La destra, ove avesse veramente bloccato fino a ieri la trasmissione “Insider- Faccia a faccia col crimine”, ha fatto un immenso regalo a Roberto Saviano, permettendogli per l’ennesima volta di presentarsi come il monopolista del racconto camorrista, ‘ndranghetista e mafioso, quando invece, intervistando ieri sera Antonio Patti, killer mafioso pentito, ci è sembrato una copia sbiadita (e confusa) dell’inarrivabile Franca Leosini. Ma se la narrazione dell’intervista di Saviano è stata voyeurista e pruriginosa, da “Cronaca Vera”, oltre ogni dire, era perché l’ipotesi di fondo “della “punciuta”, dopo un rapporto giudiziario del 1876, abbiamo saputo solo grazie a Tommaso Buscetta e ai ritrovamenti del 2007 nel covo dei latitanti Salvatore e Sandro Lo Piccolo delle istruzioni per compierla – come se si fosse inabissata per più di un secolo, fa acqua, è superficiale, e la trovate su Wikipedia: di più, è l’unica cosa che Wikipedia dice della “punciuta” e dunque c’era bisogno della strombazzata prima puntata di “Insider”? Saviano sostiene che la trasmissione sia andata in onda solo grazie all’intervento dell’Associazione Familiari delle Vittime di Maia, di Articolo 21 e di Wikimafia. Ebbene questa è l’unica notizia. Anche perché, come ogni notizia vera spinge a una riflessione: non si capisce come mai l’antimafiosità, in tutte le salse, quelle rispettabili e quelle molto meno, se la prenda pubblicamente con la destra, che certamente, in Sicilia, ha collusioni con la mafia, e non con il Pd, che certamente, in Sicilia, ha altrettanto forti rapporti con la stessa mafia, che non avendo colore politico va dove c’è un potere corrotto e corruttibile. Mistero.
Ma veniamo alla “punciuta”, questa faccenda segretissima sulla quale si è taciuto dal 1800 a Tommaso Buscetta e le cui prime prove saltano fuori con una perquisizione del 2007. Non si potrebbe far raccontare la mafia a un siciliano, o quantomeno a qualcuno che conosca la lingua siciliana, al posto di trallallero uè sciuè sciuè Saviano? Perché almeno questo ipotetico costui saprebbe che “chiddu è punciutu” è un modo di dire antico e sempre presente nel dialetto. In quello pubblico addirittura, neanche nel “baccagghiu”, che è il gergo mafioso in codice. Certo, “chiddu è punciutu”, magari, lo si diceva sottovoce, indicando qualcuno con un minimo cenno della testa, ma che della “punciuta” non si sapesse è una castroneria. I bambini giocavano alla “punciuta” quando c’era un segreto da mantenere: questo per dire la segretezza e il mistero di questo rito sul quale Saviano, ieri, c’ha fatto due maroni così fino a quando, con un’espressione da Giorgia Meloni sul volto, abbiamo cambiato canale. (Vedetevi Kaos, la serie su Netflix, così capirete come i primi mafiosi erano le divinità classiche e che per questo tanta presa ha la mafia: semplicemente perché è un archetipo religioso).
Saviano presenta questa storiella sulla “punciuta” come un vero scoop. E il pentito fa della “punciuta” la descrizione che tutti conoscono, da sempre. Pungere ditino, bruciare santino, non fare cadere santino che brucia. Tanto scoop che chiunque può leggerla, come detto, su Wikipedia. Se è per questo, ancora nel 1984 a Catania si diceva che la mafia non esistesse. Il sindaco della città etnea dell’epoca, Angelo Munzone, democristiano, si rifiutò di andare ai funerali di Pippo Fava, ucciso dalla mafia, sostenendo che “a Catania la mafia non esiste”. Questo significa che nessuno conosceva la mafia? Che si era inabissata? Che quando hanno scoperto che Pippo Fava è stato ammazzato dalla mafia la gente fece: “Uh! Maddai. Chi se lo sarebbe aspettato. Questo sì che è uno scoop”? Ma non diciamo minchiate. Della mafia, come della “punciuta”, si sapeva, minchia se si sapeva. Ma una cosa è saperlo, sottovoce, altra è provarlo.
Così Buscetta ce lo raccontò ma bisogno attendere il 2007 per averne le prove, con i due mafiosi alla fratelli Coen, che dovevano appuntarsi la “punciuta” altrimenti si dimenticavano come si faceva. A me la cosa fa ridere. E credo che la risata sia l’arma più potente per pacificare gli animi, se questo è l’intendimento e non lucrare su tragedie. Così, “Insider” di Saviano fa ridere. Con il pentito che raccontava come continuava a sparare a un cadavere perché continuava a muoversi e Saviano che faceva le facce tragiche. Ma essere ridicoli inconsapevolmente perché si vuole essere troppo teatranti. In America girano molti video e meme sulle cosiddette “Karen”: donne che si esibiscono in crisi isteriche sopra le righe, urlando, strappandosi i capelli, gettandosi per terra. La storia “Insider”, dalle lamentazioni per la censura al finto scoop, mi è sembrata molto un Saviano che faceva la Karen. Mentre la mafia è una cosa molto più seria.