Francesco Schiavone, detto “Sandokan”, uno dei boss più temuti del clan dei Casalesi, ha deciso di collaborare con la giustizia. Era uno degli ultimi irriducibili, ma dopo 26 anni di prigione, di cui la maggior parte in regime del 41 bis, ha deciso di raccontare i segreti di cui è custode e portatore, o almeno una parte. Ma siamo sicuri che si tratti di una coincidenza che abbia deciso di collaborare proprio quando Nicola Gratteri è procuratore di Napoli? Lo abbiamo chiesto ad Antonio Nicaso, uno dei massimi esperti di 'ndrangheta, nonché coautore di molti libri con Nicola Gratteri, secondo cui “quando Gratteri era procuratore di Catanzaro molti figli di boss hanno deciso di collaborare. Questa è una cosa senza precedenti”. Ma quali sono i segreti che Schiavone potrebbe rivelare? E quali i nuovi metodi con cui agiscono le mafie? In più ci ha raccontato qual è il fulcro del potere dei Casalesi e che cos'ha in comune questa vicenda con quella di Tommaso Buscetta.
Antonio Nicaso, che significato ha per la Camorra il pentimento di Francesco Schiavone?
Schiavone è indubbiamente uno dei grandi boss della camorra. Entra da giovane nella famiglia di Antonio Bardellino e Mario Iovine, che all'epoca erano in lotta con la Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo. La sua carriera è iniziata con l'omicidio di Bardellino, ucciso in Brasile nel 1988, ancora in circostanze non del tutto chiare ed è da lì che parte la sua carriera criminale. Lui è poi diventato un leader potente del clan e ha dato il via alla sua espansione, non solo attraverso la violenza eliminando molti nemici, ma anche attraverso l'infiltrazione nel mondo dell'imprenditoria e della politica locale.
Quale era il settore da lui prediletto?
Si è sempre parlato dei suoi interessi nel settore dei rifiuti. Questo credo sia l'aspetto più importante della sua attività criminale, ovvero la capacità di fare sistema, di stringere rapporti con politici e imprenditori non solo della zona ma anche di altre parti d'Italia. Aveva dei legami anche fuori dal contesto italiano. Ora ha deciso di collaborare dopo oltre vent'anni di reclusione.
Si dice che la confessione sia arrivata per via del tumore, ma la storia recente, e mi riferisco al caso di Matteo Messina Denaro, ci insegna che non per tutti avere un tumore o essere in fin di vita basti a dire la verità. Cosa ne pensa?
Questo è un aspetto molto interessante, soprattutto se pensiamo che lui ha scoperto di avere un tumore già diversi anni fa. L'analogia con Matteo Messina Denaro è calzante perché lui, nonostante il tumore, ha deciso di non collaborare, mentre Schiavone ha fatto l'esatto contrario. Ma prima di lui si sono già pentiti due suoi figli ed è per questo che bisogna andare a fondo e capire cosa c'è dietro la sua decisione di collaborare.
Forse per far emergere degli intrecci tra camorra e politica? O per far luce sull’uccisione del fondatore del clan Bardellino?
Questo è un qualcosa che sicuramente gli inquirenti gli chiederanno, ma tenendo conto che da più di vent'anni è al 41 bis. Per cui, tecnicamente, non dovrebbe aver avuto nessun rapporto con l'esterno, anche se questo potrebbe non essere del tutto vero. Però le sue informazioni sono datate e riguardano il passato, non so quanto abbia avuto modo di sapere in merito agli ultimi sviluppi.
Anche se dovesse parlare del passato sarebbe importante però.
Molto. Sarebbe interessante capire dove è finito il corpo di Bardellino, come è stato ucciso, dato che questo è ancora un mistero. Questo potrebbe anche spiegare i rapporti della camorra in Brasile. Sappiamo che in Brasile c'è stato Antonino Salomone, mafioso siciliano molto potente, come anche Tommaso Buscetta. Sappiamo che in Brasile è stato ucciso Bardellino e che la 'ndrangheta ha molti rapporti in quel territorio. Per cui bisognerebbe capire in che modo le nostre organizzazioni criminali sono riuscite a radicarsi in Brasile.
Dato che lei ha nominato Buscetta, ora Schiavone dovrà parlare direttamente con Gratteri. Ricorda Falcone-Buscetta o sarà ancora più epocale? Visto che Buscetta non era un boss e che invece Schiavone lo era.
Buscetta ha deciso di collaborare non appena è stato arrestato e conosceva molte cose dell'immediato passato, mentre Schiavone è da oltre vent'anni in carcere. Ma stiamo comunque parlando di uno dei più grandi boss della criminalità organizzata italiana, per cui quello che sta accadendo è importante anche da un punto di vista simbolico. Io lo definirei un collaboratore di giustizia e non parlerei di pentimento, perché non credo che Schiavone si sia pentito di quello che ha fatto. Potrebbe raccontare un mondo, le dinamiche intricate, spiegare come è possibile far scomparire il corpo di un boss in Brasile e quali siano stati i rapporti con la criminalità locale. Poi gli intrecci col mondo della politica e dell'imprenditoria, soprattutto per quanto riguarda il traffico illecito di rifiuti. Capire fino a che punto si sono spinti, quanta spregiudicatezza hanno avuto nel gestire i carichi di rifiuti nocivi e ricostruire quella fase storica con un boss di primo piano come è Schiavone. Per quanto riguarda il paragone con Buscetta, concordo con il fatto che lui non fosse un boss, mentre Schiavone lo è stato. Poi della camorra si sa già tanto, mentre di Cosa Nostra prima di Buscetta si sapeva poco. Per cui lui ha contribuito a spiegare l'organigramma: prima del maxiprocesso Cosa Nostra veniva considerata un comportamento e non un'organizzazione criminale. Grazie a Buscetta è stato possibile dimostrare l'unitarietà di cosa nostra, il fatto che non fossero solo dei clan distribuiti per il territorio, ma che avessero una regia comune e una visione d'insieme, quindi una cupola. Credo che il contributo di Buscetta non sia paragonabile a nessun contributo degli ultimi tempi.
