibo?
Innanzitutto, il mio non è solo un ricettario ma anche un saggio. Io parto da un assunto: che il cibo, anche se oggi ci viene presentato come un enorme senso di colpa, in realtà è un nostro alleato e non un nemico. È un alleato anche per la sessualità, che è un altro degli argomenti che tocco nel libro. Per cui se fin da piccoli noi abituassimo le nuove generazioni a vivere il cibo in maniera più serena e appassionata, probabilmente avremmo anche una generazione più serena.
In che senso?
Faccio un esempio: alcuni programmi televisivi, alcuni influencer del food ci presentano il cibo in maniera veloce perché hanno bisogno di contenere in questi reel le loro ricette. A me fa impressione che alcuni di loro maltrattano il cibo, non lo guardano neanche. O, ancora, stanno spopolando le challenge (e questa è una tendenza che arriva dalla Corea) in cui ci si ingozza di cibo spazzatura. La cosa che mi ha molto sorpreso è che alcuni di questi commenti sotto sono del tipo, beata te o beato te che puoi mangiare tutto senza ingrossare. Mi piacerebbe capire che cosa ci sia dietro quel beato te…
Come si lega il cibo al suo percorso professionale?
L’anno scorso avevo già pubblicato un altro libro, A occhio e quanto basta, e come Foodpo*n anche quello era nato dal mio profilo Instagram che si chiama, appunto, a occhio e quanto basta. Lì continuo a fare il mio mestiere, la scrittrice, ma racconto storie leggendole attraverso le ricette, un genere questo che all’estero ha avuto molta fortuna. Io sono nata e cresciuta in Basilicata da una famiglia di donne emancipate e libere. Delle lavoratrici che però hanno sempre nutrito la loro famiglia. Ho quattro figli ma con noi abita anche un quinto figlio di cuore che è Remon Karam. La cucina è il mio quartier generale, è il luogo che ci lega tutti, perché vorrei dimostrare che ciò che è bello e anche buono e ciò che è buono può essere bello, attraverso una forma di comunicazione altissima che è proprio quella del nutrimento.
“A occhio e quanto basta” per lei è proprio una filosofia, giusto?
Sì, consiste nel non essere troppo schiavi della perfezione, della dose e di fidarsi del proprio istinto, della propria creatività. Il messaggio è: fidati di te, non pensare che tu debba per forza seguire uno schema predefinito da altri. L'importante è che tu ci provi. Ed è poi la mia filosofia di vita e ciò che tento di insegnare ai miei figli. Nel mio caso specifico il cibo è stato addirittura salvifico
Cosa intende?
A un certo punto della mia vita, quando la mia vita è cambiata radicalmente, anche sentimentalmente, il potermi dedicare quasi completamente alla scrittura e alla cucina mi ha resa una donna anche molto più libera, senza essere sottoposta alla gabbia del giudizio altrui. Si diceva: scrivi di mafia e poi di cucina? Molti detrattori ti attaccano su questo punto. In realtà la vita è una sola per poter essere una cosa soltanto e questo lockdown ce l'avrebbe dovuto insegnare. Dovresti concederti di fare soltanto ciò che ti rende realizzato e felice e per me questo spazio è uno spazio che mi rende felice.
Lei cita altri personaggi celebri nel suo libro.
Sì, il racconto del cibo passa anche dalle ossessioni di Salvador Dalì, di Caterina De’ Medici, arrivando poi alle nuove tendenze sessuali. Tutte le ricette che contiene il libro sono mie, di Chef Stellati, di persone che mi seguono. Partono tutti da questo principio, e cioè che noi quando chiudiamo gli occhi e abbiamo voglia di tornare in un luogo per farci sentire al sicuro, amati, al caldo, quasi tutti rispondono che vorrebbero tornare nella cucina, nella cucina della nonna, nella cucina della mamma.
Lei ha detto di aver sposato Claudio Santamaria proprio per come mangiava.
Io ho conosciuto Claudio quando eravamo molto piccoli al mare in Basilicata, perché lui veniva lì in vacanza. Quando ci siamo rincontrati, ci siamo incontrati a cena e lui ha detto che dopo avermi vista mangiare ha capito che io ero famiglia. Naturalmente è un paradosso che però ha un fondo di verità e per me è stata la stessa cosa. Poi viaggiamo molto e i nostri viaggi sono quasi tutti dei tour gastronomici, abbiamo questa passione in comune e che non ero mai riuscita a condividere con qualcuno. Io cerco di capire le persone per come mangiano e il modo in cui lui mangiava rispecchia la sua fame per la vita. E questa cosa mi piace moltissimo. Infatti, io vado in crisi quando lui per un film è a dieta, perché lì poi cadono le mie certezze.
Giorgia Meloni e Andrea Giambruno avevano dei problemi anche a tavola, allora?
