Giorgia Meloni intervistata “a sorpresa” da Enrico Mentana durante il Tg La7. TeleMeloni dal boss di teleAntiMeloni. Che bomba. Sì, forse. Effetto camomilla. Tipo alcuni gran premi di Formula 1 (sia detto senza critica, il Gp assopente è sacro, pietra miliare della domenica): ti vedi la partenza (quando il telecronista urla), i primi giri, e ti svegli all’arrivo (quando il telecronista urla). Sarà stata la digestione, sarà stato l’entusiasmo per le europee… Sarà che però è andata così: appisolante. Colpa loro? Come si dice (mentendo?) alla fine di certe relazioni, non sei tu, sono io. Ma è andata così: telespettatore spento, anche se la televisione è rimasta accesa e “sintonizzata”, e quindi se il telespettatore avesse avuto la macchinetta dell’Auditel non ci sarebbero stati cali di ascolto (la famosa teoria secondo la quale quelli che ci raccontano essere telespettatori fedeli a canali come Rai 1 durante i varietà in realtà sono morti che hanno lasciato la tv accesa).
Dopo due-tre minuti di introduzione da parte del Direttorissimo (provando a non far capire che fosse una introduzione), ecco comparire con una risata e un ta-ta-ta-taaa beethoveniano il/la Presidente del Consiglio. Le prime domande riguardano La7. Anzi, la prima è una domanda, poi Mentana parla della storia della Meloni su La7. Poi la domanda “sull’onorevole Magi” (sì, esatto, lui. Chi?). Poi quella sul come si cambia (e come cambia quello che si dice) quando si sta al Governo (“bisogna sempre dire la verità”. E certo, sempre). Poi il/la Premier fa campagna elettorale dicendo di non aver fatto per tutto questo periodo campagna elettorale tranne una volta (non questa, un’altra). Poi Mentana si giustifica per la presenza della Meloni (“che ringraziamo di esserci venuta a trovare”) dicendo che è in onda non perché anche La7 sia diventata TeleMeloni (ex “Tmc, TeleMeloniCairo”, nella battuta in cui ride simpaticamente solo lui), ma perché non ci sarebbe potuta essere nei successivi dibattiti su La7 con gli altri leader (o presunti tali) dei partiti (o presunti tali) in lizza per le elezioni europee. Poi la domanda sull’occupazione e sui salari (e Giorgia in stile Silvio snocciola mitragliate di numeri non verificabili, con Enrico che annuisce e lascia parlare). Poi la domanda sull’immigrazione: partono altri dati. Poi il fondo sanitario che è il colpo finale: altri dati e cala la palpebra. In rapporto al Pil ma non solo.
Cosa ci siamo persi? Le cronache riportano di una battuta sull’incontinenza di gruberiana memoria: “Presidente Meloni, non vorrei che si allargasse a lei l’accusa di incontinenza che già mi prendo io”. “No quella è solo sua, gliela voglio lasciare”. “No, no, non faccia complimenti”. “Io mi tengo tutte le altre, nana e tutta questa roba qui. Incontinente glielo lascio”. “Vabbè, siamo incontinenti per le europee”. Un continente incontinente? E poi? Poi “questioni troppo serie per essere semplificate”, “infrastrutture critiche”, “sistematicamente” e il “lavoro che l’Italia sta già facendo”. Mentana chiude con “la ringrazio” e rivolgendosi ai telespettatori: “Spero sia stato interessante, lo è stato sicuramente per me”. Ok. E si giustifica nuovamente: “È lo spazio a cui aveva diritto”. E lei (o lui, se è il?): “Non mi ha regalato niente”. Con Chicco che rischia di scivolare (come ormai ogni essere vivente o pure morto da tempo) sul “sessismo”: “Non le ho regalato niente, peraltro a una signora un regalo fa sempre bene”. Ahia.
Dopo di loro, “anche per la gioia della Presidente del Consiglio”, a Otto e Mezzo con Lilli Gruber Massimo Giannini e il vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini. Un ghigno e “ci fermiamo”. Come ha detto Pier Silvio Berlusconi, dopo questa performance ora più che mai, per Mentana a Mediaset “le porte sono sempre aperte”? Sogno, incubo o brusco risveglio?