Dieci, venti, cento, migliaia di cercapersone, walkie-talkie e smartphone sono esplosi in Medio Oriente, quasi in contemporanea, provocando vittime, feriti e terrore. Tanto terrore. Tra i militanti del gruppo Hezbollah, proprietari dei device saltati in aria in Libano, ma anche tra le persone normali che niente hanno a che fare con la crisi israelo-palestinese. La chirurgica operazione orchestrata - pare - dai servizi segreti di Israele ha colpito a distanza e senza nessun preavviso, ma soprattutto ha incuneato nella testa delle persone un dubbio amletico: qualcuno può veramente far scoppiare i nostri telefoni? Magari con un virus, grazie al colpo da maestro di qualche nerd, attraverso un sofisticato hackeraggio? Se lo chiedono in molti dopo aver visto i filmati provenienti da Beirut e dintorni. Brevi clip che mostrano persone cadere a terra come foglie in seguito all'esplosione degli apparecchi elettronici che avevano in tasca o che tenevano in mano. In attesa di capire come abbia fatto il Mossad – o chi per lui – a realizzare un'operazione del genere, sono emerse le prime ipotesi. La più convincente è quella riportata dal New York Times, secondo cui i mullah avrebbero acquistato materiale fallato da ditte fittizie gestite dall'intelligence israeliana. In sostanza, i membri di Hezbollah avevano tra le mani telefoni e simili camuffati da ordigni. Quelli, sì, attivabili a distanza...
Numerosi esperti sono concordi nel dire che no, non esistono virus o attacchi informatici in grado di far prendere fuoco o esplodere telefoni a distanza. Gli smartphone possono saltare in aria, in rari casi, o anche incendiarsi. Ma non perché ci sia qualcuno pronto a premere un pulsante su un telecomando, bensì per via di cause quali il loro cattivo uso, la scarsa manutenzione o difetti di fabbricazione. Eppure, il blitz effettuato dagli 007 di Tel Aviv ha suscitato il timore, in primis sui social, che gli smartphone possano essere i prossimi obiettivi di spie e agenti segreti. "Qualsiasi dispositivo elettronico può essere utilizzato come una bomba", è il luogo comune apparso su Facebook e X. Lukasz Olejnik, ricercatore senior del Dipartimento di studi sulla guerra del King's College di Londra, ha spiegato al Daily Mail che gli smartphone potrebbero potenzialmente essere presi di mira in questo genere di attacchi al posto dei cercapersone, solo che "gli smartphone potrebbero essere rintracciati più facilmente". In ogni caso, attenzione bene, Olejnik è sicuro nel sostenere che non c'è alcun rischio che qualcuno faccia esplodere il vostro smartphone.
I "paranoici" potrebbero usare un rilevatore di materiale esplosivo sul proprio telefono o anche pensare di acquistare i dispositivi soltanto dai venditori ufficiali come Apple, piuttosto che da quelli di seconda mano. L'operazione avvenuta in Libano, inoltre, è un qualcosa che richiede enormi risorse, e non replicabile su scala planetaria. Detto altrimenti: un conto è avere accesso fisico a telefoni e cercapersone, per manometterli e usarli come “cavalli di Troia” per spiare bersagli inconsapevoli, un altro e intervenire a distanza senza avere alcun accesso fisico agli stessi dispositivi (ipotesi impossibile). Il tuo telefono può sicuramente essere manomesso. Tuttavia, la probabilità che qualcuno vi abbia piazzato degli esplosivi è estremamente bassa, a meno che tu non sia il bersaglio di un'agenzia di intelligence intraprendente... Insomma, per finire in guai simili dovreste davvero averla combinata grossa.