Ho scritto un post in cui dico che tutte le famiglie felici si somigliano, mentre le famiglie infelici sono infelici a modo loro. Io credo che niente e nessuno ci metta al riparo da una relazione che ci può deludere, che finisce, che tradisce le nostre aspettative. Non credo mai che arrivino le notizie come una bomba. Io che ci sono passata e che ho provato in tutti i modi a salvare delle relazioni precedenti, so i messaggi arrivano piano e che tu sai che qualcosa non sta funzionando. Poi ti ci puoi aggrappare con tutta te stessa: per i figli, per milioni di ragioni, per insicurezze, per necessità, per amore. Però la verità è che questi segnali ti arrivano, non sono mai una sorpresa. Probabilmente non hai semplicemente voluto vedere chi avevi accanto.
Solo qualche giorno fa Giambruno parlava di un matrimonio segreto…
Purtroppo, questa è la comunicazione, sono pubbliche relazioni. Quante volte si mente nel fare comunicazione, per opportunità o per ragioni personali? Poi quando la cosa diventa pubblica, lì non puoi più nascondere gli scheletri nell’armadio.
Lei cosa avrebbe fatto se avesse scoperto dei fuori onda del genere di suo marito?
Ne abbiamo parlato ieri: entrambi abbiamo pensato che ci saremmo lasciati immediatamente. Io credo che Giorgia Meloni sapesse chi aveva accanto. Il problema è quando diventa pubblica questa cosa. Una cosa del genere mi sorprenderebbe perché non sarebbe da lui se sul set qualcuno lo registrasse mentre fa il “provolone” con un’attrice. Non è proprio lui, che è una persona riservata, timida. Questo non significa che non potremmo ferirci o deluderci, ma non in questo modo.
Lei ha lavorato a lungo tempo in televisione. Dei fuori onda del genere sono eccezioni oppure succede in maniera frequente?
Non mi è mai capitato. Ho lavorato io con tantissimi uomini. Luca Telese, Gianluigi Paragone, Giuseppe Cruciani… Non ho mai assistito a una mancanza di rispetto simile.
Questa è stata una mossa politica di Giorgia Meloni?
Il silenzio io lo posso anche capire, ma questa crisi andava avanti da un po’. Quello che sta succedendo oggi lei l’aveva messa in conto. Cioè l’attacco sulla famiglia tradizionale e sulle sue dichiarazioni. Quindi io capisco che ci sia stata della prudenza perché lei è una donna che sa fare politica. Se fai delle dichiarazioni lesive di alcuni diritti poi devi mettere in conto che questa cosa ti verrà rinfacciata. Spero solo che possa essere una grande lezione per tutti, anche per quelli che fino a qualche tempo fa continuavano ad appoggiare questo ridicolo pregiudizio nei confronti di altre forme di genitorialità e di famiglie. Io non dico chi la fa l'aspetti, io non sto gioendo perché le è successo proprio il peggio che poteva succedere. Ma per un leader politico che sostiene certe posizioni questa cosa non sarà indifferente.
Questa storia può cambiare il giudizio politico di qualcuno su Giorgia Meloni, o quantomeno ammorbidirlo?
No, perché c’è una grande incoerenza di fondo. Io spero solo che ci si torni a occupare dei grandi temi, sapendo che da lei ora ci si deve aspettare maggiore indulgenza nei confronti di quei diritti che sono stati negati, sul giudizio nei confronti di altre forme di famiglia e di genitorialità.
La prossima volta che si parlerà di certe questioni come si comporterà?
Non lo so, credo che questa cosa avrà per forza un impatto anche politico. Per questo dico, se fosse solo una questione privata, oggi resterebbe privata e così sarebbe trattata, se non da qualche leone di tastiera. Poi c'è di mezzo appunto anche sua figlia Ginevra.
Giambruno era stato criticato per le sue uscite sulle questioni della violenza sulle donne e gli stupri, cosa ha da insegnare una persona che poi viene beccata a dire certe cose?
Quella vicenda sul lupo era una vicenda triste e superficiale. Sappiamo bene quante violenze ci siano in ambiti familiari e domestici. Non è né per un bicchiere di vino in più, né per un abito in più. Questa uscita si è commentata da sola perché era una chiacchiera da bar e che è dannosa. Una settimana fa ho intervistato la ragazza vittima dello stupro di Palermo. Io la seguo spesso, fa delle dirette che mi stringono il cuore perché in fondo le è stato negato il diritto alla spensieratezza dei suoi 20 anni. L'idea che passi il concetto che una ragazza per ciò che beve o per ciò che fa può essere più vulnerabile deve essere condannata all'unanimità. Io trovo assurdo che ci siano ancora degli alibi o delle motivazioni che possano rendere la vittima quasi complice. Un giornalista in diretta non lo può proprio dire.
Ritorna al discorso di prima: l'esempio deve partire da chi ha un’immagine pubblica.
Io ho seguito da tanti anni la vicenda di questa ragazzina in Calabria che è stata violentata da dodici uomini quando lei aveva solo tredici anni no. E lei non aveva certo bevuto. Cioè quando tu condanni una violenza lo devi fare senza ambiguità.