I suoi video spopolano sui social. In un tempo stretto, quello della comunicazione 3.0, Federico Benuzzi, bolognese, classe 1976, snocciola perle di fisica (o comunque di scienza, in senso più ampio) che ci riguardano da vicino. Uno dei suoi temi forti, per dire, è il cambiamento climatico. “Frequento i social in modo attivo – precisa – solo dai tempi della pandemia, ma con la divulgazione non ho la pretesa di monetizzare. Per me i social sono una vetrina, i miei guadagni vengono dall’insegnamento e dagli spettacoli dal vivo”. Fra i suoi testi segnaliamo Lo spettacolo della fisica (Edizioni Dedalo), “libro in cui ho provato a riportare nel modo più diretto ed efficace ciò che ho imparato sui mondi che vivo, alternando aneddoti di vita vissuta, spiegazioni, dimostrazioni e semplici riflessioni”. Quali mondi? La fisica e la matematica senza dubbio, ma Benuzzi è anche attore e giocoliere protagonista di conferenze-spettacolo. L’azzardo del giocoliere, ad esempio, riguarda l’arte della giocoleria e la matematica del gioco d’azzardo. “Per riuscire, nel gioco, servono energia, tempo e denaro – osserva. E poi conoscenze, abilità, fortuna. Un conto, inoltre, sono i giochi di destrezza, dove aumentando le ore di gioco si migliora continuamente; un conto il gioco d’azzardo, dove più giochi e più perdi”. E poi c’è “Problema globale, conferenza-spettacolo sul (la fisica del) riscaldamento globale”, in cui snocciola metodi di misura e dati, leggi e regolarità, modelli e previsioni fino a dimostrare che “la responsabilità primaria di tutto ciò che sta accadendo è dell’uomo”. Benuzzi il 18 novembre sarà inoltre ospite di Science on stage, festival svizzero in cui ogni nazione crea il proprio evento-performance con un docente che si è dimostrato capace di innovare la didattica.
Federico Benuzzi, sei docente di matematica e fisica, divulgatore, giocoliere e attore. C’è un filo conduttore che tiene insieme tutte queste anime?
Sono tutti pezzi di mondo e di me che mi fanno stare bene. Sono pezzi di me fra loro complementari. Si incastrano, si completano. E trovano la sintesi definitiva sul palco. Nella mia vita sono passato attraverso momenti molto difficili. In classe o sul palco, però, stavo sempre bene, ero sereno.
Sul tuo sito, federicobenuzzi.com, campeggia una frase di Galileo Galilei: “Il buon insegnamento è per un quarto preparazione e per tre quarti teatro”. Come la interpreti?
Allora, diamo per scontato (ma non è sempre così) che un insegnante conosca molto bene la propria materia. A quel punto diventa ancora più importante il “come” la trasmette. Il sapere bene la propria materia è quindi una condizione necessaria, ma non sufficiente. Essere un bravo attore aiuta a condire il piatto, a comunicare in modo efficace. Il teatro, in questo, è prezioso: ci sono tante tecniche che possono rendere l’insegnamento più fluido, avventuroso, coinvolgente.
Dove insegni?
Al liceo Linguistico “Laura Bassi”, in pieno centro a Bologna. E sono felice di insegnare in un istituto umanistico, mi dà più libertà sui programmi.
E quanto tempo ti serve per costruire una conferenza-spettacolo?
Circa un anno. Una volta scelto il tema, studio e ripasso tutto anche in ottica multidisciplinare. Vorrei che ogni mia conferenza-spettacolo contenesse una connotazione teatrale importante. Non solo lezione, non solo dati. Vorrei che la gente si affacciasse su un’esperienza diversa. In uno dei miei spettacoli affronto il tema delle fake news e sul palco interpreto due figure opposte che dialogano fra loro in modo serrato: il complottista e il debunker.
Su tutto il pacchetto “green” e il tema del riscaldamento globale il dibattito è bollente ma anche confuso. A MOW Francesco Vecchi, conduttore di Mattino Cinque e autore del libro “Non dobbiamo salvare il mondo. Dall’auto elettrica al bio, tutti i falsi miti della religione green”, ha dichiarato: “A me l’ambientalismo che vuole salvare il Pianeta anche a scanso dell’umanità, che considera l’umanità come un elemento tossico dell’ambiente, non convince. Non sono negazionista, parto dal presupposto che abbiamo un grosso problema climatico ma che non si possa risolvere dicendo che si può salvare o il Pianeta o il resto. Perché il resto siamo noi”. Ti suscitano qualcosa queste parole?
