Dopo la “scoppola” ampiamente prevista alle Europee in uno dei nostri dibattiti a radiovisionair.net me ne uscii prevedendo un azzardo vincente: ovvero che Emmanuel Macron abbia volutamente rischiato il tutto per tutto puntando sull'empasse, ovvero abbia voluto sciogliere il parlamento e indire rapidamente elezioni politiche per evitare guai peggiori. Hanno vinto tutti, ovvero non ha vinto nessuno. Ovvero, alla fine, Macron è sempre lì asserragliato all'Eliseo. Indebolito, certo, nelle mani di un successo della sinistra (piuttosto estrema) francese. A Macron va dato atto, però, che la mossa da giocatore di poker, ha valso alla Francia quantomeno una frenata al rischio della deriva lepenista. Dov'era in realtà il pericolo, che non è del tutto evitato, comunque? Che la Francia vada incontro a un periodo di forte instabilità politica e sociale. Chi conosce abbastanza bene la situazione sociale francese sa che il “problema” immigrazione, che in Italia è oggetto sociale della più becera campagna politica patridiota, è in realtà un argomento molto più complesso e analizzato nella profondità da sociologi e comunicatori. Parliamo di un Paese che ha colonizzato mezza Africa, che si è spinto fino in Asia, che ha – a seconda dei casi – sfruttato e/o accolto milioni di cittadini che, proprio perché provenienti dalle ex-colonie, non potevano essere respinti facilmente alle frontiere. Alla fine i conti si pagano, e la Francia i conti col proprio passato non li ha chiusi. Anzi. Se la deriva di una destra arrogante e ringhiosa contabilizza tra le sue fila anche francesi di origine araba, di pelle nera è proprio perché da tanti, troppi anni, lo schema tradizionale dello scacchiere politico transalpino è andato in frantumi. Il “buco” che si è creato al centro è stato occupato da un populismo vincente “a termine” come il macronismo ha dimostrato. Facendo crescere ulteriormente le “tifoserie” estreme. E quando il pericolo è diventato davvero palpabile, con una Francia che dalle banlieu sarebbe stata messa a fuoco nei suoi centri storici, in concomitanza con le Olimpiadi, non restava altro che consegnare a una sinistra debole ideologicamente rispetto alla solida tradizione socialista francese, ma forte almeno di quel minimum democratico che ha fatto tirare un sospiro di sollievo a più di mezza Europa.
E ora? L'empasse permette a Macron di passare indenne le Olimpiadi. Forse l'estate. Verso una resa dei conti in cui la Francia appare sempre più vicina all'Italia. Divisa in due tifoserie. Estreme. Destra e Sinistra. Di nuovo un grande buco in centro. La differenza, probabilmente, sta in quei milioni di francesi nati con lo ius soli e di quei giovani idealisti che hanno compreso che una Francia messa a ferro e fuoco valesse quanto una Francia patridiota. Auguro agli amici francesi una riflessione dopo questa “paura”. Non sulla base di una nostalgica visione gaullista/socialista ma sulla base della difesa dei valori costituzionali impressi nella storia: “liberté, égalité, fraternité”.