Il ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani è intervenuto sul tema delle auto elettriche e dello stop ai motori endotermici entro il 2035 al quale punta con decisione l’Unione Europea. Lo ha fatto evidenziando una serie di criticità e di incoerenze alle quali forse si farebbe ancora in tempo per porre almeno in parte rimedio, pur non negando la necessità di "decarbonizzare".
“Supponiamo – ha detto Cingolani al teatro Petruzzelli di Bari, dialogando con Nicola Porro e Augusto Minzolini durante l’evento La Ripartenza – di avere tutta elettricità verde per ricaricare le batterie (già questo non c’è, ma supponiamo, visto che le rinnovabili le stiamo facendo crescere), e supponiamo che tutti i cittadini italiani e tutti i cittadini europei si possano comprare l’auto elettrica (vorrei far notare che il Lussemburgo ha 128 mila euro di Pil pro capite, mentre altri della zona sud-orientale ce l’hanno di 12-13-14 mila: quindi in alcuni casi l’auto elettrica sono sei mesi di Pil pro capite annuale, in altri sono dieci anni, quindi è ovvio che in questi Paesi sarà difficile comprare l’auto elettrica per tutti). Già ce ne ho messi tanti di supponiamo. Il problema è che il 72% degli ossidi di litio con cui si fa la batteria, l’80% del nichel, il cobalto e altre terre rare sono prodotti tutti quanti prevalentemente in Cina e in altri Paesi un po’ complicati dal punto di vista del governo. La lezione che abbiamo imparato dal gas, dal quale stiamo cercando di uscire grazie a un intervento molto pesante, difficile e complesso che ha visto tutte le forze del Paese allearsi… nel caso delle batterie, sarà estremamente complicato, anzi, sarebbe probabilmente impossibile”.
Ma – ha chiesto Porro a Cingolani – è una buona idea (addirittura un buon investimento) rinunciare di qui al 2035 all’industria del motore endotermico, eccellenza italiana ed europea? “L’Europa pone un limite molto ambizioso. Dal 2035 non usiamo più motori a combustione. Mette l’asticella alta, va be’, le asticelle si possono anche cambiare a un certo punto, ma è giusto mettere una sfida. Dopo però l’Europa ci dice anche come dobbiamo farlo, e questo non va bene. Il punto è, tu dammi il target, tu istituzione sovranazionale, dopo però ricordiamoci che la transizione ecologica deve essere just transition, che vuol dire giusta. Non è solo transizione ecologica. Se spegniamo tutto, abbiamo risolto, però non è giusta, non è sostenibile. Questo è l’argomento che ho portato in Europa: se fosse una situazione uniforme (dal punto di vista dei salari, ndr) allora potremmo anche persare di forza un po’ la mano, incentivare eccetera, ma la situazione non è giusta, perché non ce la faranno le persone. Tra l’altro l’Europa ha 400 milioni di macchine. Ce n’è un altro miliardozzo in giro per il mondo che non viene elettrificato. Bisogna mettersi attorno a un maledetto tavolo e vedere i numeri. Anche se noi ci mettiamo il limite al 2035, a livello globale (perché la CO2 è globale, noi respiriamo anche quella prodotta nello Sri Lanka) mettiamo la neutralità tecnologica, cioè consentiamo (per giustizia sociale e perché comunque probabilmente è più facile decarbonizzare in questo modo) anche l’utilizzo di altre tecnologie: i carburanti sintetici, che sono avversati ma consentono di riconvertire il petrolchimico (quindi hanno anche una valenza di riconversione industriale) e di utilizzare la stessa pompa di carburante e lo stesso motore che abbiamo ora, decarbonizzando fra il 60 e il 90%. Costano molto, ve lo dico subito, costano cinque volte la benzina, ma li posso incentivare come incentivo le rinnovabili. Al cittadino medio europeo – che non è lo svededese che compra la Tesla, è il cittadino che avrà un reddito medio di 25 mila euro pro capite – non posso dire «comprati la macchina elettrica da 60 mila euro cambiando la tua che ne costava 30», né gli posso dire «vai a piedi». E allora gli dico, «se puoi comprarti l’elettrica ti aiuto anche, se non puoi quantomeno ti incentivo l’utilizzo di carburanti che ti consentiranno finché non avrai soldi per prendere l’elettrica di utilizzare il tuo motore inquinando meno». In questo modo non ostacolo né blocco assolutamente nulla, ma rendo la transizione giusta. L’opposizione a questa mia proposta veniva dai Paesi del nord. E infatti io ho detto a certi Paesi cosiddetti frugali: «Scusate signori, io lo capisco che voi vendete petrolio e poi mi comprate la Tesla, ma è troppo facile. Mettiamoci alla pari». Questa cosa è passata, avremo una quantita di synthetic fuel che verrà immessa sul mercato. Credo che questa cosa sia sana – ha concluso Cingolani – e non violi il principio del preservare il nostro ambiente, che è fondamentale”.