Un po’ di rabbia, che però mi faccio passare con l’ilarità, citando Benjen Stark e la sua frase: “Tutto ciò che viene prima della parola "ma" non conta niente”. Dai, “non sono negazionista, ma…” Da quando l’essere umano è comparso sulla Terra il tasso di estinzione è aumentato di mille volte, negli ultimi 50 anni il numero di specie sulla Terra si è dimezzato. Parliamo di antropocene: l’uomo ha avuto un impatto tremendo sul Pianeta, solo che ormai la barca su cui viaggia rischia di affondare. Il problema non è solo ciò che facciamo agli altri (agli animali, alla flora). Stiamo rendendo invivibile il Pianeta per noi medesimi. C’è una marea di gente che vive in povertà e questo è un dato di cui i Paesi ricchi dovrebbero farsi carico, anziché vivere come se non ci fosse un domani. Cito un altro dato a memoria: in Italia spendiamo, pro capite, 109 gigajoule all’anno. La media europea (Italia compresa) è di 127, l’Africa ne spende 5, gli Stati Uniti 295. La Cina 97. Con il nostro stile di vita stiamo facendo deragliare il treno, e nessuno afferma che per evitare il deragliamento ci si debba suicidare. Imparare a vivere in modo più sostenibile, utilizzare le energie in modo più consapevole, modificare le nostre aspettative è però un dovere. Attenzione, poi: il Pianeta vive tranquillamente anche senza di noi.
Roberto Parodi: “L’ambiente è un’enorme sfida per il presente e il futuro, ma i naziambientalisti li odio. L’Italia ha firmato il Protocollo di Kyoto e nel giro di quindici anni ha dimezzato, così come le altre nazioni europee firmatarie, l’emissione di Co2. Stati Uniti, Cina e India non hanno firmato quel Protocollo. L’Italia emette lo 0.8% di Co2 al mondo. L’intera Europa l’8% di Co2 al mondo. E voi, naziambientalisti, rompete le palle ai noi che siamo i più virtuosi in assoluto?”
Se Parodi vuole usare le iperboli o le parole forti può farlo, ma questo non rende il suo discorso più robusto. È interessante soffermarsi sui dati pro capite. L’Europa emette l’8% di Co2, ma è un terzo della Cina. Se la Cina seguisse il nostro esempio potrebbe emettere quasi il 25% di Co2 pro capite, mentre ne emette il 20%. Perciò noi diciamo agli altri di non comprarsi una nuova auto o un nuovo frigorifero, mentre noi di auto magari ne abbiamo due. Abbiamo disboscato l’impossibile, inquinato acque e fiumi. Inventato lo smog, sintesi fra smoke e fog. Abbiamo trattato malissimo la natura, poi ci siamo resi conto che questo è un problema e adesso che la questione è globale diciamo agli altri di essere i primi a rallentare. Perché, visto che l’Europa è ancora (per poco?) una buona economia, non diamo per primi l’esempio? I negazionisti, alla fine, vanno sempre a sbattere sul “perché proprio io devo essere più povero o più sfi*ato?”. E così facendo perde un’occasione anche economica, non solo etica: essere colui che comanda il cambiamento. Le occasioni offerte dalla transizione sarebbero enormi, a patto di comandare queste transizioni (la fibra, per esempio). Dopodiché quelli che Parodi definisce “naziambientalisti” non mi stanno simpatici.
Perché?
Perché se continui a dire che domani il mondo finisce, ma poi il mondo non finisce, semplicemente non sei credibile. Io voglio risolvere il problema, ma senza catastrofismi. Servono politiche serie, ma non strilliamo che il mondo finisce domani perché, siccome non è vero, il rischio è che la gente non ti prenda sul serio e continui a fare come se nulla fosse.
Domanda spero più sottile che idiota: possiamo ancora permetterci di rinviare questa rivoluzione?
No. No, affatto. Temo che il treno lo perderemo. Conoscendo gli italiani, il nostro antiscientismo, non ho grande fiducia. Semmai ho fiducia in quelle nuove generazioni nate a problema ambientale già ampiamente esploso. Però questo Paese deve perdere vecchie e dannosissime abitudini. Prendi l’Intelligenza Artificiale…
Cioè?
C’è che dobbiamo gestirla. E in Italia, a guidare la nuova Commissione sulla Ia per il mercato dell’editoria e il giornalismo, hanno nominato Giuliano Amato. Un politico che ho apprezzato, ma si tratta di un costituzionalista di 85 anni. Che ne sa di Intelligenza Artificiale? Perché negli altri Paesi viene gestita da 40-50enni con esperienza sul campo? La speranza è che arrivino i giovani, finalmente. Senza che nessuno venga obbligatoriamente rottamato, ma ci devono essere anche, e soprattutto, loro.
Mi chiedo però cosa possano fare i giovani – o chiunque – se un’idea ambientalista forte (che si scontra inevitabilmente con un quadro economico difficile) non riesce a trovare accoglienza, in veste di priorità assoluta, in un partito politico che viaggi fra il 20 e il 30%.
Corretto. I Verdi, in politica, non hanno fatto grandi cose. Un inciso: sono a favore della fissione nucleare, e vorrei che fossimo capaci di integrare insieme varie tecnologie senza escludere il nucleare. Questo per dire che i Verdi, da noi, si sono spesso fatti ambasciatori di politiche non troppo lungimiranti. Preconcette. Siamo lontani, se pensiamo ai nostri Verdi, da un fronte politico capace di mettere al primo posto il tema ambientale in tutta la sua complessità.