C'è il rischio che si faccia luce anche su dei processi che sono già stati chiusi?
Non credo che Schiavone abbia delle informazioni di prima mano, ma sono tutte informazioni che verranno certamente verificate dagli inquirenti. Non va dimenticato che Schiavone prima di essere arrestato era un personaggio molto importante, che può aver avuto contatti con altri boss che non sappiamo che cosa gli possano aver raccontato. Avrà comunque davanti a sé dei magistrati molto preparati, che prima di tutto dovranno capire le intenzioni che lo hanno mosso a collaborare, nonché quello che lui potrà dire sul periodo poco chiaro del suo coinvolgimento ai vertici dei Casalesi. Poi bisognerà capire che intrecci ha avuto con la politica, ma è comunque un messaggio molto forte, perché quando un boss di questo livello decide di collaborare è sempre una cosa positiva: lancia un messaggio forte. Esiste una sorta di capitale simbolico che tante volte è molto più importante del capitale sociale, rappresentato dalle persone che dall'esterno aiutano la mafia.
Questo avviene in un momento storico in cui la 'ndrangheta si sta potenziando, la mafia sembra essersi indebolita dopo la morte di Matteo Messina Denaro. Ma veramente la mafia siciliana ha perso potere come si pensa?
La mafia siciliana non si è indebolita come si crede assolutamente, ma sta tornando all'epoca pre-corleonese, quindi a una gestione molto più discreta delle loro attività. Con l'arresto di Matteo Messina Denaro si chiude la pagina stragista. Ma la mafia siciliana sta riprendendo i vecchi traffici di droga, di cocaina, tanto che ci sono già stati sequestri di quest'ultima, trovata in grosse quantità a largo della Sicilia. Stanno riprendendo le attività, ma evitando gli errori del passato, ovvero lo scontro frontale con lo stato. La 'ndrangheta, invece, sta crescendo enormemente, è già in una fase avanzata rispetto ad altre organizzazioni criminali. Soprattutto se si tiene conto di quanto emerso nelle ultime indagini, quella la direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, in cui sono stati coinvolti degli hacker tedeschi che lavoravano a stretto contatto con boss della ndrangheta per investire su piattaforme clandestine di trading, in modo da pagare partite di droga in criptovalute. Tutta una serie di investimenti nell'alta finanza che passano anche attraverso l'internet sommerso. È una sorta di aggiornamento del capitale sociale.
Che intende?
Se prima il capitale sociale era costituito solo da avvocati, politici, imprenditori e professionisti di ogni genere, adesso, tra i nuovi soggetti che collaborano dall'esterno, vengono annoverate figure come i pirati informatici, gli hacker o i drug designer, ovvero gente che riesce a cambiare la struttura molecolare delle sostanze con cui vengono prodotte le droghe sintetiche, in modo da farle viaggiare legalmente. Finché quei prodotti non vengono sequestrati, analizzati e inseriti nelle tabelle delle sostanze proibite. C'è uno svecchiamento del capitale sociale con l'insediamento di nuove figure e la 'ndrangheta su questo fronte è all'avanguardia.
E la camorra?
È un'organizzazione che definisco pulviscolare, perché ha sempre avuto una certa visibilità, poi è tornata nell'ombra e poi di nuovo sotto le luci della ribalta. Negli ultimi tempi abbiamo assistito a diverse camorre: ce ne è una che è molto più simile al gangsterismo urbano, a fronte di una camorra invece più strutturata che è quella delle province. Abbiamo quindi due o più tipi di camorra, motivo per cui non si dovrebbe mai parlare di essa al singolare, ma di organizzazioni che andrebbero analizzate separatamente e capite, perché anche loro stanno mettendo in atto una transizione digitale.
In che modo?
Si stanno avvalendo dei social media, cominciano a usare le criptovalute e anche loro si stanno trasformando in una dimensione sempre più ibrida tra realtà analogica e virtualità digitale.
Se lei avesse davanti a sé Francesco Schiavone qual è la prima domanda che gli farebbe?
Prima di tutto vorrei capire che fine ha fatto Bardellino, come è stato ucciso, dove è stata nascosto il corpo. Quindi cercherei di ricostruire questo aspetto importante che segna l'ascesa di Schiavone. Poi vorrei sapere quali sono gli intrecci con la politica non solo del territorio ma anche di altre regioni e città: penso all’Emilia, alla Francia, alla Germania e al Brasile. Cercherei di capire come avvenivano certi investimenti che sono stati fatti.
Ma è un caso che lui abbia deciso di parlare proprio ora che il procuratore Gratteri ricopre questo ruolo?
È interessante che lui abbia deciso di collaborare proprio quando Gratteri è il procuratore di Napoli. In passato tantissimi figli di boss hanno deciso di collaborare quando lui era il procuratore di Catanzaro e questa è una cosa senza precedenti.