Avete visto le immagini del bombardamento russo sull’ospedale pediatrico di Kiev? Lo hanno distrutto, i bambini sono stati costretti a evacuare, trentasei persone sono morte e ci sono oltre centotrenta feriti. Si sono tutti indignati, anche il nostro ministro della difesa, Guido Crosetto, che poi si mette a litigare con Carlo Calenda su X quando quest’ultimo gli fa notare l’ovvio. Sì l’ovvio. Perché forse la colpa di questo ennesimo crimine di guerra è anche dell’Italia. Infatti, nessuno, a destra o a sinistra, ha pensato di sostenere seriamente la possibilità degli ucraini di difendersi attivamente contro Putin, dando loro modo di attaccare le basi militari russe, quindi spostando la guerra difensiva fuori dal territorio ucraino. Giorgia Meloni, in piena campagna elettorale per le Europee ovviamente, e tutta la destra al seguito, ha detto chiaramente no. Elly Schlein? Idem. Si sono tutti impegnati a rimproverare la Nato, tanto è sempre lei il nemico.
Giorgia Meloni e Crosetto hanno ricordato che l’Ue non è in guerra con la Russia e le cose devono restare così e Schlein, con i suoi soliti tripli carpiati, prova a fare contenti tutti sostenendo il diritto dell’Ucraina di difendersi, ma non con le armi della Nato in modo attivo. Forse avrebbe dovuto parlare di diritto dell’Ucraina a incassare i colpi… Ovviamente tutto questo mentre già gli ospedali subivano blackout, i supermercati venivano bombardati, le scuole, gli edifici, tutto in quella che è a tutti gli effetti una guerra di invasione portata avanti, come spiegano lo storico Andrew Robert e l’ex direttore della Cia David Petraeus nel loro ultimo libro, L’arte della guerra contemporanea: Dalla caduta del nazismo al conflitto in Ucraina (Utet 2024), con una strategia militare da Seconda Guerra Mondiale, violenta e omicida.
Ancora una volta non abbiamo dato retta a uno dei politici più lucidi in Europa, lo ha dimostrato anche con le ultime elezioni, Emmanuel Macron, che già a inizio anno aveva detto di voler realmente dare una mano all’Ucraina inviando truppe e che a maggio, a seguito di un incontro in Germania con Olaf Scholz, mentre la Russia bombardava giornalmente Kiev e Meloni e Schlein facevano le timide, aveva dato il suo consenso all’uso di armi francesi per bombardare gli obiettivi militari – non civili – russi. Lo avevamo già detto tempo fa, Macron è il più importante leader europeo al momento. Il resto sono pantomime e modi di nascondersi dietro le parole e la retorica politica, tradendo quell’arte onorevole esercitata con il mandato del popolo ma non a prescindere dai popoli, anche al di là dei confini nazionali. Il tema della guerra in Ucraina è anche uno dei più importanti al momento e in Italia abbiamo visto che non abbiamo vere alternative.
Tutti la pensano allo stesso modo e fingono che la guerra identica a quelle del primo Novecento possa finire senza armi. Intanto Viktor Orbán ci ricorda da che parte si dovrebbe stare: mentre lui va in Cina e spiega che Putin non ha intenzione di accettare trattati diplomatici, noi, che siamo le democrazie, ovvero i sistemi politici fondati sul discorso, potremmo iniziare a usare le parole giuste: “vittoria” e non “resa” per l’Ucraina, “sostegno” e non “calcolo politico” all’Ucraina, “contrasto” e non “condiscendenza” verso la Russia. O non ci dovremo sorprendere se Putin continuerà la sua guerra.