Io ieri mattina avevo paura. La sera di lunedì 31 marzo 2025 si sarebbe giocata la finale del 'Grande Fratello'. E la mattina di quello stesso giorno, mi sono resa conto di avere paura. Me ne sono resa conto parlando con un amico, via Whatsapp. Gli mandavo screen delle minacce di morte pubbliche ricevute un po' da chiunque sui social, di quell'utente senza nome che scriveva, tronfio, di essere in viaggio con una pistola nella borsa per arrivare a Roma e sparare in testa a un concorrente. Dei pullman di persone arrivate dall'estero per sostenere questo o quel recluso, foto che poi si sarebbero rivelate fake, lame tra i denti. Delle menzioni a brand, testate e datori di lavori per caldeggiare il licenziamento di chi non la pensava allo stesso modo, infangandolo con gli epiteti più infamanti, da 'mafioso' a 'omofobo', arrivando ad 'assassino', perfino. Ho sempre sostenuto che il 'Grande Fratello' dovesse riscoprire la leggerezza, tornare a regalare intrattenimento al pubblico. Ma qui non voglio io per prima essere 'leggera'. Nelle ultime settimane, ho vissuto (abbiamo tutti vissuto) dentro alla più buia stagione di 'Black Mirror' mai concepita. Perché c'è (stato) il rischio sensibile che tutta la violenza 'normalizzata' che scorreva libera sui social potesse avere conseguenze nella vita reale. Dobbiamo ricordarci di tutto questo. Perché non si deve ripetere mai più.

E se dovesse vincere Zeudi Di Palma? E se dovesse vincere Helena Prestes? Queste erano le domande che mi facevo, prospettando nella mia testa scenari da guerriglia urbana mentre l'amico con cui parlavo mi prendeva per matta. Forse mi ero lasciata influenzare da settimane di cattiverie e intimidazioni che vedevo scorrere indisturbate (ma sempre disturbanti) su X. Il fatto è che ho avuto paura davvero. Non per me stessa, ma per cosa sarebbe potuto accadere per le strade, nei vicoli, su scala nazionale a causa del trionfo finale di una concorrente o di un'altra. I rispettivi fandom, o quelli di qualche altro recluso, sarebbero passati dalle parole ai fatti? Impossibile prevederlo.
Impossibile prevederlo perché la violenza verbale era oramai così tanto accettata e diffusa da non provocare nemmeno un plissè. Al massimo, a lamentarsi erano i fan di una, postando gli screen coi tweet aggressivi dei sostenitori di quell'altra, per dimostrare di esser loro buoni e santi, mentre gli 'avversari' carogne incallite. Non esisteva più, dunque, nessun contatto con ciò che è 'bene' e ciò che è 'male' in senso assoluto, era tutto parziale, giusto o sbagliato a seconda di chi lo scriveva. È stato pubblicato l'indirizzo di una concorrente, dove per altro risiede insieme a un bambino di quattro anni, insieme alla foto di casa sua, per mostrare bene il piano. L'invito era a recarsi lì, in tanti. E non certo per farle i complimenti. Una bruttura mai vista prima, condannabile senza se e senza ma. Eppure, ha avuto riscontri misti: c'è chi ha sostenuto che, dopotutto, i fan di quella reclusa avessero fatto anche di peggio e quindi quel tweet osceno non fosse grave. Io stessa ho dovuto intavolare una conversazione cercando di spiegare come mai non fosse il caso di minacciare di morte un bambino (ho avuto il dispiacere di leggere i messaggi privati recapiti alla madre, tantissimi, orribili), parente di una inquilina. Surreale per surreale, mi è stato risposto che: "Le parole hanno conseguenze". Quindi se zia litiga nella Casa con una che mi piace, ci sta che a 'pagare' sia pure un quattrenne. Capito come?

Gente che 'ragiona' così, dove può arrivare nella vita reale? Anche sperando che fossero tutti mitomani da strapazzo, non comunque un buon dato per la salute mentale di tutti quanti, come è possibile sostenere scempi simili senza provare almeno almeno vergogna? Sono tutto fuorché moralista, ma dei limiti devono esistere. Negli ultimi mesi, ho assistito a gruppi di persone, i famigerati mutirao, che si riunivano al semplice scopo di far perdere il posto di lavoro a qualcuno. È successo a me, a Helena Prestes, a tantissimi utenti con impieghi che nulla hanno a che fare con la tv ma che si sono arrischiati a commentare sui social chi preferissero o meno all'interno del gioco. Fa impressione vedere quanti individui possano associarsi accomunati un unico denominatore: l'odio. Un odio verso sconosciuti, sconosciuti che non la pensano come loro riguardo a un gioco tv. Quindi vanno distrutti.
Twittano ossessivamente, ogni cinque minuti, per sostenere l'idolo che si sono scelti. Video con cuoricini, fancam alla melassa, i peggiori insulti possibili, minacce completamente gratuite, si attaccano finché uno non cede e li manda al diavolo. Appena li manda al diavolo, viene messo alla berlina su pubblica piazza social perché ha risposto male. Intanto, chi ha osato di più con initmidazioni e furia cieca, non s'è mai vergogato, appunto, d'averlo fatto. Anzi, ha contrattaccato parlando di 'scherzo', di gente 'talmente vecchia' da non capire che si trattasse di semplici burle, innocenti. Mostrare una pistola può essere uno 'scherzo'? Scrivere, pure insistemente, a un concorrente (come a chiunque altri) che sua madre abbia preferito morire di cancro quando era bambino pur di non crescerlo, a un'altra di non essere mai diventata mamma perché "marcia dentro" è accettabile? Inviare lapidi, bossoli, per quanto virtuali, pare normale? Divertente? Per chi?
Alla proclamazione di Jessica Morlacchi vincitrice, ho tirato un sospiro di sollievo. Era l'unica concorrente, oltre a Mariavittoria Minghetti, a non avere intorno a sé sciami di esaltati di questo tipo. Ma se il 'Grande Fratello' genera un pubblico del genere, il programma non può non avere responsabilità molto precise. Non si salva lasciando trionfare una concorrente "(ri)pulita". Il letamaio c'è stato, la guerriglia social pure ed è andata avanti indisturbata per mesi. Gli utenti su X, Instagram e TikTok parlavano la stessa orribile lingua dei reclusi: se hai più di 30 anni, non ti devi permettere di parlare. Se non mi dai ragione, io ti distruggo con tutti gli amici miei. Se critichi chi mi piace, muori. Jessica Morlacchi ha vinto pur non avendo aperto bocca in diretta negli ultimi mesi, dopo suo rientro tramite imbarazzante ripescaggio di massa perché il televoto aveva fatto fuori troppi concorrenti dotati di raziocinio o comunque forti, quelli che dovevano essere, per copione, i protagonisti. E ha vinto anche perché i fandom rivali a Helena (quelli di Zeudi e di Lorenzo Spolverato in primis) si sono coesi per non lasciare trionfare Prestes. Pazienza.
Negli ultimi sei mesi e mezzo, è stato condonato un 'amore' tossico, messo in scena da Lorenzo Spolverato e Shaila Gatta. Il programma, invece di squalificare il ragazzo che si comportava da giovane Hulk a ogni bestemmia sospinta, ha cercato ogni giustificazione circense per fargliela passare liscia. Fino all'invenzione - usiamo questo termine perché perfino un parente stretto del malnato ha negato che fosse mai successo davvero - di un passato difficile, bullizzato e minacciato da fantasiose baby gang del milanese. Niente, purtroppo, può far chiudere un occhio sui suoi scatti d'ira: lo abbiamo visto correre per casa nottetempo inseguendo la fidanzata, vene gonfie al collo, lanciandole dietro i peggiori insulti. Lei, convinta che la 'ship' l'avrebbe portata avanti nel gioco, ha accettato tutto, lamentandosi ogni tanto, senza mai smollarlo fino all'ultima puntata. C'era veramente bisogno di questa orrenda rappresentazione nell'hic et nunc che stiamo vivendo, su un tema tanto delicato e sensibile per tutti? No, infatti. Eppure, lo abbiamo subito: pugni alle pareti, dispetti, parolacce, nottate di angoscia recitate malissimo, ma questo è stato. Senza che nessuno, nemmeno tra gli autori, provasse la minima vergogna rispetto a ciò che andava in onda, indisturbato.
Abbiamo assistito perfino a una concorrente, Ilaria Galassi, che, pensandosi wrestler, ha messo le mani addosso a un'altra, Helena Prestes. Per poi subire solo un rimbrotto (di cui si è anche lamentata in diretta). Ci è voluto lo sforzo congiunto di tutti gli inquilini per levargliela di dosso. Tutti tranne una, la vincitrice Jessica Morlacchi, che dopo averla aizzata contro quell'altra, è rimasta lì, ferma come un umarell, a godersi la scena, mani in tasca, compiaciuta. Ma questo è accaduto prima della sua 'redenzione', quindi non è accaduto mai. Il pubblico, però, non dimentica. Non dimentica nemmeno ciò che vorrebbe davvero dimenticare. Non è questione di essere fan di qualcuno, è questione di decenza, di dignità umana, di convivenza civile, le regole base. Vedere poi un'opinionista, Beatrice Luzzi, fomentare odio verso reclusi a lei invisi in un clima già tanto acceso è stato francamente orribile.
Fino all'ultimo giorno ha definito Helena Prestes una "predatrice" che, se vincerà, vincerà per la sua "prepotenza". Beatrice, davvero, stanno già tutti con le lame fra i denti, ti pare il caso? Come non era il caso di mettere in piedi una gara di lutti, disumano solo scriverlo: il giovane Alfonso D'Apice, residuato di Temptation Island, sosteneva che il suo dolore per la morte del padre, avvenuta purtroppo quando era ragazzino, non fosse paragonabile a quello di Iago Garcia che, invece, aveva perso il genitore a 40 anni. L'opinionista, anche via X, si è schierata dalla parte della bestialità di D'Apice, amico di Zeudi Di Palma, di Lorenzo Spolverato, uno della gang dei bulletti. Quegli stessi bulletti che rinfacciavano a Stefania Orlando di non essere diventata madre, tema molto sensibile per lei, che sarebbe morta sola, che nemmeno il marito fosse riuscita a tenersi (dopo 15 anni di matrimonio, finito da poco) perché nessuno la voleva. Tutto meritato a parer di Luzzi: Orlando si era permessa di sostenere che una storia, quella tra Shaila nata dentro al 'Grande Fratello', fosse finta. Il sonno della produzione genera mostri. Un 'Grande Fratello' così, non deve ripetersi mai più. Perché per contenuti e toni fuori e dentro la Casa, questo non è stato un reality: è stata una cloaca dove sono emersi soltanto i peggiori a cui è stato lasciato credere di essere i migliori. Che schifo marcio.
